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Chiuso il sito sul Vajont: "Contiene ingiurie a Paniz e Scilipoti"

"E se la mafia è una montagna di merda…"

"…i Paniz e gli Scilipoti sono guide alpine!"

Per la presenza di questa frase, ora pubblicata su Repubblica.it e altri siti, un giudice di Belluno ha chiuso l’intero portale dedicato alla memoria della tragedia del Vajont.

Il gravissimo sequestro è preventivo, secondo il GIP la frase è offensiva, ma il reato non è ancora stato giudicato. Intanto si oscura un sito e con esso gli altri che stanno sullo stesso server, ordinando a 226 internet service provider italiani di bloccarlo. Una mobilitazione e una spesa degna di miglior causa, ma soprattutto una procedura assurda, ingiustificabile anche se si fosse di fronte al peggiore insulto, perché la questione dev’essere risolta in maniera diversa, senza andare ad inficiare i diritti di molti altri utenti della rete e a procurare loro danni assolutamente ingiusti e ingiustificabili.

Oltre a ledere interessi legittimi, l’azione del giudice ha inoltre sortito l’effetto opposto, arrivando ad amplificare esponenzialmente la diffusione della frase incriminata, ora protetta dal diritto di cronaca. Una dinamica nota, che avrebbe dovuto sconsigliare l’iniziativa proprio a tutela di Paniz e Scilipoti. Se quella frase feriva tanto la loro onorabilità, esposta com’era ai visitatori che s’addentravano nel sito dedicato alla tragedia del Vajont, è evidente che l’iniziativa errata del giudice ha recato pregiudizio anche ai beni e ai diritti che intendeva tutelare con il provvedimento.

Paniz, che come al solito quando non gli conviene vede solo la parte del diritto che gli è favorevole, ha dichiarato che

”Il mondo della rete è importante ma pericolosissimo, perchè la notizia e quindi anche le diffamazioni passano fanno in tempo reale il giro del mondo. Un controllo ci deve essere. Quando i provider vengono invitati a non dare ingresso a determinati siti e per situazioni economiche continuano a farlo, un giudice fa benissimo a bloccarli, altrimenti continuiamo a diffamare le persone senza poter fare niente“.

Speriamo che l’esperienza lo faccia riflettere su affermazioni tanto avventate.

Si fosse anche trattato di fermare uno stalker, come lo dipinge Paniz e concedendogli il beneficio del dubbio, il giudice per limitare l’azione diffamatoria di un singolo non può prendere a pretesto la presenza di una o più frasi ingiuriose e adottare provvedimenti draconiani che impattino su vaste comunità d’innocenti .

Sarebbe come ordinare di chiudere le strade di un quartiere per impedire la guida a un etilista che non vuole rinunciare all’auto. Esattamente come il provvedimento non impedisce all’etilista di uscire dal quartiere e mettersi alla guida di un auto al suo esterno, così in questo non impedisce al presunto reo di aprire un sito su un altro server. Costringendo così il giudice a bloccare altri utenti dopo averne già danneggiati inutilmente un buon numero.

Non si capisce davvero come mai i giudici continuino periodicamente a ricadere in errori del genere, eppure ormai hanno a disposizione una discreta casistica dalla quale attingere consiglio.

Il tutto al netto dell’effettiva lesione all’onore di Scilipoti e Paniz, ancora da provare a differenza del pericolo rappresentato dall’etilista alla guida, che se fosse confermata in presenza di una frase del genere, metterebbe sotto minaccia buona parte dei siti e dei commentatori italiani, che sui due estrosi onorevoli si sono esercitati in abbondanza.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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