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C’era una volta il “salvatore della lira”, il “principe” ucciso e quei soldi che vanno e vengono e nessuno trova

Li metto così, in fila, una serie di lanci dell’agenzia Ansa del 1981.

Li metto così perché non trovo altri modi per fare questo lavoro che mi gira per la testa. Raccontare di un tesoro che non si trova più, di un tesoro grande, immenso, più di quello di Simbad il marinaio e di mille e mille pirati dei caraibi. Ogni tanto ne compare qualche traccia, frammenti, poi il nulla. Ma quei soldi ci sono, pesano.

Stanno lì. Producono affari, potere, politica e morte. E dalla morte iniziamo. Da quella di Stefano Bontade (in realtà si chiamava Bontate ma la “d” si appiccicò bene al suo nome grazie all’errore di un cancelliere di tribunale).

Bontade, il “Principe di Villagrazia”. E’ il 26 aprile del 1981, è il giorno del suo funerale. Lui, il Principe, è morto nel giorno del suo 43esimo compleanno, il 23.

R CRO 01
OMICIDIO BONTATE: INDAGINI
(ANSA) – PALERMO, 26 APR – UN LUNGO CORTEO, PARTITO DA
UNA LUSSUOSA VILLA ALLA PERIFERIA OCCIDENTALE DI PALERMO, HA ACCOMPAGNATO NEL PICCOLO CIMITERO DI ”SANTA MARIA DI GESU”’ LA BARA DI STEFANO BONTATE, 43 ANNI, UCCISO POCO PRIMA DELLA MEZZANOTTE DI GIOVEDI’ SCORSO CON DODICI NECROLOGI, PUBBLICATI SUL QUOTIDIANO DEL MATTINO DI PALERMO, PARENTI
ED AMICI DELL’ UCCISO HANNO "PIANTO LA PRECOCE FINE" DI
STEFANO BONTATE. LA MOGLIE, MARIELLA TERESI, ACCENNA NEL NECROLOGIO A UN ”AVVERSO DESTINO” E ”PORGE L’ESTREMO SALUTO AL CARO CONGIUNTO, ESEMPIO IMPECCABILE DI PADRE E DI SPOSO”.

GLI INVESTIGATORI, FRATTANTO, STANNO ESAMINANDO LA
”GIULIETTA 2.000” SULLA QUALE VIAGGIAVA STEFANO BONTATE, E FRAMMENTI DI PAVIMENTAZIONE STRADALE MACCHIATI DI SANGUE, PRELEVATI NEL RAGGIO DI UNA DIECINA DI METRI DALLA VETTURA. NON E’ STATO POSSIBILE SINORA ACCERTARE, INFATTI, SE BONTATE FOSSE SOLO SULL’ AUTO, E PERCHE’ PORTASSE IN TASCA, PUR TROVANDOSI NELLA ZONA DI ”VILLAGRAZIA”, FRA TERRENI IN BUONA PARTE DI PROPRIETA’ SUA O DI FAMILIARI, UNA PISTOLA FRANCESE CON CARICATORE BIFILARE DA 14 COLPI E CON IL NUMERO
DI MATRICOLA LIMATO. – (SEGUE)

MP/TL
26-APR-81 15:25 NNNN

ZCZC044/01

R CRO 01

OMICIDIO BONTATE: INDAGINI (2)

(ANSA) – PALERMO, 26 APR – L’ UOMO ERA STATO PIU’ VOLTE
IMPLICATO, IN PASSATO, IN INCHIESTE SU FATTI DI MAFIA, MA
ERA STATO SEMPRE PROSCIOLTO IN ISTRUTTORIA O ASSOLTO IN DIBATTIMENTO. SECONDO GLI INVESTIGATORI, PERO’, AVREBBE RACCOLTO L' "EREDITA'" DEL PADRE, FRANCESCO PAOLO BONTATE, PIU’ NOTO, NEL PALERMITANO, COME ”DON PAOLINO BONTA”’, SCHEDATO COME MAFIOSO, MORTO SETTE ANNI FA PER UN MALE INCURABILE. L’UNICO FRATELLO DELL’UCCISO, GIOVANNI, DI 38 ANNI, PROCURATORE LEGALE, E’ IN CARCERE DA SEI MESI, ARRESTATO SU MANDATO DI CATTURA DEL GIUDICE ISTRUTTORE DI PALERMO
GIOVANNI FALCONE, IL MAGISTRATO CHE DIRIGE LE INDAGINI SU UNA VASTA ASSOCIAZIONE PER DELINQUERE, SOPRANNOMINATA ”MAFIA E DROGA” NEGLI AMBIENTI GIUDIZIARI.

DELL’ ASSOCIAZIONE FAREBBERO PARTE, SECONDO GLI
INVESTIGATORI, NUMEROSI MAFIOSI DEL PALERMITANO E
"PERSONAGGI INSOSPETTABILI”, ALMENO SINO A QUALCHE TEMPO FA, COME I FRATELLI SPATOLA, COINVOLTI NEL FINTO SEQUESTRO DEL BANCHIERE ITALO-AMERICANO MICHELE SINDONA. STEFANO BONTATE E’ STATO UCCISO PROPRIO NEL GIORNO IN CUI AVEVA COMPIUTO 43 ANNI.

SECONDO GLI ELEMENTI RACCOLTI DAGLI INVESTIGATORI, AVREBBE TRASCORSO LA SERATA IN FAMIGLIA; POI, CONTRARIAMENTE ALLE SUE ABITUDINI, SAREBBE USCITO VERSO LE 23:00. MA I FAMILIARI, A QUANTO SI E’ APPRESO, HANNO DETTO DI IGNORARE DOVE IL CONGIUNTO FOSSE DIRETTO.

MP/TL
26-APR-81 12:18 NNNN

Quel riferimento alla pistola di fabbricazione francese con il numero di serie limato è pura poesia, la cronaca che si fa lirismo. Una riga e siamo trasportati dalla “nera” al “romanzo”. Anche e soprattutto perché il personaggio vale. Ad averlo ammazzato come un cane è stato un commando mandato da Totò Riina e dai corleonesi.

A sparare è Pino Greco detto “Scarpuzzedda”, che alla fine del conflitto avrà ammazzato 60 persone, secondo solo a Leoluca Bagarella che di cristiani ne ammazzò 100. E’ l’inzio della “mattanza”, la guerra di mafia, fra famiglie “borghesi” e “acculturate” della vecchia mafia palermitana e i contandini affamati scesi da Corleone a chiedere prima e poi a pretendere, con il sangue, il controllo di Cosa nostra.

“Chi controlla Palermo controlla la Sicilia”. Lo sa Bontade (mi piace continuare a chiamarlo così, con l’errore di trascrizione di quell’anonimo cancelliere) e lo sa Riina. E il sangue scorre a Palermo e in tutta la Sicilia. A fiumi. Una guerra, vera, con centinaia di morti. La mattanza. Come quella dei tonni, intrappolati e sterminati con ferocia in un mare di sangue e così è stato.

E’ colto, Bontade, e spietato. Ma è della vecchia scuola, quella che uccide solo quando non c’è altro modo di appianare le cose. E per questo soccombe davanti ai corleonesi affamati. Accecati dalla fame. Frequenta i giusti salotti, è massone, anzi di fatto è il punto di riferimento di una loggia segreta e deviata, quella detta “dei trecento”, dove mafia, impresa e politica si incontrano, si accordano e si fondono.

Non è il mafioso coppola e lupara, ma affari e alta società. E vede lontano. E’ lui a mettere in pratica il progetto nato alla fine degli anni ’50 con la benedizione di Lucky Luciano di trasformare la Sicilia nella piattaforma logistica del traffico mondiale di eroina. E’ lui che assolda i “chimici” marsigliesi, lui che crea una rete di rapporti commerciali formidabili con il Medio Oriente; è lui che assieme a Francesco Messina Denaro (il suo Ministro degli Esteri e padre del più famoso Matteo che poi si offrì di collaborare con i vincenti corleonesi), è lui che ha un cassiere di peso (politico, finanziario e massone) come Michele Sindona.

Quello stesso Michele definito all’epoca da Giulio Andreotti come “il salvatore della lira” e che morì in carcere dopo aver bevuto un caffé. Ed è lui che capisce che quel fiume di soldi, quel mare di liquidità, va investito. Al nord. In borsa e nelle banche, nella Milano che produce e che cresce anche grazie al mattone. E al nord, a Milano, lui è di casa.

Milano. C’è un altro “compaesano” a Milano che sta facendo carriera. Si chiama Marcello Dell’Utri e ha un amico ambizioso e forse anche un po’ megalomane che vuole costruire una nuova città alle porte di Milano. Anzi, vuole costruire Milano 2. E si chiama Silvio Berlusconi.

Ecco cosa dichiara ai giudici il pentito Nino Giuffré: “Quando Vittorio Mangano (il defunto boss che fu “stalliere” di Berlusconi e dall’ex premier definito un eroe) fu assunto ad Arcore, sia il boss Stefano Bontade che altre persone, di tanto in tanto, si incontravano con Berlusconi, con la scusa di andare a trovare lo stesso Mangano. Me lo disse l’allora capo di Cosa nostra Michele Greco durante la sua latitanza". E uno.

Altro pentito, Giovanni Brusca, e altro dettaglio: "Berlusconi pagava una sorta di “messa a posto” a Stefano Bontade, quando poi questo morì fu sostituito. Pullara mi disse anche che a Milano non c’era solo Berlusconi che pagava, ma anche tanti altri. l pagamento di 600 milioni continuò anche quando le cose passarono in mano a Riina". E due.

Poi c’è anche Francesco Di Carlo, l’ex boss di Altofonte, che parla di un incontro fra Bontade e Berlusconi nel 1974. E tre.

Gaspare Mutolo spiega ancora meglio di che cosa i due signori parlavano: "Negli anni ’70 dovevamo rapire Berlusconi. Manco sapevo che si chiamava così. Ci avevano detto: quello di Milano 2. Allora il capo dei capi era Gaetano Badalamenti (quello che fece ammazzare Peppino Impastato nel 1978 a Cinisi e morto in carcere negli Usa) e aveva proibito i sequestri in Sicilia. Non c’era problema, con tutti i ricchi che stavano al nord. Allora li facevamo in Lombardia, roba pulita: mai donne e bambini, niente orecchie tagliate, niente sangue.

Trattativa, pagamento, restituzione. Eravamo in diciotto per rapire Berlusconi, c’era anche Contorno. Poi arrivò il contrordine. E dopo, per tenere alla larga Turatello e altri malintenzionati, Berlusconi assunse Mangano". E quattro.

E si potrebbe andare avanti all’infinito perché sono in parecchi i collaboratori di giustizia (fra cui un big come Antonino Calderone molto più di un soldato o di un boss di periferia) che racconatano che con l’affare dei rapimenti alla fine si giunse in breve a Bontade che investì direttamente nella EdilNord di Berlusconi grazie alla mediazione di Dell’Utri per la costruzione di Milano 2.

Questo quello che raccontano i pentiti. Aggiungendo poi che lo stalliere Mangano fu di fatto posto da Bontade direttamente in casa di Berlusconi per controllare e garantire l’investimento. Che sarebbe stato consistente. Assai. E non fu il solo investimento di Bontade “giù al nord”. E a tenere sotto controllo la cassa c’era il salvatore della lira. Sindona.

E qui arriviamo agli altri lanci di agenzia, che ci raccontano di una delle più grosse inchieste condotte da Giovanni Falcone nei primissima anni ’80: “Mafia e droga”. E’ il 19 febbraio 1981 e Bontade è stretto da un lato dalla magistratura e dall’altro dai corleonesi.

9810219 03150
ZCZC058/01
R CRO 01 23
SINDONA: INDAGINI IN SICILIA

(DAL REDATTORE DELL’ ANSA GIUSEPPE MORINA)
(ANSA) – PALERMO, 19 FEB – "UNA VASTA ORGANIZZAZIONE
MAFIOSA POTREBBE AVERE AIUTATO SINDONA DURANTE IL SUO SOGGIORNO IN SICILIA". LO HA DETTO, PARLANDO CON UN REDATTORE DELL’ ANSA, IL GIUDICE ISTRUTTORE DI PALERMO, GIOVANNI FALCONE, CHE DIRIGE L’INCHIESTA SU ”MAFIA E DROGA”, UNA VASTA ASSOCIAZIONE PER DELINQUERE, COMPOSTA DA UN CENTINAIO DI PERSONE, MOLTE DELLE QUALI SONO STATE IN RAPPORTI CON IL BANCHIERE SICULO-AMERICANO.

IL MAGISTRATO NON HA RISPOSTO ALLE DOMANDE RELATIVE ALLE DICHIARAZIONI FATTE A NEW YORK DAI DIFENSORI DI SINDONA, E RELATIVE A UN PIANO CONCEPITO DALLA MAFIA, CHE AVREBBE POTUTO COINVOLGERE, IN ITALIA, POLITICI E FINANZIERI”. AMMETTERE O NEGARE LA VERIDICITA’ DELLE TESI SOSTENUTE DALLA DIFESA DI SINDONA - HA DETTO IL GIUDICE FALCONE - SAREBBE UNA
VIOLAZIONE DEL SEGRETO ISTRUTTORIO”. (SEGUE)

MP/TL

19-FEB-81 12:42 NNNN

ZCZC060/01

R CRO 01 23

SINDONA: INDAGINI IN SICILIA (2)
(ANSA) – PALERMO, 19 FEB – IL MAGISTRATO PALERMITANO E’
STATO, NEGLI ULTIMI MESI, IN CONTINUO CONTATTO CON I GIUDICI MILANESI, CHE SI OCCUPANO DELL’INCHIESTA SULLE BANCHE DI SINDONA E CON QUELLI DI NEW YORK. NEL DICEMBRE SCORSO, IL MOTIVO NON E’ STATO RESO NOTO, E’ STATO RINFORZATO IL DISPOSITIVO DI SICUREZZA CHE PROTEGGE IL DOTT. FALCONE.

VENTI UOMINI, FRA AGENTI DI PUBBLICA SICUREZZA E CARABINIERI, LO SORVEGLIANO ININTERROTTAMENTE GIORNO E NOTTE. NEL SUO UFFICIO, INOLTRE, E’ STATA ISTALLATA UNA GROSSA CASSAFORTE CHE CONTIENE I VOLUMINOSI INCARTAMENTI SU ”MAFIA E DROGA”. AL GIUDICE FALCONE E’ STATO CHIESTO SE ALLO STATO ATTUALE DELLE INDAGINI SIA POSSIBILE ACCERTARE RESPONSABILITA’ DI SINGOLI COMPONENTI DELL’ ASSOCIAZIONE MAFIOSA NELLA VICENDA
SINDONA, E SE IL BANCHIERE, DURANTE IL SUO VIAGGIO IN
EUROPA, SIA STATO PER QUALCHE GIORNO A PALERMO O IN SICILIA, E SE ABBIA FATTO OPERAZIONI VALUTARIE IN UN ISTITUTO DICREDITO PALERMITANO.

"SINDONA E’ STATO CERTAMENTE IN ITALIA - HA RISPOSTO IL
MAGISTRATO- E L’ INCHIESTA DOVRA’ ACCERTARE SE SIA PASSATO ANCHE DALLA SICILIA”. SECONDO INDISCREZIONI, CHE NON HANNO TROVATO CONFERMA, MICHELE SINDONA AVREBBE TENUTO STRETTI CONTATTI CON UNA INSEGNANTE PALERMITANA, FRANCESCA PAOLA LONGO, ARRESTATA UNA SETTIMANA FA. – (SEGUE)

MP/TL
19-FEB-81 12:47 NNNN

ZCZC071/01
R CRO 01 23

SINDONA: INDAGINI IN SICILIA (3)
(ANSA) – PALERMO, 19 FEB – L’ ANNO SCORSO, DURANTE
L’INCHIESTA SU ”MAFIA E DROGA” , IL GIUDICE FALCONE HA
ACCERTATO CHE UN ASSEGNO DI CENTOMILA DOLLARI, INTESTATO A JOSEPH BONAMICO, UNO DEI NOMI USATI DA SINDONA DURANTE IL SUO VIAGGIO IN EUROPA, FU CAMBIATO NELLA SEDE PALERMITANA DELLA ”CASSA DI RISPARMIO PER LE PROVINCE SICILIANE”.

”STIAMO RACCOGLIENDO INDIZI E PROVE DEI LEGAMI FRA
SINDONA E LA MAFIA SICILIANA - HA DETTO ANCORA FALCONE - MA NON POSSONO ESSERE RESI NOTI PARTICOLARI SULLE ATTIVITA’ DEI SINGOLI PERSONAGGI DELL’INCHIESTA PER NON COMPROMETTERNE I RISULTATI”. IL MAGISTRATO PALERMITANO HA INFINE SOTTOLINEATO CHE LA COMPETENZA SU EVENTUALI REATI COMPIUTI DA SINDONA IN ITALIA O NEGLI STATI UNITI RESTA SEMPRE DELLE MAGISTRATURE DI MILANO E NEW YORK ” ALLE QUALI - HA DETTO - PALERMO SI AFFIANCA NELLA RICERCA DI ELEMENTI UTILI”. -

MP/TL
19-FEB-81 13:20 NNNN

I soldi, l’architrave degli interessi finanziari di Bontade e soci, li aveva in gran parte lui, Sindona. E tutto quel denaro non è mai stato trovato. Sto parlando dell’enormità di soldi prodotto dal traffico internazionale di eroina monipolizzato da Cosa nostra e dell’altrettanto sconvolgente resa del sacco di Palermo. Scomparsi. Puff! E la cosa più sorprendente è che quasi nessuno si è messo a cercarli quei soldi, a seguirne le tracce. Se non un Magistrato a Trapani che quei soldi si vede forse li trovò “curiosi”. Trapani. Perché a Trapani, non stavo parlando di Palermo e Milano finora?

Forse la ragione di quell’embrione di inchiesta nel trapanese va ricercata nel numero di sportelli bancari e agenzie finanziarie presenti all’epoca nell’estrema punta della Sicilia occidentale direttamente proporzionale alle logge segrete e non, legali o deviate presenti nella città e nella provincia. Il magistrato si chiama Carlo Palermo, che oggi fa l’avvocato, ed è sopravvissuto a una strage, quella di Pizzolungo nell’85, dopo solo 50 giorni dall’insediamento nella sede siciliana.

Ma forse c’è qualcuno che almeno di una parte di quei soldi sa qualcosa, il corleonese più spregiudicato e meno ortodosso, il ragioniere: Bernardo Provenzano. Non è chiaro, ma della “loggia dei trecento” che faceva riferimento a Bontade lui sa molto. Addirittura c’è chi pensa che di quella loggia lui assunse il controllo dopo la morte del “principe” e che avesse poi il potere di scioglierla.

E come mi domandavo qualche giorno fa in un articolo pubblicato su Rassegna Sindacale, quei soldi se non sono stati trovati sono rimasti “fermi”? Da quello che sembrerebbe muoversi a Palermo oggi sembra proprio di no con il ritorno sulla scena delle famiglie degli sconfitti dai corleonesi che oggi reclamano la loro parte.

E che arrivano con una capacità di investimento d’altri tempi. Da tempi di principi e salvatori della lira, appunto.

Il cadavere del leader mafioso Stefano Bontate (23 aprile 1981)

Questo articolo è stato pubblicato qui

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