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Blues: il delirio di Stefano Bollani



Stefano Bollani. L’ho visto esibirsi per la prima volta accanto ad Enrico Rava, suo mentore, Banda Osiris e Gian Maria Testa, in uno spettacolare tributo in onore di Fred Buscaglione.

Stefano Bollani è talento, energia, spirito ironico, divertimento. Riesce a confondere continuamente i piani di bravura tecnica, splendore stilistico e ironia. E’ davvero unico, come talento e come musicista che, seppure pluripremiato sa come non prendersi troppo sul serio. Non so se fosse il suo intento, fatto sta che è riuscito a portare la musica colta, in primis il jazz, oltre i banchi del conservatorio, fino agli spettatori meno probabili. E senza addossarsi infinite critiche come il suo quasi coetaneo Giovanni Allevi (e anche se non parlo di lui, spezzo una lancia in suo favore).



Bollani è voglia di vivere, ed è contagiosa nella maniera più assoluta. I tasti del piano parlano per lui, e lui stesso, ugualmente sa come usare la parola e come trascinare e travolgere il pubblico. Basti pensare che come usanza, spesso, nei suoi concerti, chiede come bis, una lista di dieci canzoni da suonare come medley. Ma non canzoni sue. Tutto ciò che capita, da "Vaffanculo" di Masini, alla colonna sonora dei Puffi, senza battere ciglio, combinandole con una bravura inconfondibile. Se poi si esibisce con la Banda Osiris è, ovviamente, delirio garantito. Buonanotte a tutti voi.

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