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Bersani il convinto e il presidente inevitabile (o quasi)

Le varie forze politiche si preparano alle prossime elezioni e, se c’è poco da dire del grande freddo che c’è a destra, nel centrosinistra si fa più che altro un gran parlare di alleanze, riflettendo sulle loro possibili formule. Guardando da quella parte, ad ogni modo, mi è piaciuto il Bersani convinto della festa di Reggio Emilia che si è proclamato pronto a governare.

Vorrei però fare su di lui ed il suo partito un discorso che vale anche per le altre forze politiche responsabili del paese. Governare, certo. Ma mettendo chi, alla presidenza del Consiglio? Qualcuno meglio di Monti, se, appunto, si vuole migliore lo stato delle cose; che rispetto a lui sia più riconosciuto e stimato a livello internazionale, che abbia ancora maggiori competenze e che sia capace, all’interno, di avere la fiducia di un numero ancora più elevato d’italiani.

Non ho la minima idea di quali figure possano esservi di riserva, tenute fino ad ora lontane dalle luci di scena, me non credo, guardando al paese reale, che sia tanto facile trovare qualcuno del genere. Penso, anzi, che molto difficilmente sia possibile fare il nome di qualcuno che valga anche solo quanto Monti.

Soprattutto sarà assai difficile trovare chi sappia, meglio di Monti, far capire agli italiani la necessità dei sacrifici che saranno chiamati a fare.

Di una cosa, infatti, possiamo essere certi: qualunque sia la politica che scelga di fare, chi si sobbarcherà il compito di guidare l’Italia nei prossimi anni dovrà, per forza di necessità, scontentare tanta gente. Un po’ come è accaduto ad Obama durante il suo primo mandato, e allo stesso Monti in questi mesi, dovrà avviare un lavoro di risanamento e trasformazione che produrrà frutti solo dopo qualche tempo. Dovrà sempre tenere d’occhio il bilancio, non potrà permettersi il minimo aumento del debito e potrà investire in crescita e sviluppo solo quel che riuscirà a tagliare in altri settori.

E’ avendo bene in mente queste prospettive tutt’altro che gloriose, oltre alla necessità di scelte che non possono essere imposte come frutto della volontà di una parte del Paese sull’altra, che i politici farebbero bene a chiedersi se non sarebbe opportuno che il governo prossimo venturo fosse simile a quello ora in carica, solo appoggiato, finalmente, da una maggioranza politica consistente e saldamente coesa, almeno per quanto riguarda l’attuazione di un programma.

Ho in mente una ripetizione del governo tecnico?

Soprattutto ho in mente un ritorno alla lettera della Costituzione, immaginando un governo che faccia quante meno leggi possibile, lasciando questo compito al Parlamento, dove il dibattito su temi come quelli etici potrà essere apertissimo e attorno a cui potrebbero, senza danneggiare la stabilità dell’esecutivo, costituirsi maggioranze diverse da quella di governo.

Bersani, sempre a Reggio Emilia, ha pure detto che il prossimo Governo nascerà dal voto dei cittadini e non dalle banche. 

Io credo che, se le segreterie dei partiti la metteranno in condizione di poterlo fare, la maggioranza degli italiani, che ha compreso quanto grave resti la situazione, voterebbe per una coalizione di programma e lo farebbe in modo più convinto se questa indicasse proprio Mario Monti (che pure al momento dice di volersi ritirare dalla politica) come candidato presidente del Consiglio.

Non sarebbe una "sconfitta della politica" che, anzi, potrebbe uscirsene dal congelatore per tornare a fare il proprio mestiere. Sarebbe piuttosto una sconfitta per tutti, se il prossimo governo non avesse il sostegno, nel paese prima che in Parlamento, per fare quel che deve.

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