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Cent’anni fa nasceva Ronald Reagan

Presidente USA simbolo degli anni ’80.

Ieri ricorreva il centenario dalla nascita.

Il presidente Reagan è stato per molti un’icona della sua epoca, uno spartiacque che ha accompagnato l’esistenza del popolo a stelle e strisce fino alla conclusione della Guerra Fredda. Un uomo di doti personali non particolarmente eccelse che incarnò meglio di qualunque altro il mood americano, seppe ispirare i motivi della caduta del blocco sovietico.

Reagan si ricorderà anche per le sue capacità relazionali impressionanti, un comunicatore come pochi in politica, un politico-attore o se si vuole un attore-politico. Il suo paese lo seguì nell’invasione di Granada, nel sostegno ai Contras del Nicaragua con annesso Irangate, nel bombardamento sulle installazioni militari libiche per placare le mire di Gheddafi, nel programma militare Sdi conosciuto ai più come Guerre Stellari, nell’appoggio alla resistenza afgana contro l’invasione di Mosca.

In economia fece scelte a dir poco ardite con una spinta deregulation, un abbassamento della pressione fiscale senza precedenti nella storia degli States che ebbe come diretta conseguenza un pesante deficit di bilancio e come collaterale il crollo dei corsi azionari a Wall Street nel 1987. L’uomo Reagan fu attore di modesto livello, ma ottimo sindacalista e trovò nella seconda moglie Nancy la compagna della vita. Il giudizio storico sulla sua figura di statista del più potente stato del mondo nel secolo che ci siamo lasciati alle spalle è sospeso, troppo vicino l’orizzonte temporale che ci divide dagli anni della sua presidenza ed in divenire gli eventi che seguirono alla fine del duopolio mondiale tra USA e URSS. Il mondo che ha visto finire la sua esistenza nel 2004 è un esempio di globalizzazione riuscita a metà, un coro a più voci nel quale alcuni non ci stanno a fare più i comprimari ed altri non hanno più fiato, questo che c’è ora è un tempo di rimodulazione degli equilibri di forze economiche, militari e non ultimo demografiche e religiose che ci sta dicendo qualcosa di nuovo rispetto al bianco ed al nero che hanno colorato il cinquantennio postbellico del secolo americano.

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