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Camorra nel Sannio: arrestate 24 persone legate ai clan Pagnozzi-Iadanza-Sparandeo

La camorra nel Sannio c’è, esiste e colpisce da tempo. L’ennesima prova è arrivata stamane quando nelle prime ore della mattinata, a chiusura di una complessa indagine coordinata dai magistrati della D.D.A. di Napoli, i Carabinieri di Montesarchio e la prima sezione della Squadra Mobile di Benevento hanno tratto in arresto 24 persone per associazione armata di tipo camorristico denominata “Clan Pagnozzi”.

Un’operazione – come hanno sottolineato in conferenza stampa il Procuratore aggiunto della D.D.A. di Napoli, Federico Cafiero de Raho, il Questore di Benevento, Salvatore La Porta e il Comandante Provinciale dei Carabinieri di Benevento, Antonio Carideo – che ha visto una grande collaborazione tra polizia e carabinieri.

“E’ un momento particolarmente significativo per la lotta alla criminalità organizzata presente in tutto il Sannio, dalla Valle Caudina alla Valle Telesina. Qui i gruppi operano collaborando con i casertani”. Ha esordito così il Procuratore Federico Cafiero de Raho che ha poi sottolineato che i reati di cui sono accusati i 24 variano dall’estorsione al tentato omicidio, dalla detenzione di armi al traffico di stupefacenti. Purtroppo le denunce degli imprenditori vittime dei suddetti reati sono state solo tre e solo grazie alle intercettazioni ambientali si è riusciti a dimostrare come più gruppi criminali operassero in sinergia.

I 24 arrestati sono: Pagnozzi Domenico, alias “O professore”, considerato il capo clan; Pagnozzi Paolo; De Paola Orazio; Piacentile Nino; Palluotto Carlo; Corda Raffaele; Catone Pasquale; Russo Leonardo; Caputo Benito; Russo Massimiliano; Iadanza Vincenzo; Parrella Pietro; Letizia Salvatore; Sparandeo Silvio; Sparandeo Saverio; Morelli Carmine; (tutti soggetti sottoposti alla misura della custodia cautelare in carcere). Agli arresti domiciliari: De Guida Pasquale; Colombo Pasquale; Maglione Antonio; D’Angelo Carlo; De Rosa Giulia; Greco Alfonso; De Vivo Francesco; Savoia Luisa.

Dalle indagini effettuate è emerso che il clan Pagnozzi aveva un’egemonia e un controllo sul territorio sin dal 1999 grazie alla strutturazione in gruppi gerarchici legati a Pagnozzi Domenico e De Paola Orazio. Il territorio controllato era molto vasto e comprendeva: S.Martino V.C., Cervinara, Montesarchio, S.Agata dei Goti, Dugenta, Limatola, Durazzano, Moiano. In più le indagini hanno svelato che il gruppo camorristico Pagnozzi, che si riuniva insieme agli alleati pressa la masseria “Zi Tore” ubicata in località Ciesco Mennella del Comune di San Martino V.C., continua ad espandere il suo controllo anche su altri territori, in particolare la Valle Telesina; continua ad estorcere denaro, con fortissime e violente intimidazioni, a commercianti e imprenditori edili della zona. Dalle indagini inoltre risulta che il clan continua ad avere numerose armi ed esplosivi e che i loro metodi, tipicamente mafiosi, venivano utilizzati anche contro le pubbliche amministrazioni dei Comuni a cui il clan era interessato.

Tale dinamica è dimostrata dall’estorsione ai pubblici amministratori di Telese Terme operata dall’affiliato al clan dei Casalesi, Morelli Carmine. Proprio l’ex sindaco di Telese Giuseppe D’Occhio (arrestato nel 2009 per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e alla truffa nella gestione degli appalti pubblici nella Valle Telesina) si era piegato alle intimidazioni del clan per “tener fede a un obbligo di assunzione nella pubblica amministrazione di due persone di fiducia”.

Questo è un punto molto importante della conferenza stampa di stamane. Infatti il Procuratore di Napoli De Raho ha messo l’accento sulle infiltrazioni dei clan nelle pubbliche amministrazioni, della fondamentale opera che i sindaci, gli assessori e i consiglieri dovrebbero svolgere per essere la prima frontiera contro tali dinamiche. Denunciare tali episodi e non collaborare con organizzazione malavitose; fidarsi delle forze dell’ordine e dimostrare ai cittadini che lo stato c’è.

Il monito del procuratore agli amministratori locali è chiaro e forte. Non lasciarsi piegare, dimostrare fermezza e non pensare che Benevento e il Sannio siano oasi felici in cui la criminalità organizzata non esiste. E invece esiste, è attiva e sempre pronta a ripartire.

Per la magistratura e le forze dell’ordine l’operazione odierna non è ne un punto di partenza ne un punto di arrivo, ma la semplice prosecuzione di un’attività che si spera possa essere intensificata. Un duro colpo è stato effettuato ma la sensazione è che altri possano essere portati a segno.

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