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“Blado 457. Oltre la barriera del tempo” di Erika Corvo

«Inebetito dall’orrore di quello scenario apocalittico, Blado si aggirò tra i calcinacci e i vetri infranti, finché un cadavere, in particolare, attrasse la sua attenzione»

Lo scempio della mente umana, l’aberrazione della società contemporanea. Amore, rabbia, gelosia, paura, devastazione, speranza. Questo e molto altro è Blado 457, il romanzo fantasy di Erika Corvo, incentrato sul futuro dell’essere umano e del suo pianeta dopo la distruzione atomica. Uno scenario, quello creato dall’autrice, che neanche i più oscuri e peggiori incubi avrebbero potuto regalarci. Momenti di ansia e suspense che la scrittrice riesce a trasmettere al lettore come se li stesse vivendo in prima persona.

Otto miliardi di individui spazzati via da una guerra atomica. Ma 215 anni dopo, a popolazione decimata, la situazione è più che mai critica. Si vive in tribù e le donne fertili sono poche, troppo poche e troppo preziose per permetter loro di fare qualcos’altro, oltre al procreare. La mortalità infantile è altissima, così come le malformazioni dovute alle radiazioni atomiche tuttora presenti.

È un romanzo che comincia in media res, ad azione iniziata, nel cuore di una foresta. Il lettore sembra quasi di potersi intromettere e sbirciare la scena attraverso rami e foglie. Blado 457 deve introdursi nei ruderi di un antico grattacielo ormai pericolante. Una volta lì, dovrà sperimentare un quanto mai raffazzonato cronotrasporto, con cui tornare indietro nel tempo di 165 anni. La missione: impadronirsi del brevetto di un generatore nucleare rimasto in funzione, che ancora spande i suoi veleni per il mondo. Il brevetto è custodito nel grattacielo, sede della IDP, l’industria per le innovazioni hardware e software, nella quale lavorava Susan.
Una grande creatività ha spinto Erika Corvo a immaginare la distruzione del nostro pianeta. Anche se di fantasia non ce n’è voluta poi troppa, vista la corsa agli armamenti nucleari e la situazione ambientale della Terra. È bastato forzare un po’ la nostra realtà e portarla agli estremi per capire in che direzione potrebbe andare il mondo. Descrizioni apocalittiche destano, di certo, preoccupazione, che la scrittrice sfrutta per lanciare un messaggio a favore dell’ambiente. Lo fa attraverso il protagonista: «Non confondere il benessere immediato con la possibilità di un futuro migliore. Non ci si può illudere che tutto vada per il meglio aspettando la fine, e chiamarlo benessere».



Una storia d’amore con un fine ben preciso: salvare la popolazione mondiale, o meglio, quello che ne è rimasto. Erika lascia un finale aperto, indicandoci che la serie Post-atomica proseguirà in una pentalogia, con altri quattro prossimi episodi. «Sono ai tuoi ordini, Dev», asserì Blado e Susan rispose: «Allora ti ordino di starmi vicino e di non abbandonarmi mai, attraverso tutte le difficoltà che dovrò affrontare in futuro».


 

 

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