• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Società > Con dolore partorirai figli

Con dolore partorirai figli

Abortire un figlio forse sano o tenerlo con la probabilità di lasciarlo sopravvivere in stato vegetativo. Questa la scelta che la legge italiana impone a molte mamme.
Simona, giovane dentista di Sant’Anastasia in provincia di Napoli, si trova davanti a questo bivio.

Il 6 Agosto scorso – alla 20esima settimana - durante l’ecografia strutturale di routine è stata riscontrata un’anomalia del feto.

“Ventricolomegalia borderline e la consapevolezza che si potrà riscontrare al 100% la persistenza della patologia solo alla 27esima settimana. Sai cosa significa? C’è la possibilità che mia figlia nasca con gravissimi problemi, tanto gravi da renderla un vegetale, e qui in Italia devo abortire prima di averne l’assoluta certezza!”

La 22esima settimana è infatti il termine ultimo per poter praticare l’aborto terapeutico (salvo non si verifichi un grave pericolo per la salute fisica e psichica della donna).

Un paradosso infinito che impone ad una madre già provata psicologicamente per la notizia subita, una prospettiva di sofferenza ancor più grande, l’esposizione forzata ad una scelta disumana, la solitudine più assoluta.

E non è tutto. La tecnica abortiva in questi casi consta nell’induzione al travaglio per espellere il feto. Un vero e proprio parto con tanto di classiche contrazioni, 
La possibilità di subire ore o perfino giorni di travaglio, nessun farmaco anestetico. Senza contare che nel caso il bimbo nasca vivo i medici sono obbligati a soccorrerlo, tenendolo agonizzante anche per giorni, in attesa che la sua morte avvenga in modo naturale.
 


“È Un calvario, una vera è propria tortura. Non solo dobbiamo morire di dolore per la scelta che facciamo, costrette per le condizioni disperate di salute del nascituro, ma anche per la modalità in cui tutto ciò si svolge. Siamo carne da macello.”

L’essere incinta di una bambina destinata a soffrire, la responsabilità di dover decidere per lei, la mancata terapia del dolore atta ad attenuare almeno la sofferenza fisica, il subire violenza psicologica da parte di chi dovrebbe trattarti con doppia sensibilità, il dolore del distacco dal figlio tanto atteso, l’aberrante situazione di subire un aborto gestito da medici obiettori.

Sofferenza che si aggiunge a sofferenza, un vortice di dolore causato anche dal taglia e cuci e dai rattoppi frettolosi con cui la 194 (legge sull’aborto) è stata trattata negli ultimo 20 anni.

E pensare che nei paesi in cui i diritti della persona sono veramente garantiti si può interrompere la gravidanza nei tempi che occorrono e per di più non si è costretti a sottoporsi a torture atroci: la praticata standard è infatti quella dell’aborto intrauterino.

È per questo che molte donne decidono di infischiarsene della legge italiana e di rivolgersi all’estero con tutti i problemi che ciò comporta (scelta della struttura, problemi con la lingua, l’assistenza medica e psicologica, i costi, etc).
E chi non può permetterselo? Torniamo sempre lì.

Abortire un figlio forse sano o tenerlo con la probabilità di lasciarlo sopravvivere in stato vegetativo. Questa la scelta che la legge italiana impone a molte mamme.
Simona, giovane dentista di Sant’Anastasia in provincia di Napoli, si trova sola con il suo problema. Sola per colpa di una legge che non si cura minimamente di una mamma che ha un disperato bisogno di aiuto.

Sola per colpa di carnefici che in nome di una morale superiore si divertono a giocare sul suo corpo e sulla sua vita.

 

Commenti all'articolo

  • Di giacomo rocchi (---.---.---.115) 8 settembre 2009 13:53

    L’articolo sembra invocare il diritto ad uccidere il bambino nel seno materno dopo la 22a settimana, solo quando ci sarà la certezza che lo stesso è malato.
    In realtà non è vero che la donna "deve" abortire entro la 22a settimana: ella è stata ingannata da una legge che le dà la responsabilità di vita e di morte su suo figlio, ma la realtà è che quel bambino è già vivo e non aspetta altro che di nascere!
    Segua il desiderio di suo figlio: lo lasci vivere, non permetta che mani crudeli lo avvelenino e lo uccidano dentro il suo corpo!
    E’ malato, può morire, potrà essere in stato vegetativo? Vivrà la sua vita - lunga o corta, sana o malata - ma potrà viverla!

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares