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Carnevale o la sua coda? L’Italia e Eluana Englaro


Sulla recente sentenza della Corte d’Appello di Milano che autorizza il padre di Eluana Englaro ad interrompre l’alimentazione forzata della figlia dandogli così finalmente la possbilità di rispettare la volontà della ragazza, sono state dette molte, forse troppe, cose.

Qualche giorno fa i Tg1, sempre lui, si è distinto per volgarità e assoluta mancanza di sensibilità e rispetto dando voce ad uno dei tanti preti invasati che, con il viso in estasi mistica, non ha trovato di meglio da dire che lui aveva visto Eluana, che la ragazza era un fiore e che la cosa importante era che fosse viva.

E poi dicono che i materialisti sono gli altri. Per loro pare non contare la qualità della vita o la volontà delle persone. Quello che conta, l’unico punto cui non possono rinunciare, è dettar legge su cosa sia giusto e cosa no. E Malvino, a ragione, li esorta in modo colorito a levarci le mani di dosso.

Però, in questa vicenda come in tutte quelle simili a questa che coinvolgono la laicità e il rispetto della volontà o dei diritti delle persone, il vero punto di debolezza sta proprio nel fronte laico. In fondo i preti non fanno altro che il loro sporco lavoro.

Quello che fa davvero tristezza è la reazione, o meglio, la mancanza di reazione e l’assoluta passività, se non addirittura la complicità attiva, da parte di chi dovrebbe rappresentare lo stato e il pensiero laico, da contrapporre a quello unico, totalitario e autoritario della Chiesa.

In fondo, come nella migliore delle tradizioni, il più fesso non è mai stato carnevale ma sempre chi ci è andato dietro.

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