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 Home page > Tribuna Libera > Circoncisione e mutilazioni genitali non sono la stessa cosa

Circoncisione e mutilazioni genitali non sono la stessa cosa

Si è fatto un gran parlare ia un recentissimo documento dell'assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa che equipara - nella condanna - la circoncisione maschile, pratica rituale comune a ebraismo ed islam, alle mutilazioni genitali femminili che sono invece in massima parte praticate nel mondo islamico, anche se di origine notoriamente preislamica.

“La circoncisione è una violazione dell'integrità fisica dei minori, come lo sono le mutilazioni genitali femminili”, recita la velina dell’ANSA.

Storicamente è appurato che entrambe le pratiche hanno origini che si perdono nella notte dei tempi; la circoncisione è attestata nell’Egitto dei faraoni e nelle popolazioni cananaiche (gli antichi fenici), negli ebrei e nei babilonesi fino alle tribù arabe preislamiche. E sembra che fosse diffusa anche tra gli etruschi.

Anche le mutilazioni genitali femminili hanno origini tribali preislamiche, prevalentemente originate nella fascia subsahariana del continente africano. Oggi sono praticate sia nell’Africa "nera" di religione islamica (ma ampiamente anche nell’Etiopia di cristianità copta) che nella fascia costiera settentrionale del continente, in particolar modo in Egitto dove, secondo alcuni dati, pare che oltre il 90% delle donne vi sia stata sottoposta.

Non è praticata invece in altre aree del mondo islamico, come l’Iran ad esempio, dove le tradizioni del mondo arabo preislamico non erano evidentemente diffuse, anche se alcune affermazioni di giureconsulti islamici la considerano un precetto di fede (ma nel Corano non ce n’è alcuna traccia).

Nell’ebraismo la circoncisione avviene a otto giorni dalla nascita, nell’islam invece circoncisione e mutilazioni genitali vengono praticate a distanza di anni sia per i maschi che per le femmine; l’età “giusta” dipende da tradizioni locali sedimentate da secoli, in genere comunque in una fascia tra i quattro e i dodici anni.

L’aspetto che sconcerta nel documento europeo non è tanto che pratiche rituali invasive e dolorose a cui sono sottoposti neonati o bambine/i-ragazzine/i sia considerata una violenza in sé. Su questo è immaginabile che sussistano pochi dubbi. Quanto piuttosto l’equiparazione di pratiche che hanno ricadute diversissime sulla vita dei soggetti che le subiscono.

E’ noto che la circoncisione, per quanto intervento reversibile solo con la ricostruzione chirurgica della pelle tagliata del prepuzio, non porta conseguenze negative sulla vita sessuale adulta. Al contrario pare che abbia avuto origine proprio da considerazioni mediche, per quanto primitive, che tramite l’asportazione di pelle, finalizzata ad impedire il ristagno di smegma attorno al glande, si proponeva di impedire infiammazioni, infezioni e così via. Un intervento medico-chirurgico preventivo, insomma, indirizzato ad una salvaguardia dell’organo sessuale maschile e alla sua funzionalità adulta, praticato quando altre terapie non esistevano e le condizioni igieniche erano complessivamente molto carenti.

Il portavoce della comunità ebraica milanese, in un intervento sul Corriere, ricorda che l’American Academy of Pediatrics l'anno scorso aveva evidenziato come le ricadute positive di tale pratica fossero maggiori di quelle negative.

Le mutilazioni genitali femminili hanno invece tutt’altra origine e ben altre ricadute drammatiche sulla vita psichica e fisica delle donne. Anche mettendo tra parentesi le possibili e a volte tragiche conseguenze, come la morte della vittima per emorragia o infezione successiva all’intervento - casi tutt’altro che rari - è ovvio che l’escissione del clitoride ha pesantissime conseguenze sulla possibilità di una vita sessuale completa e soddisfacente da parte della donna. Né si riescono a immaginare possibili giustificazioni medico-igieniche alla pratica di infibulare (cioè “chiudere” la vagina, successivamente all’escissione del clitoride, suturandola e lasciando solo un piccolo orifizio per la minzione).

Non esistono, in alcun testo sacro, prescrizioni di tipo religioso che le prevedano come precetto o obbligo di sorta. Nemmeno nell’Islam, ma nonostante questo, secondo l’OMS, oggi circa 130 milioni di donne hanno subìto mutilazioni genitali, che procedono, secondo alcune stime, al ritmo di ottomila al giorno.

Le sostanziali differenze fra circoncisione maschile e mutilazioni genitali femminili, sono macroscopiche, ma alcuni oggi tendono ad equipararle.

L’UAAR (Unione degli Atei Agnostici Razionalisti), dice testualmente “Ora arriva anche il parere del Consiglio d’Europa, che ha approvato un testo in cui si considera per la prima volta la circoncisione alla pari delle mutilazioni genitali femminili (...) Finalmente ci si comincia a rendere conto anche a livello internazionale di come sia difficile sostenere allo stesso tempo che infibulazione ed escissione di cui sono vittime le bambine siano da condannare, mentre sulla circoncisione dei maschietti per finalità rituali si debba chiudere un occhio”.

La condanna di entrambi gli atti è condivisibile se si interpreta, correttamente, la pratica come una violenza fisica, un vero e proprio marchio apportato per fede religiosa, su un soggetto impossibilitato ad opporsi, ma è ragionevolmente incomprensibile che essi siano ritenuti “uguali” senza tener conto delle conseguenze che comportano per gli stessi soggetti.

Praticamente nulli nel caso della circoncisione - equiparabili al più ai fori per gli orecchini nei lobi delle orecchie, fatti in età prepuberale - e devastanti invece nel caso delle mutilazioni genitali femminili.

Infatti il Consiglio d’Europa “Non chiede la messa al bando della circoncisione, ma la considera una violazione dell’integrità fisica dei minori”, mentre ha bandito tassativamente la pratica delle mutilazioni genitali femminili.

Solo una visione molto superficiale può considerarle “alla pari”.

Foto: Subleyras, La Circoncision, Musée des Augustins de Toulouse/Wikimedia

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.78) 9 novembre 2013 19:50

    E’ disgustoso che qualcuno possa equiparare la circoncisione maschile a quella femminile. Se non altro perché il corpo delle donne non si tocca e mi meraviglio che sia proprio il Consiglio europeo a svalutare così l’integrità del corpo femminile. Spero che il Consiglio torni sui suoi passi.

    • Di reika88 (---.---.---.103) 15 luglio 2016 10:39

      quello che penso sia disgustoso,e’ che una madre e padre possano sottoporre in proprio neonato a tali operazioni quando questo e’ ancora un neonato, che questo sia maschio o femmina.

      Hai presente quanto fa male quando ti tagli un polpastrello con la carta? bhe’ la pelle che viene tagliata via durante la circoncisione e senza anestesia ha la stessa sensibilita’ dei tuoi polpastrelli, e tu sei qua a difendere o minimizzare tale pratica.

      Nei paesi del terzo mondo, dove entrabe le pratiche sono accettate, sia maschietti che femminucce sono soggetti a tali mutilazioni, e senza enestesia quando hanno dai 3 ai 5 anni, e sono perfettamente consapevoli del loro dolore, entrambi piangono e chiedono aiuto, entrambi a volte muoiono per infezioni o perdita di sangue, ma noi dell’occidente diamo compassione solo a uno.

    • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.62) 15 luglio 2016 11:27
      Fabio Della Pergola

      Da quello che si può dedurre dai comunicati di cui parlo nell’articolo non mi pare che in occidente (ebrei a parte) si dia compassione solo a uno. Mi pare invece che le due pratiche (circoncisione maschile e mutilazioni genitali femminili) siano equiparate. Su questa equiparazione mantengo le mie perplessità, se non altro per le conseguenze, diverse, sul corpo delle vittime.

      Detto questo non ho alcuna perplessità invece a ritenere barbari, in entrambi i casi, gli interventi su bambini indifesi. Se fosse invece un adulto che, per motivi suoi cultuali o terapeutici, volesse praticare su se stesso la circoncisione non avrei invece niente da dire. Il dolore è equiparabile a quello di un tatuaggio e comunque la parte può essere anestetizzata localmente e medicata.

  • Di (---.---.---.125) 22 novembre 2014 11:52

    “La circoncisione è una violazione dell’integrità fisica dei minori, come lo sono le mutilazioni genitali femminili”

    Dunque in quanto violazione dell’integrità fisica e dell’individuo in generale sono la stessa cosa; anche se, ovviamente, ciò che comportano le MGF è molto peggiore rispetto alla circoncisione.
    Il problema è la VIOLAZIONE dell’individuo e del suo corpo e sotto questo punto di vista MGF e circoncisione sono la stessa cosa.
  • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.12) 22 novembre 2014 12:24
    Fabio Della Pergola

    In quanto violazione del corpo, prescindendo dalla volontà del soggetto, è ovvio che siano equiparabili. Ma non vedo perché il problema debba essere la violazione in sé, a prescindere dalle conseguenze fisiche, che sono irrilevanti in un caso quanto permanenti e devastanti nell’altro. Non mi pare che si possa sottovalutare questo aspetto dando rilevanza solo al problema etico della inviolabilità del corpo umano.
    In questo caso anche i fori alle orecchie delle bambine per gli orecchini, pratica ancora molto diffusa in certe zone, sarebbe equivalente all’escissione del clitoride. Mi sembra una forzatura.

  • Di (---.---.---.205) 3 gennaio 2015 23:57

    Mi sembra che il principio dell’inviolabilità del corpo dei minori costituisca già da solo un bell’argomento (almeno nei paesi civili) se poi Sig Fabio Della Pergola aggiungiamo anche informazioni superficiali sulle conseguenze della circoncisione, il pasticcio è fatto. Per caso Lei vuole difendere la tradizione ebraica o islamica? 

    Se avesse voglia e tempo, potrebbe raccogliere parecchia documentazione in lingua inglese sui più recenti approfondimenti in materia. Negli States, dove fino a circa 20 anni fà per tradizione culturale si circoncidevano l’85% dei neonati, la circoncisione neonatale è precipitata drasticamente. E questa non è una mia opinione. 
  • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.12) 4 gennaio 2015 00:10
    Fabio Della Pergola

    Il principio dell’inviolabilità del corpo è un bell’argomento. Ma in questo articolo non propongo discussioni di principio, ma evidenzio quello che a me pare ovvio: e cioè che c’è una differenza indiscutibile tra lesioni dalla gravità minima della circoncisione e lesioni che menomano permanentemente la possibilità di una vita sessuale piena e completa delle donne.
    Non so a cosa si riferisca riguardo a presunte informazioni superficiali. In ogni caso anche a me risulta che la circoncisione negli Stati Uniti sia in diminuzione, ma non vedo a cosa porti questa constatazione. Io non difendo la circoncisione, ma la decisione di equipararla alle mutilazioni genitali femminili continua a sembrarmi una sciocchezza.

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