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Brasile: gli indios tupinamba contro Iberdrola

La multinazionale basca rifiuta di indennizzare le comunità indigene i cui territori sono stati inondati il 27 dicembre 2022 a causa dell’apertura improvvisa delle paratoie della centrale idroelettrica di Itapebi, nello stato di Bahía.

di David Lifodi

 Foto: https://aplaneta.org

È il 27 dicembre 2022 quando le paratoie della diga Itapebi (che prende il nome dall’omonima città brasiliana dello stato di Bahía) improvvisamente si aprono. Ad essere inondate non sono soltanto il municipio stesso di Itapebi e quello di Belmonte, ma, in particolare, le comunità indigene Tupinamba, le cui attività di sussistenza vengono spazzate via dalla forza dell’acqua.

La diga è gestita da Neoenergia, una partecipata brasiliana di Iberdrola, multinazionale basca specializzata nella produzione, distribuzione e commercializzazione dell’energia elettrica e del gas naturale in Spagna e non solo. Lo scorso aprile sono iniziati i negoziati tra Iberdrola e le comunità Tupinamba che esigono di essere indennizzate dall’impresa, tra le maggiori produttrici di energia elettrica al mondo e la principale generatrice di energia nucleare nel proprio paese.

Le rivendicazioni delle comunità indigene hanno ricevuto l’appoggio del Mab – Movimento dos Atingidos por Barragens, lo storico movimento sociale brasiliano impegnato contro la costruzione delle centrali idroelettriche, che ha subito offerto il suo aiuto per denunciare Iberdrola e cercare di inchiodare l’impresa alle sue responsabilità. Tuttavia, finora, la multinazionale basca ha rifiutato qualsiasi forma di indennizzo nei confronti degli indios, nonostante i Tupinamba non abbiano più la possibilità di beneficiare delle attività di agricoltura di sussistenza, della pesca artigianale e di rifornirsi di acqua.

Situata alla frontiera tra gli stati di Bahía e Minas Gerais, nella parte inferiore del fiume Jequitinhonha, la centrale idroelettrica Itapebi ha iniziato a funzionare nel 2003, dopo quattro anni di lavori. La Fundação Nacional dos Povos Indígenas informa che non esiste alcuna documentazione in grado di provare né la pericolosità della diga per le comunità Tupinamba né le ripercussioni della centrale idroelettrica sulle attività delle circa duecento famiglie indigene, ma in realtà è dai primi giorni della sua edificazione che gli indios lamentano la perdita del lavoro dovuta alla centrale idroelettrica. Inoltre, è evidente, da parte di Iberdrola, la mancanza di informazioni sul progetto di costruzione della diga nei confronti delle comunità indigene.

A smentire quanto dichiarato dalla Fundação Nacional dos Povos Indígenas vi è anche il fatto che dalla costruzione della diga era già derivata l’inondazione di alcune zone in cui abitavano le comunità indigene e del municipio di Salto da Divisa, dove l’impresa aveva disatteso l’impegno di provvedere alla canalizzazione delle acque residuali.

Nel frattempo, a Iberdrola gli affari continuano ad andare a meraviglia. Nel 2022 gli utili della multinazionale sono cresciuti dell’11,7%, soprattutto grazie ai guadagni ottenuti proprio in Brasile, paese dove, tramite Neoenergia, gestisce a suo piacimento la distribuzione dell’elettricità a 34 milioni di persone. Il Mab informa che, oltre a Itapebi, Iberdrola in Brasile è proprietaria anche di altre centrali idroelettriche, definite dall’impresa come “portatrici di energie rinnovabili”: Baguari, Corumbá, Dardanelos e Baixo Iguaçu.

Nonostante il fermo rifiuto nel concedere l’indennizzo, Iberdrola forse non sa di aver a che fare con alcune delle comunità indigene più resistenti del Brasile. In lotta dal 2004 per ottenere dalla Fundação Nacional dos Povos Indígenas la demarcazione delle terre, i Tupinamba furono tra i primi ad affrontare i colonizzatori portoghesi nel 1500, a recuperare e difendere la proprie terre e a cacciare i terratenientes. Iberdrola è avvisata.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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