• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Mondo > Brasile-Africa: una relazione instabile

Brasile-Africa: una relazione instabile

La vicinanza tra Brasile ed Africa non è recente. L'incontro dei brasiliani col continente nero risale al periodo coloniale. Quasi la metà dell'attuale popolazione brasiliana ha origini africane: delle navi negriere che dall'Africa partivano verso il Nuovo Mondo, un terzo era diretto verso le coste brasiliane. La comunanza etnica e culturale, soprattutto coi paesi africani di lingua portoghese, rende più facile la cooperazione tra Brasile ed Africa.

I brasiliani scommettevano sulle relazioni coi nuovi paesi africani immaginando che un'Africa indipendente sarebbe stata una nuova frontiera e che il Brasile si sarebbe espresso come una potenza mondiale.

Negli anni '60 e '70 non c'era informazione sulla storia del continente e l'Africa contemporanea era un'incognita per i brasiliani: si guardava ad essa immaginando il passato brasiliano. I leader dei nuovi stati africani ricevevano cordialmente i brasiliani, ma avevano interessi del tutto diversi e stavano tentando di costruire la loro indipendenza e di sviluppare i propri paesi.

L'iniziativa di avvicinamento fu frustrata dall'irruzione delle guerre nelle colonie portoghesi in Angola, seguite dalle guerre in Guinea Bissau, Capoverde e Mozambico. L'istinto del Brasile era di appoggiare il Portogallo nelle guerre di decolonizzazione e ciò generava risentimenti da parte dei leader africani che non comprendevano come questi potessero difendere la questione portoghese pur sentendosi africani, ad esempio a causa del candomblé.

Il Presidente brasiliano Geisel (1974-'79) uscì da questa difficile posizione riconoscendo l'indipendenza dell'Angola: il gesto riaprì le possibilità d'interscambio con le economie africane, tanto che, durante la crisi del petrolio, uno dei principali produttori che ne destinava rilevanti quantità al Brasile era la Nigeria.

L'avvicinamento ai paesi africani durante il governo Lula è molto simile, per contenuto e retorica, alle iniziative di Geisel. Oggi Itamaraty (il Ministero degli Esteri a Brasilia, Ndr) può contare su figure diplomatiche di grande spessore, come Celso Amorim e Samuel Pinheiro Guimaraes, che facevano già parte di una generazione che, negli anni '70, aveva lavorato alla costruzione della politica estera del governo Geisel. Questa continuità ha facilitato il ritorno contemporaneo del Brasile verso l'Africa.

Oggi il peso dei rappresentanti dei paesi africani in organizzazioni internazionali come l'ONU o l'OMC è grande e costruire rapporti coi delegati dei paesi come Ghana, Togo, Nigeria, Angola, Mozambico è una delle strategie più efficaci della diplomazia brasiliana per aumentare la sua influenza a livello globale: è notorio, infatti, come uno degli obiettivi fondamentali del governo brasiliano sia di ottenere un posto nel Consiglio di Sicurezza dell'ONU e la migliore strategia è costruire collegamenti cercando appoggio nelle relazioni Sud-Sud.

La domanda è se queste relazioni siano o meno orientate in modo autosostenibile: prima o poi, infatti, le strategie di governo potrebbero non essere più indirizzate verso i paesi africani. Senza l'impulso del governo l'interscambio commerciale, lo scambio di tecnologia, la mutua collaborazione, l'incentivo all'istruzione, tutto questo potrà continuare?

Adesso c'è un nuovo fattore in questa relazione con l'Africa, che è la Cina. C'è una concorrenza brutale da parte delle imprese cinesi che partecipano agli appalti per costruire edifici, progetti d'ingegneria e minerari e stanno conquistando spazi che tradizionalmente erano riservati alle vecchie metropoli, agli antichi colonizzatori.

La Cina è il principale concorrente del Brasile in Africa. La presenza cinese in Africa oggi è superiore a quella brasiliana. Gli scambi commerciali tra Cina ed Africa sono cresciuti di 10 volte, dal 2000 al 2008, fino ad un totale di 107 miliardi di dollari. Quest'onda cinese in Africa può espellere la presenza brasiliana anche se, in certi ambiti, come l'ingegneria ed il petrolio, il Brasile si è ben stabilito in quel continente.

La relazione coi paesi africani è oggi, però, vulnerabile: non si è consolidata perché i primi passi sono stati già fatti più volte senza fare un passo avanti fondamentale: quello di far diventare queste relazioni autosostenibili facendo sì che non dipendano solo dall'iniziativa di Itamaraty. La diplomazia dà impulso, aiuto alle imprese ed all'interscambio educazionale ma se si assenta, la cosa può restare in piedi? Questa è la nuova sfida. 

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares