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Bilderberg for dummies

E’ diventato il protagonista dei più accesi scambi di opinioni su Facebook con l’avvento di Monti al governo, delle prime pagine dei portali di controinformazione (quelli che gli altri queste cose non ve le diranno mai, badate bene), è entrato nelle favole da raccontare ai bambini per farli impaurire ed ubbidire, ma è anche diventato la spiegazione passe-partout contro tutti i nostri mali. E’ lui: il gruppo Bilderberg.

Avevo già scritto qui un anno fa del perché le teorie del complotto piacciano tanto (e in realtà non l’ho scritto io, ma ho solo riassunto una ricerca universitaria sul fenomeno).

Ma mi è stato detto di smetterla di fare la saccente che giudica gli altri dall’alto verso il basso, che ne so io di cosa ha bisogno di credere la gente e se sei così certa che Bilderberg non sia questo pericoloso centro di controllo mondiale perché non provi a spiegarci tu cosa è?

Così ci ho pensato, mi sono informata (andando oltre Informare per resistere, chiedo venia) e vediamo un po’ cosa riusciamo a cavarci.

Cosa è Bilderberg? Partiamo da Wikipedia che ci dice questo: “Il gruppo Bilderberg (detto anche conferenza o club) è un incontro annuale per inviti, non ufficiale, di circa 130 partecipanti, la maggior parte dei quali sono personalità influenti in campo economico, politico e bancario. I partecipanti trattano una grande varietà di temi globali, economici, militari e politici”.

Nel sito ufficiale del gruppo, alla voce About, leggiamo quanto segue:

“Fondato nel 1954, Bilderberg è una conferenza annuale pensata per incoraggiare il dialogo tra l’Europa e gli Stati Uniti. Ogni anno tra i 120 e i 150 leader politici ed esperti dell’industria, della finanzia, dell’università e dei media sono invitati a prender parte alla conferenza. Circa due terzi dei partecipanti vengono dall’Europa ed il resto dal Nord-America; un terzo dalla politica ed il restante dagli altri settori. La conferenza è un forum che ospita discussioni informali ed ufficiose riguardanti le maggiori questioni di impatto globale. Grazie alla natura privata della conferenza, i partecipanti non sono legati da convenzioni o posizioni preliminarmente accordate. Per questo essi hanno modo di prendere il loro tempo per ascoltare, riflettere e farsi una loro idea. Non esiste un’agenda dettagliata, non vengono proposte risoluzioni, non ci sono votazioni e non viene fatta nessuna dichiarazione politica”.

Ora, la maggiore accusa che viene mossa contro la conferenza di Bilderberg è che dei privati, influenti nella vita dei loro paesi di provenienza, discutono questioni di portata globale a porte chiuse, senza rispettare la prassi democratica e riproducendo un modus operandi se non proprio massonico, quanto meno tipico delle lobby e dei potenti gruppi di influenza. La seconda accusa è relativa alla composizione geografica: gli invitati vengono da paesi che corrispondono all’alleanza atlantica e discutono questioni globali senza che il resto del mondo venga coinvolto.

Mi viene da dire: ma va? (ma farò la brava!). Bilderberg è, per dirla con Domenico Moro, autore di Club Bilderberg, una delle organizzazioni più importanti della classe capitalistica transnazionale, senza nessun reale potere decisionale nelle politiche dei vari paesi, se non quello di proporre leggi che tutelino l’interesse della classe di capitalisti che questa organizzazione rappresenta e poi, ovviamente, il potere del networking. Quello che sfugge a tanti amanti delle teorie cospiratorie è che nel complesso processo decisionale, a decidere alla fine sono i Parlamenti, non questo tipo di organizzazioni. L’esautoramento dei parlamenti nazionali dal loro potere, fenomeno segnalato da alcuni, è quindi dovuto semmai alla selezione delle persone che ne fanno parte, e non all’esistenza di club come Bilderberg o la Trilaterale.

Anche riguardo alla seconda accusa, e cioè la rappresentanza geografica del club, non c’è molto da stupirsi. Bilderberg rappresenta la parte della borghesia transnazionale che corrisponde ai paesi Nato. Per includere altri paesi, quali per esempio il Giappone, fu creata negli anni ’70 la Commissione Trilaterale, alla quale partecipano man mano sempre più paesi asiatici. Essendo ora chiari i confini della conferenza più chiacchierata degli ultimi anni, non dovrebbe più spaventare la sua composizione, così come non avrebbe dovuto sorprendere che all’Internazionale Socialista non venissero invitati i Rockfeller.

Dal mio piccolo vorrei spezzare una lancia in favore dei gruppi di interesse chiusi, capaci di tutelare gli interessi delle classi che rappresentano meglio di quanto, almeno nel caso Italia, il parlamentare medio non riesca a fare con la cosa pubblica o con gli interessi del suo elettorato. Assistiamo a plenarie di persone che si parlano addosso, che non si leggono ricerche o studi preliminari prima di proporre una legge o che, più semplicemente, non si presentano. E questo vale a livello nazionale come a livello locale. Vi giuro che ho assistito un giorno ad un consiglio comunale durante il quale un consigliere, mentre si discuteva il capitolato d’appalto della ditta pagata per gestire la raccolta differenziata, ha tirato fuori una sfera di cristallo e recitato la storiella di ognuno, qualcuno, ciascuno e nessuno. Una scena che avrebbe fatto venire tanta voglia di Trilaterale a chiunque.

I club come Bilderberg o la Trilaterale poi, oltre che efficienti nel loro confronto e nella riflessione sui temi che li interessano, risultano vincenti perché “espressione dei rapporti di produzione capitalistici a livello trasnazionale”. In altre parole riescono a captare i cambiamenti a livello mondiale, a capire quali sono le azioni coordinate necessarie al loro scopo, laddove la politica degli Stati, degli enti ed anche dei movimenti portatori di idee diverse da quelle élitiste si ripiegano nell’autoreferenzialità e nella tribalizzazione.

Qualcuno a questo punto potrebbe dire: ma allora non sarebbe più utile, giusto, corretto e democratico ripensare i processi di selezione dei nostri rappresentanti, diffondere il pensiero critico strutturato, potenziare l’educazione affinché tutti siani cittadini consapevoli e capaci di partecipare costruttivamente alla presa di decisioni di interesse comune? Ma sì, lo penso anche io.

Volevo, però, solo tranquillizzare i più paranoici dei complottisti, che vedono in Bilderberg una minaccia che ci porterà verso la divisione del mondo, la terza guerra mondiale, ed anche i segni nel grano, le schie chimiche ed i chip impiantati sotto la pelle, ricordando che una volta alla conferenza sono stati invitati pure Mentana e la Gruber… tanto pericolosa non sarà. 

 

Foto in home: Swiss-truth/Flickr

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.62) 10 ottobre 2013 14:28

    Per spiegare cosa fanno il gruppo Bilderberg e la Trilateral Commission non basta leggere la definizione su Wikipedia e le informazioni sul sito. 

    Lei scrive che queste organizzazioni sono:
    "senza nessun reale potere decisionale nelle politiche dei vari paesi, se non quello di proporre leggi che tutelino l’interesse della classe di capitalisti che questa organizzazione rappresenta e poi, ovviamente, il potere del networking".
    E le pare poco? Questa gente, con il potere che proviene dalla ricchezza è in grado di influenzare le decisioni politiche, compreso la selezione della classe politica, ad esempio attraverso l’informazione. 
    Quello trovo fastidioso del suo articolo è che si riferisce ai "complottisti" in generale, nascondendo (o ignorando?) il fatto che molti dei blogger e dei giornalisti che sono additati come tali, sono in realtà coloro i quali fanno informazione libera e si contrappongono alla propaganda dei canali mainstream, controllati proprio dalla politica e da altre lobby di potere. 
  • Di (---.---.---.111) 10 ottobre 2013 17:01

    Caro signore che non si firma. Non mi pare poco ma non mi pare neanche strano. Le informazioni del sito sono una fonte primaria, supportate poi da una ricerca di Domenico Moro. Sono le fonti che ho scelto, e in maniera trasparente le ho citate. Quello che molti giornali e blogger della cosiddetta informazione libera non fanno. E, dico purtroppo, nella maggior parte dei casi, non sanno e quindi non spiegano neanche le dinamiche di potere ed i processi decisionali, perché le nascondono (o ignorano?), così facendo certo non si contrappongono alla propaganda dei canali mainstream, nel peggiore dei casi la rendono ancora più autorevole. C.

  • Di (---.---.---.62) 10 ottobre 2013 17:30
    Molte critiche sbagliate iniziano più o meno nella stessa maniera. "Caro signore che non si firma" come se il mio pseudonimo o persino il mio nome potesse essere importante in questa situazione. Io non ho letto il suo nome prima di leggere il suo articolo, non me lo ricordo, e non mi interessa.
    Quello che invece mi importa è che nel suo articolo compare una critica generale ai cosiddetti "complottisti". E chi sarebbero? E’ importante specificare perché altrimenti, si usa un’etichetta al solo scopo di denigrare un gruppo di persone. Sono complottisti, non importa quello che dicono.
    Le mi ha citato una fonte, una ricerca di Domenico Moro, ma il testo riportato è un’affermazione non dimostrata nel suo articolo, se non con le informazioni superficiali di Wikipedia, o con quelle di parte della pagina web del Bilderberg.
    D’altra parte, ci sono altre persone che hanno fatto altre ricerche e non sono affatto d’accordo che il lavoro di queste lobby si limiti a proporre leggi e a fare networking.
    Le propongo uno stralcio di intervista al giudice della Suprema Corte di Cassazione Ferdinando Imposimato
    Io non so quale sia la verità sul Bilderberg ma prima di esprimere giudizi, in una direzione o nell’altra, sono sicuro che devo ancora approfondire molto l’argomento. Se lei lo ha fatto (e non solo su Wikipedia) mi dimostri cosa dovrebbe impedirmi di pensare che al mondo ci sono persone ricche potenti che magari si riuniscono per fare i loro porci comodi senza nessuno scrupolo? E cosa la fa essere tanto sicura del fatto che la classe politica non sia efficientemente selezionata da questi, sfruttando le potenti armi di propaganda di cui dispongono? Io non lo so. La lascio alle sue certezze. 
    • Di (---.---.---.111) 10 ottobre 2013 18:43

      Insegno ai miei studenti che MAI devono ignorare la fonte; è importante sapere CHI dice qualcosa ed è poi importante saper leggere e comprendere il merito delle questioni poste. 

      sto forse sbagliando?
      Credo di no, visto che anche lei fa riferimento a fonti che non presenta con un titolo, ma con un nome; suggerisce Imposimato e non un sig X perché evidentemente quel nome rappresenta una storia, delle idee, delle posizioni politiche ( non partitiche ). Il nome è importante, è la forma attraverso la quale le persone nella società si riconoscono ed è per questo che i termini anonimo/anonimato assumono spesso una valenza negativa; cosa c’è di più spregevole di una lettera anonima, anche contenente delle Verità?


      Wikipedia, che non è la mia fonte di riferimento, risulta essere utile in molti casi. Il riportare la definizione di Wikipedia in questo caso, mi sembra pertinente e solo un modo per dare inizio all’articolo che, evidentemente, è costruito su ben altre fonti.
      Detto questo, non essere d’accordo su una questione è assolutamente legittimo, ma dare per scontato o anche solo supporre, che chi esprime una posizione diversa dalla nostra lo faccia per ignoranza non aiuta il confronto.
      Daniela Delrio

    • Di (---.---.---.62) 11 ottobre 2013 10:30

      Non è che sia sbagliato comunicare le fonti di ciò che si dice. In realtà è importantissimo. A mio giudizio lei non ha commesso questo errore. Il punto sta nel fatto che le sue argomentazioni vengono dimostrate tramite l’opinione del professore che ha citato. Magari in quella ricerca, che spero avrà il piacere di linkarmi si dimostra qualcosa, ma nel suo articolo si cita solo una conclusione. Inoltre, le altre evidenze a sostegno della sua tesi, come le ho già scritto, sono, wikipedia (superficiale) e la pagina web del Bilderberg (di parte). Quindi, la mia critica è che lei con il suo articolo non ha dimostrato niente, ha solo scritto delle opinioni.

      Io, in risposta alle sue idee, le ho postato un link con un altro signore con idee diverse.
      Non era mia intenzione presentarmi come un presuntuoso, tutt’altro, le ho solo fatto notare come la sua analisi fosse, all’apparenza, superficiale.
      Qui non si tratta di capire prima chi dice cosa e perché (le opinioni sono ovviamente soggettive) ma se vengono riportati fatti concreti e dimostrabili oppure no. Nella seconda ipotesi, a me non importa affatto chi sia colui il quale mi fa ragionare su un fatto, ne quali opinioni politiche abbia.
  • Di (---.---.---.111) 10 ottobre 2013 17:41

    Senta, io l’unica certezza che ho è che l’unica arma di propaganda che la gente ha contro le lobby di potere è quella di mettersi a studiare. E anche quella di rileggere gli articoli ed i commenti che critica. Ho già specificato che quelle citate nell’articolo sono le fonti che IO ho scelto, non tutte le fonti esistenti al mondo sull’argomento. E’ un’analisi parziale, come tutte le analisi. Se poi quello che le da fastidio è che si usi la parole complottisti, ok, mi farò una lista di sinonimi meno aggressivi per il prossimo articolo. Mi lasci però dire una cosa: se non le interessa chi scrive gli articoli, beh lì fa male: sapere chi scrive cosa aiuta anche a capire perché quel qualcosa viene scritto. E vale sia che questa sia io, che un Domenico Moro, che un Ferdinando Imposimato.

    • Di (---.---.---.62) 10 ottobre 2013 18:19

      Sono d’accordo con lei che serva studiare.

      Sul fatto che bisogna interessarsi a chi scrive gli articoli, ok, ma per me rimane più importante giudicare la fondatezza delle idee prima e poi, magari, giudicare le persone.
      A me ha dato fastidio la critica generale al complottismo, non la parola in se. 
      Dire complottista, comunista, fascista, o gay, nel modo in cui lei lo ha fatto è un modo per focalizzare la critica sulla persona più che sui fatti. Inoltre, ha individuato un gruppo di argomenti "complottisti": i segni nel grano, le scie chimiche ed i chip impiantati sotto la pelle; sempre allo scopo di rendere ridicolo il "complottismo" (immagino che lei abbia molta competenza in materia per definire tali argomenti paranoici). Questo è profondamente scorretto, perché le critiche devono essere specifiche e non generali: es. quella persona ha detto questo, e io ti dimostro con questa prova che è sbagliato. 
      Gli articoli che mi piacciono sono quelli che danno delle informazioni, e non delle opinioni.

  • Di (---.---.---.111) 10 ottobre 2013 20:30

    Il fatto è che secondo me, cioè da quello che ho potuto osservare io, è proprio una certa tendenza paranoico/complottista ad impedire che si possa ragionare con lucidità sulle idee e sulle realtà e mi interessa smontare questo. Non le persone, bensì un certo metodo. 

  • Di (---.---.---.53) 10 ottobre 2013 22:51

    Mi rivolgo a lei, sig.ra Carla Melis, per informarla che l’Unione Europea ha stanziato 1 milione di euro per addestrare un folto gruppo di persone chiamate "influencer pro-euro"  che probabilmente hanno già invaso il web per denigrare e contrastare coloro che "osano" criticare l’euro, tramite commenti sui social network e sui blog, cercando di intorbidire le acque e creare confusione nei lettori. Probabilmente sarà "rinforzata" anche la flotta di siti web di pura disinformazione che negano o denigrano temi importanti come la sovranità monetaria ed il signoraggio.

    Poi esistono i TROLL che hanno l’obiettivo di costruire una falsa “opinione pubblica” che giustifichi gli atti del governo, e per raggiungere questo scopo loro disinformano, provocano, intralciano la comunicazione, irritano, insultano e tentano di portare la discussione “fuori dai binari”.

    Non è che per caso lei rientra in una di queste due categorie? Io ho questo forte sospetto, mi dica pure che sono un complottista, un fantasioso o quant’altro.

    Diversamente, se non è una delle due cose, o lei non è cosciente del mondo in cui vive o fa parte di questo mondo che lei approva, difende e sostiene. Il suo articolo sul BILDERBERG non vale nulla, non ha nessuna forza, non sfata nulla, è superficiale. Riccardo.

     

     

  • Di (---.---.---.111) 10 ottobre 2013 23:01

    Sono una ricercatrice. Se fossi un’influencer pro-euro sarei pagata, purtroppo per me non è il caso. Mi mandi comunque i documenti che attestano lo stanziamento di questo milione di euro ed i bandi di assegnazione, li leggo volentieri. Vengo dalla periferia del Sulcis-Iglesiente, le assicuro molto lontana dai salotti di Bilderberg, se questo le può interessare per dare un giudizio più accurato al mio scritto. Non mi interessa darle del complottista, fantasioso o quant’altro, non ho letto nessuna delle sue pubblicazione, cerco di attenermi al metodo scientifico ed alla cernita ragionevole delle fonti. Cordiali saluti. 

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