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Cammino a Fortapasc...

Nelle sale cinematografiche "Fortapasc", il film che racconta gli ultimi quattro mesi di vita del giovane giornalista del Mattino Giancarlo Siani ucciso 23 anni fa dalla camorra. A distanza di tempo cos’è cambiato?

Tonalità seppia questa mia terra; a me le seppie non piacciono, forse perché quello che voglio dire fa troppo male… non vedo colori, qui il rapido scorrere del tempo sembra aumentare la quota d’ignoranza, qui nasce la lotta di un sapere che cerca di varcare i confini di un tessuto sociale, in cui, al primo esame, sembrerebbe che la convivenza crei assuefazione e che nemmeno dia più fastidio l’aggressività, lo sporco e la violenza quotidiana.

La vita in città si fa difficile e faticosa e il vuoto creato dalla mancanza di legame sociale viene immancabilmente riempito dai principi e dai valori della cultura della violenza. Uno vince, l’altro perde, uno domina, l’altro è dominato.



Il 23 settembre del 1985 muore Giancarlo Siani, 26 anni appena compiuti, ucciso sotto casa nel quartiere Vomero. Ha raccontato la camorra e per questo è stato punito. Le cose da allora non sono cambiate, si continua a respirare l’aria nera, lo stesso scenario che ha circondato Giancarlo nei suoi 4 anni di attività giornalistica, lo scorcio di una realtà che probabilmente lui desiderava potesse cambiare e invece…

Roberto Saviano, Rosaria Capacchione, il pm Raffaele Cantone, ricordando chi paga un prezzo altissimo per le proprie scelte, per chi ha deciso di fare il proprio lavoro sempre a testa alta. Esiste una patologia del sistema che va arginata, chiusa con un cordone di sicurezza entro i suoi limiti, perché non intacchi la parte sana. Comunicare non è una scelta, diventa un’esigenza.

Intanto si vive a Fortapasc!

Commenti all'articolo

  • Di Maria Guastaferro (---.---.---.159) 28 marzo 2009 13:13

    Silenzio...alla fine del film un gelido silenzio ha avvolto la sala; eppure il triste epilogo della vicenda di Giancarlo Siani lo conoscevano tutti...
    NON E’ CAMBIATO NULLA!!! La presenza della malavita sul territorio è costante...meno "eclatante" rispetto agli anni 80, ma comunque sempre presente... E gli attimi salienti della pellicola hanno riguardato proprio il difficile rapporto del “Mattino” con il giovane cronista che si dava troppo da fare a Torre Annunziata. Fino ad arrivare a capire le collusioni tra l’ex sindaco socialista poi condannato per associazione mafiosa (ma assolto dall’accusa di essere stato uno dei mandanti) e i clan di Valentino Gionta, dei Nuvoletta e dei Bardellino.
    La parola fine arrivò il 13 ottobre 2000, a 15 anni dal delitto. Dopo cinque ore di camera di consiglio, anche i giudici della Cassazione confermarono le condanne per killer e mandanti. Tranne che per Valentino Gionta: ma il boss di Torre Annunziata rimase comunque in carcere, dopo un ulteriore giudizio di rinvio in appello e un’altra assoluzione, perché nel frattempo era stato condannato ad altri due ergastoli per omicidi di cui era stato il mandante. Oggi tutta questa gente “si gode” il 41 bis e paga finalmente il debito con uno stato per troppo tempo “latitante” di fronte agli omicidi eccellenti della criminalità organizzata.

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