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Città amara di Leonard Gardner

Meritoria operazione di Fazi Editore che ripubblica Città amara, unico (e splendido) romanzo di Leonard Gardner del 1969.

Gardner ci porta nel mondo della boxe, però non quella dei trionfi, dei campioni del mondo, dei soldi e degli sponsor. No, questa volta ci immergiamo fino al collo (e anche un pochino di più) nella sporcizia più nera, nella boxe dei disperati, quella piena di pugni, di sangue e avara, avarissima di soldi, quella che è più un lavoro che uno sport, quella dove il sogno lascia ben presto il posto alla realtà più cruda.

Siamo a Stockton e seguiamo il quotidiano di due pugili, il quasi trentenne Billy, la cui carriera è praticamente finita, e il diciottenne Ernie, che comincia a tirare i primi pugni nel professionismo. A seguirli il manager si sempre Ruben.

Sono tre figure di una potenza letteraria enorme.

Billy vive nel ricordo della moglie, cerca di tirare avanti raccogliendo la frutta e a più riprese decide di tornare a combattere e ricominciare a cullare quel sogno… per poi trovarsi ogni volta ben presto di fronte al muro di combattimenti scadenti e senza budget, a fronte di allenamenti duri e faticosi.

Ernie viene tirato in ballo da Billy, si convince di essere un buon pugile, Ruben gli preannuncia un futuro dorato. Poi però la fidanzata rimane incinta e le prospettive cambiano, come pure i sogni.

E poi c’è Ruben, che nella sua palestra ha visto passare decine di pugili, ha più volte cullato il sogno di scoprire il talento vero ed ha sempre dovuto rinunciarci. Ma non per questo getta la spugna. Invece insiste, continua, stimola i suoi atleti, prova a fare il meglio per loro.

Tutto però si spalma su un quotidiano che è duro e crudo, e non lascia spiragli ai sogni e alla poesia.

(Foto principale: Luca Rossato/Flickr)

Questo articolo è stato pubblicato qui

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