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Campobasso, assolte le due badanti romene: fu legittima difesa

La pubblica accusa aveva chiesto venticinque anni per ciascuna delle due donne romene. A chi dopo la sentenza di Perugia, che aveva mandato assolti Amanda Knox e Raffaele Sollecito dall'accusa di aver ucciso la studentessa inglese Meredith Kercher, aveva accusato i giudici italiani di essere troppo proni agli interessi degli imputati facoltosi e dei cittadini di nazioni iper- sviluppate come gli Stati Uniti d'America.

Tre giorni fa a risposto indirettamente la Corte d'assise di Campobasso che ha mandato assolte dall'accusa di omicidio aggravato due giovani badanti romene, imputate dell'uccisione di un anziano uomo di Ururi, un paese del basso Molise.

Magdalena Stoica, di 27 anni, ed Alina Ionela Tinu, di 31, il 18 aprile di un anno fa avevano finito a colpi di coltello o di forbice il settantottenne Antonio Cammisa che qualche settimane prima le aveva ingaggiate come proprie badanti.

Iniziato il processo per omicidio nell'aprile di quest'anno, ad un anno di distanza dai fatti, la difesa delle donne è riuscita a dimostrare che queste non avevano aggredito Cammisa per futili motivi, cioè per rubargli i soldi della pensione che l'uomo teneva in casa, bensì si erano semplicemente difese da un tentativo di aggressione a scopo sessuale portata dall'uomo contro la Stoica.

La più giovane delle due imputate è stata infatti assolta in quanto la giuria popolare molisana le ha riconosciuto l'esimente della legittima difesa mentre alla Tinu è stata riconosciuta la legittima difesa putativa in quanto sarebbe intervenuta a difesa della connazionale temendo a sua volta di poter essere vittima di un ulteriore stupro.

Cammisa, infatti, nonostante l'età avanzata, circostanza sulla quale molto ha insistito il Pubblico ministero per dimostrare la colpevolezza delle immigrate, per cui ha chiesto la condanna a venticinque anni di reclusione cadauna, possedeva ancora una grande forza in grado di sopraffare le difese delle due donne.

Decisivi nel far risaltare l'indole violenta della vittima sono stati alcuni racconti narrati da gente di Ururi che ha ricordato come già la precedente moglie di Cammisa, un'albanese giovane e piacente, fu costretta alla fuga dal tetto coniugale a causa delle pesanti "avance" del molisano.

E' stato così che, nonostante l'italianità della vittima e la condizione di immigrate delle imputate, i giudici, togati e popolari, di Campobasso le hanno rimesse in libertà al di là di ogni pregiudizio ma attenendosi esclusivamente alle risultanze dibattimentali.

Magdalena Stoica ed Alina Tinu hanno accolto la sentenza piangendo per l'assoluzione inaspettata, poi hanno lasciato le carceri di Chieti e Teramo ove erano rispettivamente ristrette. Molto probabilmente a breve faranno ritorno in Patria. Il Pubblico ministero Luca Venturi, e gli avvocati di parte civile, hanno dichiarato di voler rimandare ogni decisione in merito ad un eventuale appello al momento della pubblicazione delle motivazioni della sentenza. Ciò che alla fine rimane di questo giudizio di primo grado celebrato a Campobasso è, oltre all'assoluzione della Stoica e della Tinu, il fatto che fortunatamente in Italia al Magistratura è libera in ogni suo aspetto, pure in quello di riparare agli errori commessi in precedenza.

 


 


 


 

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