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Caso Sea Watch: fatti, bugie e responsabilità

I fatti: Immaginate i profughi come dei feriti ai bordi di un’autostrada,e la Sea Watch come un'ambulanza.

E dunque viene chiamata questa ambulanza, per prestare soccorso. Ma le viene intimato di non portare il ferito in ospedale, e al personale di vigilanza l'ordine di impedirle in tutti i modi di entrare nell'ospedale. Nella concitazione per un errore di manovra ,l'ambulanza sfiora uno degli addetti alla sorveglianza. Ma gli viene contestato di aver disobbedito all'ordine ,ed un volontario impatto contro la sorveglianza.

Le bugie:

La motovedetta della guardia di finanza non é nave da guerra, non ne ha le insegne e non agiva come nave da guerra quando ha sbarrato la strada alla Sea Watch. I migranti non sono migranti e tanto meno clandestini, ma naufraghi richiedenti asilo. I lager libici non sono luoghi di vacanze, ma di stupro e tortura.

Le cavolate:

La decisione di affondare una nave,o di arrestare i naufraghi richiedenti asilo, spetta ai giudici e non alla signora Meloni e al signor Salvini.

Le leggi:

 Il punto non è la violazione del decreto sicurezza, e basta. Il punto è la violazione del decreto sicurezza, in caso di necessità e di emergenza, e nell'adempimento di un dovere giurico stabilito dalla legge del mare. Il punto è il rispetto di tutte le leggi quelle nazionali o internazionali,del decreto sicurezza come della legge del mare, dei trattati e delle convenzioni internazionali. Il punto è il rispetto dei diritti dell'uomo di 42 persone reduci dalle torture dei lager libici, disidratate sotto il sole a 40 gradi da due settimane.

Le responsabilità:

Il punto e la responsabilità di chi rispetta leggi internazionali, e viola leggi italiane. Il punto e la responsabilità di chi rispetta le leggi italiane, ma viola le leggi internazionali. Il punto è la legittimità dell'ordine di impedire alla Sea watch di attraccare,in contrasto con la legge del mare.

Il punto e la responsabilità di chi sequestra 43 disperati in condizione i psicofisiche disperate, mentre quattro o cinque Paesi europei avevano già accettato ciascuno una quota parte dei 40.

Foto: brainbitch/Flickr

 

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