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Ciao Marga

Si è spenta all'insegna delle parole di Epicuro: "Fin quando ci sono io non c'è la morte, quando c'è la morte non ci sono più io...". Io, con Seneca, un epicureo, oso aggiungere: "Un uomo è vivo finquando è vivo il ricordo di lui tra gli uomini", e tu, stai tranquilla, sei più che viva.

Sei stata il più grande degli astrofisici italiani, ma io - probabilmente per il tuo impegno al femminile - associo il tuo nome a quello di Maria Montessori e, più in là a quello di Oriana Fallaci, giornalista come tu avresti voluto essere prima del tuo incontro con la Scienza. A quello di Simone De Beauvoir, impegnatamente laica ed atea, contraria ad istituzioni come il matrimonio, ma poi per una vita a fianco del suo Jean Paul Sartre, come tu del tuo Aldo.

Atea, ma come te, profondamente amante della vita, di tutti, degli uomini, degli animali, delle piante, del mondo, testimoniandolo così radicalmente da far tornare alla mente le parole con cui Aristotele chiudeva la sua Metafisica: "...Vita, e Dio è Vita e lo è eminentemente, perché Dio è questo." Come Maria Montessori e Simone De Beauvoir hai testimoniato l'importanza e soprattutto la bellezza della vita di una donna dedita alla Scienza, alla Ricerca, all'Università. Come loro e con loro hai aperto orizzonti nuovi di mondi nuovi, non più declinati solo al maschile e perciò più vasti e ricchi.

Hai guardato all'universo - al tutto - affascinata e volta alla peculiarità, alla singolarità. Ed anche questo ti accomuna alla Montessori ed alla De Beauvoir che lo hanno fatto rispettivamente in pedagogia, sociologia e filosofia. Docente di astrofisica sei stata per tutti anzitutto una grande maestra per la vita quotidiana, ordinaria, per il rapportarsi a sé, agli altri, alle cose.

Hai finito per incarnare quanto affermava Sartre: "...alla fine tutta la mia vita non ha voluto essere che questo: una melodia di sassofono nella sua bellezza cristallina, pura, armoniosa...".

 
Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.34) 2 luglio 2013 05:11

    Vabbè.


    Associamo un’astrofisica, alias donna con una ferrata mentalità scientifica, ad eminenti esponenti della cultura umanistica, senza niente togliere ai vari Sartre, De Beauvoir e a seguire.

    Chissà come si sentirebbe la Hack, se potesse rispondere, a sentirsi paragonare alla Fallaci, una che parlava di campanili e moschee da radere al suolo e facciamo finta che non ci sia niente di religioso, direi campanilistico, in tutto ciò.


    La Hack era atea, serenamente atea. Per sua ammissione. Aveva estremo rispetto per il sentimento religioso, come si può evincere da alcune sue interviste. Lo dico da ateo ha nutre lo stesso rispetto, pur non comprendone i capisaldi, delle varie religioni.

    Esistono paragoni più o meno azzeccati, come direbbe Di Pietro. 

    Ma altri riferimenti da usare come termine di paragone? Qualcosa che afferisca all’ambito tecnologico, almeno per far finta che si parli di scienza insomma. La ricerca è andata molto oltre Aristotele, ammesso che abbiano senso accostamenti tra il pensiero del filosofo e della Hack.


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