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Buste paga al livello minimo dal 2009

Buste paga sempre più leggere, secondo i dati sulle retribuzioni forniti dall’Istat. Anche tenendo conto di premi, arretrati, incentivi all'esodo e tutti gli una tantum, il risultato non cambia: tra luglio e settembre di quest'anno i guadagni frenano e le retribuzioni di fatto, differenti da quelle contrattuali che comprendono solo le competenze determinate dai contratti nazionali, hanno raggiunto i minimi dal 2009. Intanto l'inflazione nello stesso periodo è cresciuta circa il doppio e pertanto il potere di acquisto delle retribuzioni è diminuito. Insomma, dall'indagine dell'Istat arriva la conferma di un mondo del lavoro in sofferenza.

E i dati di oggi rilevano un peggioramento su ogni fronte: l'impoverimento interessa tutte le voci delle retribuzioni e si riferisce al settore privato, l'unico che potrebbe alzare un po’ la media retributiva in un periodo di blocco contrattuale nel settore pubblico. In altre parole, il taglio non risparmia i redditi di alcun lavoratore e si abbatte sugli extra. Nel dettaglio, secondo i dati dell'Istat nel terzo trimestre le retribuzioni di fatto (lorde e comprensive sia della componente continuativa che di quella saltuaria nel rispetto dei contratti nazionali, degli accordi aziendali e della leggi) salgono solo dell'1,4% su base annua, rispetto cioè allo stesso trimestre dell’anno precedente.

Per trovare un valore più basso bisogna tornare indietro di ben due anni. E il confronto peggiora se si guarda al dato congiunturale (+0,3%), rispetto cioè al mese precedente del 2011, ai minimi dal primo trimestre del 2009. Mentre le buste paga languono, i prezzi continuano la loro corsa e il divario tra le retribuzioni lorde e l'inflazione tra luglio e settembre raggiunge 1,4 punti percentuali, come non accadeva dall'inizio del 2009.

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