Chiesa e Immigrazione. Seconda lettera aperta a Monsignor Galantino
Caro Monsignore,
sono molti gli Italiani che si sono chiesti: è possibile che un autorevole rappresentante dei vescovi italiani, attacchi i politici come fosse uno di loro? E' possibile che un vescovo usi toni cosi duri è ruvidi?
Sì e possibile!
La Chiesa, dopo anni di inciuci con i governi di turno e con taluni partiti ritorna all’opposizione del potere e dice quello che pensa e quello che vede, non solo per testimoniare il suo credo, ma per trasformare il male in bene.
Cosi predicava Romero, arcivescovo di San Salvador.
La sua beatificazione non è un caso: è la condivisione di Francesco della teologia della liberazione, che vede nella Chiesa, non un sistema di dottrine e di dogma, ma un cammino spirituale di liberazione dei più deboli dalla catene dei poteri forti.
E in questo percorso spirituale, trova spazio
Anche la durezza dei toni, quando è commisurata alla gravità delle questioni in campo, e all’inerzia della politica, rispetto a tali questioni, alla sua attività speculativa.
La chiesa è dialogo amore,ma anche lotta contro un sistema di potere che rende i poveri sempre più poveri, i ricchi sempre più ricchi, i deboli sempre più deboli e i potenti sempre più potenti.
Su questo metro si misura la Sua coerenz con le posizioni di Francesco sulla questione immigrazione e sulla valutazione della politica.
Il suo intervento è solo un tassello della implementazione della teologia di Romero, nella realtà di oggi e specificamente nella questione immigrazione.
Un tassello di un mosaico, che prende le forme di una vera e propria offensiva in cui c'è l'affondo di Galantino, ma anche quello di Francesco contro gli atti di guerra verso gli immigrati e quello di Bagnasco che critica duramente l'inerzia ONU.
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