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Chiude Panorama.it. La crisi morde Berlusconi

Si è trasformata in una tragica buffonata l’annunciata chiusura del sito Panorama.it, finestra online dell’omonimo settimanale berlusconiano. Dopo una mail che informava la redazione della trasformazione dell’impresa in un "portale al maschile" e soprattutto della chiusura di Panorama.it dal primo di giugno, si è scatenano un aspro dibattito nel quale l’azienda non ha fatto per nulla una bella figura. Tutto questo senza considerare che, mentre il mondo dell’informazione sta ormai riparando in rete le perdite cartacee, a Panorama pensano di privarsi del sito perchè "non incassa". Il sito come un lusso che la rivista non può permettersi.

Pensa e ripensa gli astuti mondadoriani hanno cambiato piano in corsa e hanno cercato una soluzione più dignitosa. Così hanno rimandato la chiusura a dopo le ferie e al posto del sito per veri uomini hanno detto che si farà un hub (testuale) intendendo con il termine, par di capire, un banale aggregatore di contenuti prodotti da altri. La polemica continua, ma il succo della faccenda è che Panorama.it non fa soldi e che lo chiudono per quel motivo, lo hanno detto esplicitamente fin dalla prima comunicazione. Una brutta figura a cercare di celare la crisi perché è innominabile, ordine del capo. Senza soldi si combina poco però e ai redattori di Panorama.it i rilanci del sito "al maschile" e anche quello dell’aggregatore sono sembrati una soave presa per i fondelli. Qualcosa di già visto.

Panorama.it muore comunque oggi e si trasforma in altro, anche se rimangono logo e indirizzo, il sito è fuori dalla redazione di Panorama e comincia una nuova vita, ai frequentatori abituali spetterà giudicare i cambiamenti, ai colleghi dei dipendenti di Panorama interrogarsi su tagli tanto brutali e tanto maldestri.

Non è una novità che le aziende del sire di Arcore non godano di buona salute, la contrazione dell’economia non può lasciarle indifferenti e la loro forma è sempre stata direttamente proporzionale alle fortune politiche del proprietario. I recenti scioperi a Videotime, completamente censurati, sono la spia evidente che la crisi stia colpendo duro anche in casa Berlusconi e allo stesso tempo di quanto sia ferreo lo sbarramento ad impedire che si sappia.

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