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Ca D’Oro a Venezia: doppia mostra delle collezioni Franchetti

Due collezioni pregevoli a Ca D’oro, il tempio della classicità e dell’anticlassicità sino al 24 novembre 2013.

Visitare Ca d’oro a Venezia è sempre un piacere, sarà per quel nome altisonante, per la struttura tardogotica della dimora, per la collezione antica del Barone Franchetti, per quel San Sebastiano del Mantegna che sembra rappresentare come nessuno altro la grazia della sopportazione amorevole, per quel suo collocarsi in posizione molto comoda per il turista che dalla Stazione Santa Lucia si avvia nelle strade che lo portano verso Piazza San Marco.

Lo è ancor più in questi giorni perché dal 30 maggio 2013 offre un doppio binario di visita e un doppio parterre. Le collezioni da vedere sono due, quella del padre, il barone Giorgio Franchetti (1865-1922) e dell’omonimo nipote (1920-2006). Tra le due collezioni non c’è nessun collegamento: una tratta di arte antica, l’altra di arte contemporanea, ma per chi conosce e ha visto la prima trovarsi accanto a un Mantegna, un Tiziano, un Van DYCK, un Francesco Guardi, opere di Mimmo Rotella, Mario Schifano, Franco Angeli, Francesco Lo Savio, Jannis Kounnelli e Tano Festa è di sicuro impatto.

È un po’ come visitare Roma e vedere accanto all’Ara Pacis i palazzi dell’Eur: il salto, che è abissale da un punto di vista formale, rientra nell’ansia, tutta intrinseca del fare arte, che è di ogni epoca, la ricerca spasmodica di quell’altro che stravolge e rivisita e dà un altro senso anche quando l’operazione è tutta all’insegna del postmoderno.

Lo spirito collezionistico del nipote del vecchio barone è testimoniato anche dal gallerista italiano a NewYork che è stato suo amico, Gian Enrico Sperone.

Così sino al 24 novembre il pubblico italiano e straniero potrà visitare opere il cui acquisto è il frutto non solo di ingenti capitali, ma di una fatica quotidiana nel comprare e vendere perseguita affinché la collezione si arricchisse di pezzi nuovi e pregiati.

Vederla è un po’ come visitare una grande metropoli, con le stratificazioni urbane ed architettoniche, e là, nelle sale adamantine che si aprono sul Canal Grande, un De Chirico va a braccetto con un Mantegna, e tutto sembra quasi seguire la vecchia regola della decontestualizzazione e dello spiazzamento, che accresce lo stupore e fa vibrare antiche corde. Il catalogo della mostra è edito da Mondomostre e offre testimonianze vive dalla vita dei due collezionisti.

Foto logo: Frank Kovalchek/Flickr

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 

 

 

 
 

 

 

 

 

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