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Berlusconi: un ritorno che non piace al mondo e non dovrebbe piacere agli italiani

"Abbiamo l’occasione, semplicemente usando un poco la memoria, di mandarlo definitivamente in pensione; di levargli ogni voglia di fare un lavoro che ha già dimostrato di non essere assolutamente capace di fare".

Non so quel che accadrà oggi al nostro debito; se lo spread tornerà a salire o si stabilizzerà, in attesa di capire meglio cosa accadrà durante le elezioni. Resta che là fuori, tra i nostri creditori, la notizia della candidatura di Silvio Berlusconi non ha certo sollevato entusiasmi. Gli strozzini senza cuore, gli avidi speculatori o chiamateli come volete, che muovendo i propri capitali votano ogni giorno la propria fiducia a paesi e governi, sono tutt’altro che perfetti nei loro giudizi, ma cercano di darli usando la fredda ragione. A loro, notoriamente privi di scrupoli, non interessa che Berlusconi sia poco elegante, che abbia frequentato mafiosi e si sia circondato di un giro di donnine più o meno allegre. Non si preoccupano del fatto che continui a detenere una posizione di monopolio nel nostro mercato televisivo e che questo influenzi negativamente la qualità della nostra democrazia.

Trovasse modo di diventare sultano d’Italia, per loro andrebbe benissimo, sempre che sapesse governare. Gli perdonerebbero proprio tutto se sapessero che con lui alla presidenza del Consiglio, l’Italia avrebbe maggiori possibilità di crescere economicamente, e quindi di ripagare i propri debiti. Pensano invece, e basta guardare ai titoli dei principali giornali economici internazionali, che con lui al timone aumenti di molto il rischio che la nostra nave affondi; un’opinione che non nasce dal pregiudizio, ma dalla costatazione di quale sia stato il suo comportamento quando si è ritrovato sul ponte di comando.

Dovrebbe bastare questa stessa ragione, a convincere gli italiani, anche quelli che come me non sono di sinistra, a non votare per lui. Dovrebbe essere sufficiente ricordare quel che ha fatto, quando ha avuto a disposizione la più larga maggioranza parlamentare della storia repubblicana, per non credere neppure per un istante che possa fare ora, in condizioni tanto difficili, quel che avrebbe potuto fare allora, forte anche di un’ampia concessione di credito da parte del paese. 

Sono nato e cresciuto a pochi chilometri da Arcore; per questo, sapendo chi fosse Berlusconi, e ricordando quali appoggi avesse avuto nella costruzione del suo impero, non ho mai avuto la tentazione di votare per lui. Non ho pero difficoltà ad ammettere che qualcuno, al momento della sua entrata in politica, possa aver avuto del tutto onestamente un’opinione diversa dalla mia; che lo abbia votato, avendo trovato convincente il copione dell’imprenditore fattosi da sé che, all’apice del successo, voleva solo servire il proprio paese. Faccio più fatica a concedere la buona fede a chi l’ha rivotato poi, dopo averlo visto governare, e riesco a farlo solo considerando le straordinarie campagne di disinformazione lanciate, in occasione di ogni elezione, dai media di sua proprietà (e non solo da quelli).

Non riesco invece a convincermi che fosse rimasto un solo italiano disposto a credere in lui dopo aver sentito la lista dei ministri che componevano il suo ultimo governo; che qualcuno possa aver pensato che la rivoluzione liberale tanto promessa, e che il risultato elettorale lo metteva in condizioni di compiere, si potesse realizzare con personale di quell’infima qualità. E’ ricordando quei nomi e la loro incompetenza, senza bisogno di tirare in ballo i valori della resistenza o il bunga bunga, che si dovrebbe far di tutto per impedire a Berlusconi di tornare al Governo a fare danni. (Li immaginate i ministri di domani, nell’improbabile ipotesi che vincesse le elezioni? Come quelli e peggio di quelli; senza neppure un Tremonti a fare ombra al Capo). E’ ricordando lo spettacolo penoso che ha offerto nei giorni precedenti le sue dimissioni, quando si era chiuso sottocoperta mentre infuriava la tempesta finanziaria, che si deve evitare che torni a mettere le mani sul timone del paese.

Facile ipotizzare che Berlusconi, con le sue televisioni e giornali, da qui alle elezioni attaccherà a spada tratta Monti; che contro di lui si scatenerà una campagna non diversa da quella che aveva fatto di Romano Prodi un mostro, affamatore di pensionati. A questo aggiungerà solo un pizzico (beh; dare a Monti del compagno sarebbe troppo anche per lui) del solito anticomunismo e concluderà il tutto, alla viglia delle elezioni, con l’immaginabile botto: “Vi leveremo l’Imu”.

Non credo pensi davvero di poter vincere, ma è certo di poter ancora condizionare il futuro del paese. Abbiamo invece l’occasione, semplicemente usando un poco la memoria, di mandarlo definitivamente in pensione; di levargli ogni voglia di fare un lavoro che ha già dimostrato, al mondo intero, di non essere assolutamente capace di fare.

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