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Berta Caceres presente! Berta Caceres vive!

“Dobbiamo intraprendere la lotta in tutte le parti del mondo, ovunque siamo, perché non abbiamo un pianeta di ricambio o di sostituzione. Abbiamo solo questo, e dobbiamo agire.”

Parole di Berta Caceres nel 2015, quando aveva ottenuto il Goldman Environmental Prize, il più importante per l'ambiente, in riconoscimento della sua lotta a favore dei fiumi del Paese.

E' stata uccisa nella località di La Esperanza, nell'est dell'Honduras, il giorno prima del suo compleanno che ricorreva il 4 marzo. Era nata ad Honduras, era un'ambientalista e attivista per i diritti umani degli indigeni Copinh e aveva 43 anni.

Nella grottesca dichiarazione della polizia si parla di una rapina finita male, ma Berta Flores, la mamma di Ceceres a 84 anni è ancora molto lucida per dichiarare: "Non ho alcun dubbio che sia stata uccisa a causa della sua lotta e che i soldati e la gente della diga siano responsabili. Ne sono sicura. Ritengo il Governo responsabile". 

Durante l'aggressione brutale e violentissima è rimasto ferito anche il compagno Gustavo Castro.

Nel corso degli ultimi mesi Berta Caceres aveva ricevuto continue minacce, avevano sparato contro la sua macchina, aveva ricevuto messaggi diretti e minacce verbali da parte dell'esercito, della polizia, del sindaco Raul Pineda e ldalla società DESA come dichiara in un comunicato il Consiglio civico delle organizzazioni popolari e indigene Copinh in difesa dell'ambiente e, in particolare, dei fiumi, che la tradizione lenca considera sacri, animati da forze spirituali:

 

"Il Copinh è portatore di un’alternativa centrata sulla dignità umana, sul rispetto dell’ambiente e su una visione di giustizia sociale ed economica antipatriarcale, anticapitalista e antirazzista. Crediamo che la solidarietà non abbia frontiere, parte di una visione condivisa che lega tutte le realtà che si battono per la vita e il rispetto dei beni comuni. In Italia, abbiamo marciato al fianco del movimento No dal Molin, a quello No Tav e, lo scorso ottobre a Roma, per i curdi del Rojava. Il nostro appello è quello di unirci per una globalizzazione delle lotte, tesa a osteggiare la distruzione dei popoli indigeni per mano degli interessi corporativi...per oltre un anno, i nativi hanno bloccato l’accesso al cantiere resistendo a sgomberi, aggressioni, arresti, torture. Presentato ricorso all’International finance corporation (Ifc), ente finanziatore e braccio privato della Banca Mondiale, la leader indigena ha portato il caso fino alla Commissione dei diritti umani interamericana. L’ennesimo omicidio di un membro del Copinh ha convinto la Sinohydro a sciogliere il contratto e l’Ifc a ritirare i fondi. Un traguardo importante, strappato col sangue."

Ha guidato con passione estrema la comunità di Rio Blanco nella lotta contro la realizzazione del complesso idroelettrico Agua Zarca, nel bacino del fiume Gualcarque, nell’Honduras nordoccidentale, progetto che avrebbe stravolto gli equilibri naturali della regione e compromesso l’approvvigionamento idrico di circa 600 famiglie, approvato dal Governo honduregno senza richiedere il parere e il consenso degli indigeni della regione, in aperta violazione dei principi espressi dalla Convenzione ILO 169, che dal 1989 riconosce ai popoli indigeni il diritto all’autodeterminazione e che è stata sottoscritta, a suo tempo, anche dall’Honduras.

Il Copihn, come riporta Left: 

Sono 101 gli omicidi di ecoattivisti registrati nel Paese dal 2010 al 2014: fondato a La Esperanza nel 1993, il Copinh raccoglie circa 200 comunità Lenca. Ha fermato speculazioni minerarie, contribuito alla nascita di aree forestali protette, vigilato sulle violazioni dei diritti umani e promosso processi di autonomia, istituendo scuole, radio comunitarie, centri medici, antiviolenza e di formazione professionale. Un movimento spesso minacciato dagli squadroni della morte al soldo delle imprese. Soprattutto dopo il colpo di Stato del 2009, seguito dall’impennata dei mega-progetti idroelettrici e minerari approvati. 

 

Il nome di Berta Caceres era andato ben oltre i confini dell' Honduras, camminando fino alla Corte europea di Strasburgo, presso la Banca Mondiale e, qualche mese fa, in Vaticano

 

Centinaia di studenti hanno protestato per questo crimine e per la sua scomparsa, si sono scontrati con la polizia che ha utilizzato lacrimogeni contro i manifestanti.
https://www.youtube.com/watch?v=DM0VO_SmnBE
Berta Caceres lascia 4 figli, che aveva mandato a vivere in Argentina, per scongiurare il rischio del sequestro.

In un’intervista rilasciata alla CNN, Berta Ceceres aveva detto con forza e coraggio: "Lo Stato honduregno sta mettendo in atto una politica di criminalizzazione. Lo si vede dalle leggi che sono state approvate. Hanno criminalizzato il diritto umano a difendere il bene comune e l'ambiente, dando alle multinazionali il privilegio incredibile di operare in Honduras in assoluta impunità."
 

Ho scritto questo articolo per farla conoscere più diffusamente possibile, come è accaduto a me questa mattina. Ricordiamoci di lei, di quanto ha detto e fatto, non abbiamo necessità di eroi ma di una comunità che agisca localmente e pensa globalmente, unita per la Vita.
 

 

Doriana Goracci

Rif: Intervista Berta Ceceres di Left

 

Commenti all'articolo

  • Di Doriana Goracci (---.---.---.196) 7 marzo 2016 11:30
    Doriana Goracci

    Ho aggiunto "No queremos más muertes". Non vogliamo più morti ‪#‎BertaCaceres‬, video intervista tradotta in italiano alla figlia http://www.agoravox.it/No-queremos-mas-muertes-Non.html GRAZIE di cuore a chi diffonde e condivide.

  • Di Doriana Goracci (---.---.---.14) 30 marzo 2016 09:23
    Doriana Goracci

    Ricevo e condivido 

    Il 13 14 e 15 aprile si terrà in Honduras l’Incontro Internazionale dei Popoli "Berta Cáceres Vive". Un appuntamento importantissimo, ancora di più in questo momento così difficile e complicato per il popolo honduregno dopo l’assassinio politico dell’amica e compagna Bertha Caceres.A continuazione vi lascio parte di una lettera inviata da Lucas (molti di voi già lo conoscono) che ha l’obiettivo di stimolare la presenza internazionale all’Incontro nonché spiegarne gli obiettivi. Un’analisi che condivido totalmente. In allegato vi lascio anche il programma, le informazioni e i contatti necessari.
    Vi aspettiamo!!! http://encuentrobertacaceresvive.blogspot.com/

    -------------
    (...) L’omicidio di Berta è stato un duro colpo per il movimento popolare honduregno, e un colpo al cuore per tante persone che in Honduras e nel mondo hanno voluto bene, rispettato e ammirato Berta. Un colpo che fa ancora male all’anima ... un male tremendo...
    La situazione in Honduras rimane molto grave. La paura e la tensione si respirava nell’aria ben prima dell’assassinio di Berta, ma le intimidazioni, le minacce e gli omicidi sono continuate impunemente nei giorni scorsi, e tutto fa pensare che la repressione aumenterà nel breve, medio e lungo periodo. L’indagine sull’omicidio di Berta non solo non avanza, ma è ovvio che il governo honduregno è alla ricerca di scenari che non hanno nulla a che fare con la verità, in un evidente tentativo di proteggere i veri colpevoli. Gustavo Castro, compagno e amico messicano, che è stato ferito durante l’assassinio di Berta ed è l’unico testimone di quanto accaduto quella notte, rimane rinchiuso nell’ambasciata del Messico a Tegucigalpa a causa di un blocco migratorio imposto dal Tribunale che gli impedisce di lasciare Honduras. La situazione di Gustavo oltre a essere illegale sotto tutti i punti di vista, è ad alto rischio per ciò che riguarda la sua vita, in quanto unico e "scomodo" testimone nel caso.

    Di fronte a questa situazione, il movimento sociale e popolare in Honduras sta lanciando un appello a livello nazionale e internazionale alla solidarietà attiva con il popolo honduregno, con la famiglia di Berta e con Gustavo Castro. Ciò si traduce nell’invito a partecipare in modo massiccio all’Incontro Internazionale dei Popoli "BERTA CACERES VIVE", dal 13 al 15 aprile in Honduras (vedi invito allegato).
    Gli obiettivi dell’incontro sono:
    - Promuovere un processo di coordinamento, a partire dalla solidarietà internazionale, per esigere giustizia per l’assassinio di Berta e la liberazione di Gustavo.
    -promuovere l’internazionalismo militante a difesa dei beni comuni e per la lotta contro il modello estrattivista.
    IN QUESTO MOMENTO È VITALE E QUANTO MAI NECESSARIO E URGENTE PARTECIPARE A QUESTO INCONTRO E PORTARE LA SOLIDARIETÀ MILITANTE AL POPOLO HONDUREGNO E ALLE COMUNITÀ LENCA IN RESISTENZA.... SOLO COSÌ POTREMO DIMOSTRARE ALLE FORZE OCCULTE E AI POTERI FORTI DELL’HONDURAS CHE IN TUTTO IL MONDO ESISTE UNA COSCIENZA PROFONDA E UNA RICHIESTA DECISA AFFINCHÉ IN HONDURAS CESSINO LA REPRESSIONE, LE MINACCE E LA MORTE !!!
    Insieme possiamo fermare la repressione contro il popolo ed evitare nuove morti!!!
    Nell’allegato trovate le istruzioni per l’iscrizione e ulteriori dettagli sull’incontro.
    Grazie a Giorgio Trucchi

    © di Giorgio Trucchi - Lista Informativa Nicaragua y Más (LINyM)

  • Di Doriana Goracci (---.---.---.47) 8 giugno 2017 13:15
    Doriana Goracci
    Berta Càceras uccisa poco più di un anno fa, sarebbe felicissima e chissà che non lo sia anche se non c’è più...:gli investitori internazionali stanno ritirando il loro sostegno per la costruzione della diga Agua Zarca sul fiume Gualcarque, in Honduras.L’ appello di Berta Càceres è stato finalmente ascoltato.
    I tre istituti che sostenevano il progetto della diga hanno annunciato il ritiro dei finanziamenti alla compagnia Desarrollos Energeticos SA (Desa) che da anni veniva contrastata dai Lenca guidati dall’attivista.
  • Di Doriana Goracci (---.---.---.232) 29 dicembre 2019 15:55
    Doriana Goracci

    a distanza di 3 anni da questo mio post è obbligo fare questo aggiornamento: A 45 mesi dall’assassinio della leader indigena del COPINH, uccisa da sicari a colpi d’arma da fuoco nella notte tra il 2 e il 3 marzo del 2016, un’inchiesta dell’Intercept ha ricostruito i meccanismi di comunicazione dietro la costruzione del delitto. Coinvolti anche i vertici di DESA, la società legata al progetto idroelettrico Agua Zarca, un’infrastruttura che andrebbe a stravolgere il rio Gualquarque

    L’omicidio di Berta Cáceres, la leader indigena del COPINH, in Honduras è stato pianificato dai vertici di DESA. A 45 mesi dalla morte della donna, assassinata da sicari a colpi d’arma da fuoco nella notte tra il 2 e il 3 marzo del 2016, nella sua casa della cittadina de La Esperanza, nel dipartimento di Intibucà, è un’inchiesta dell’Intercept a ricostruire i meccanismi di comunicazione dietro la costruzione del delitto. È stata scritta dalle giornaliste Danielle Mackey e Chiara Eisner, che chiamano in causa i vertici di DESA, la società interessata alla costruzione del progetto idroelettrico Agua Zarca, un’infrastruttura che andrebbe a stravolgere il rio Gualquarque, e la vita della comunità indigene di etnica lenca affiliate al COPINH e che vivono intorno alle sue rive.

    Cáceres, che era la coordinatrice generale dell’organizzazione, guidava le proteste contro la costruzione della diga, un impegno che nel 2015 l’aveva portata a San Francisco, negli Stati Uniti, per ricevere il prestigioso Goldman Prize: meno di un anno prima di essere uccisa, Cáceres era stata riconosciuta come ambientalista dell’anno per l’America Latina.

    Secondo l’inchiesta dell’Intercept, che ha potuto analizzare decine di messaggi scambiati in chat Whatsapp da alcuni dirigenti di DESA e dai sicari condannati nel dicembre del 2019 fino a 50 anni di cercare per l’omicidio, la morte di Berta Cáceres venne pianificata utilizzando un sistema di comunicazione a compartimenti, secondo un modello tipico dell’intelligence militare, da cui provengono alcuni dei membri del gruppo. Tra i due gruppi un unico elemento di contatto, Douglas Bustillo, capo della sicurezza di DESA e tenente in congedo dell’esercito hondureño, che almeno dal mese di marzo del 2015 era in contatto con un capo dell’intelligence dell’esercito, Mariano Díaz. “Entrambi sono stati condannati per aver coordinato l’omicidio Cáceres”, annotano le giornaliste dell’Intercept.

    Bustillo, a sua volta, era in contatto con il presidente di DESA, Roberto David Castillo Mejía. Castillo è stato arrestato il 2 marzo del 2018, ed è l’unica persona ad oggi accusata di aver pianificato l’omicidio. Dopo due anni, però, non s’è ancora svolta l’udienza preliminare sul caso. Il telefono di Castillo era inserito all’interno di una lista Whatsapp il cui oggetto è “Seguridad PHAZ” (dove PHAZ significa Proyecto Hidroeléctrico Agua Zarca), al quale erano iscritti anche i leader dell’impresa. I messaggi scambiati in questa lista, letti dalle giornaliste di The Intercept, mostrano come i leader dell’impresa abbiano utilizzato questo sistema per parlare della propria capacità di influenzare l’atteggiamento delle autorità nazionali, della polizia, dell’esercito e dei mezzi di comunicazione contro il COPINH e la sua leader Berta Cáceres.

    Alla chat “Seguridad PHAZ” erano iscritti oltre a Castillo anche Daniel Atala Midence, direttore finanziario di DESA, e due membri del direttivo, José Eduardo Atala Zablah e Pedro Atala Zablah. I tre fanno riferimento alla famiglia Atala Zablah, di origine palestinese, una delle più importanti del Paese, con un passato di incarichi nel governo hondureño e all’interno di istituzioni finanziarie come la Banca centroamericana di integrazione economica (BCIE). “Tenere gli assassini lontani, senza alcun contatto diretto, con i leader dell’impresa non è casuale: i più alti funzionari di DESA sono parte di una delle famiglie più potenti del Paese”, l’obiettivo era chiaramente far in modo che questi vincoli non emergessero mai.

    Qualcosa è cambiato il 2 dicembre del 2019, quando a un anno dalla condanna è stata letta la sentenza nei confronti di Elvin Heriberto Rápalo Orellana, Edilson Duarte Meza, Óscar Arnaldo Torres Velásquez, Henry Javier Hernández, Mariano Díaz Chávez, Sergio Ramón Rodríguez e Douglas Geovanny Bustillo, coloro che avevano partecipato all’operazione che ha portato alla morte di Berta Caceres e al tentato omicidio di Gustavo Castro Soto, attivista e ambientalista messicano, che si trovava nella casa de La Esperanza con lei. Le pene comminate vanno dai 30 ai 50 anni di carcere.  

    Nel leggere la sentenza, i giudici hanno ricordato che dirigenti di DESA hanno realizzato azioni per “pianificare la morte della signora Cáceres”, segnalando anche che il piano fu realizzato “con la consapevolezza e l’appoggio” della dirigenza di DESA. Ecco perché il 2 dicembre di fronte al tribunale di Tegucigalpa, la capitale del Paese, c’era una manifestazione di protesta del COPINH, che protestava non solo per gli undici mesi di incredibile ritardo nella pubblicazione della sentenza ma per ricordare, con un messaggio semplice quanto efficace, che “l’impunità non termina con una sentenza”, seguito da un hashtag: #castigoalosAtala, devono essere condannati anche gli Atala. Il COPINH ha promosso una petizione online, per raccogliere firme intorno alla richiesta di giustizia per Berta (qui l’appello in italiano, tradotto dal Collettivo Italia Centro America).

    Il messaggio e la richiesta della famiglia di Berta e del COPINH si ritrovano anche nel comunicato stampa di tre deputati degli Stati Uniti d’America, Hank Johnson, Jan Schakowsky e Mark Pocan, firmatari del “The Berta Cáceres Human Rights in Honduras Act”, una legge in discussione che chiede la sospensione dei finanziamenti USA alla Repubblica di Honduras per le operazioni militari e di polizia. Scrivono i deputati statunitensi: “Una vera giustizia esige il giudizio e la condanna di tutti i responsabili dell’omicidio, compresi i vertici di DESA, coloro che hanno pianificato e finanziato il complotto”.

    https://altreconomia.it/berta-caceres-desa/

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