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Berlusconi: suona la campana?

Oggi è martedì 30 luglio.

Ventisei giorni fa hanno festeggiato l'Indipendence Day americano e sedici giorni fa è stato l’anniversario della presa della Bastiglia. E oggi la Corte di Cassazione deciderà finalmente la sorte del più longevo capo di partito italiano del secondo Dopoguerra (Pannella a parte).

Il 30 di luglio sarà quindi una data da ricordare. Se fossimo cittadini di Vanuatu festeggeremmo il giorno dell’Indipendenza (da chi, non so). Se fossimo religiosi festeggeremmo San Pietro Crisologo, vescovo e santa Donatella, martire (il nome dei santi l’ho tirato giù da Wikipedia perché io non sapevo nemmeno che questi due esistessero).

Se poi fossimo praghesi ricorderemmo la Prima Defenestrazione, se fossimo sportivi la fondazione di Tuttosport; se fossimo americani ricorderemmo che in questo giorno la frase “In God We Trust” diventò il motto ufficiale degli USA per volontà di Eisenhower; se fossimo esseri umani curiosi delle sorti dell’umanità ci ricorderemmo dello sbarco sulla Luna dell’Apollo 15; e se fossimo dei nostalgici piangeremmo ricordando che l’ultimo Maggiolino uscì in questa data dalla fabbrica messicana della Volkswagen.

Il 30 di luglio quindi è un giorno denso di avvenimenti storici. Per l’Italia e gli italiani il 30 di luglio la Corte di Cassazione suonerà la campana. E il Paese saprà finalmente se il signor Silvio Berlusconi, nato a Milano il 29 settembre 1936 - ex iscritto alla Loggia P2, imprenditore chiacchierato, amicone di Putin, Gheddafi e del despota kazakho a cui sono state da poco regalate in gentile omaggio la moglie e la figlioletta di un oppositore, artefice delle più scandalose leggi “ad personam” dell’ultimo ventennio, e delle più debosciate barzellette; l’uomo che fece le corna nelle foto ufficiali, l’uomo che dette del kapò a un socialista tedesco al Parlamento Europeo, l’uomo che fece cucù alla Merkel mentre ne parlava come di una “culona inchiavabile”, l’uomo che definì “abbronzato” Barack Obama, l’uomo che fece scandalizzare la Regina Elisabetta con i suoi strilli da groopie in fregola, l’uomo della nipote di Mubarak e delle serenate di Apicella; quello che guardava il didietro a tutte le premier scandinave di passaggio, quello famoso nel mondo per il bunga bunga, l'uomo del "quante volte viene" in pubblico comizio e dell''orcoddio" in diretta TV, quello che, via via, è stato accusato di comprarsi i parlamentari, di taroccare i bilanci, di truffare sui diritti televisivi, di corrompere giudici, di far prostituire minorenni, eccetera eccetera eccetera - finalmente oggi il paese saprà se quest'uomo sarà o non potrà più essere un politico delle istituzioni repubblicane.

La corte d’appello ha già condannato Berlusconi per i diritti televisivi Mediaset, a 4 anni di carcere e all'interdizione dai pubblici uffici per 5 anni; e la corte di cassazione non entrerà nel merito dei fatti, non riesaminerà le prove, non riascolterà i testimoni perché non è questo che le compete.

Si limiterà a valutare se le sentenze sono state emesse a norma di legge e se i processi precedenti si sono svolti secondo le regole. Perchè questo è un grado di giudizio "di legittimità".

È quindi molto probabile che dopo il 30 di luglio il capo del PDL non potrà più essere un parlamentare, un ministro, tanto meno un Presidente della Repubblica. Potremmo finalmente smetterla di chiamarlo "onorevole" dal momento che in cuor nostro non lo abbiamo mai considerato meritevole di alcun onore?

Fine della storia e fine, si spera, di quella impresentabile e indecorosa smania di pseudolegalismo fantasioso (e complice) di cui il Partito Democratico si è reso colpevole per decenni a partire dalla mancata legge sul conflitto d’interessi, per arrivare alla mancata legge sulla regolamentazione del sistema televisivo. Troppo nauseabondi i tentennamenti del PD per aver voglia di ricordarli tutti.

Se la sentenza del 30 luglio aiuterà tutti noi a risolvere una volta per tutte l’anomalia italiana chiamata Silvio Berlusconi, sarà il momento di sollevare - senza eccessivo clamore, con un po’ di elegante nonchalance, con modestia e riservatezza - un calice di champagne per brindare alle futuri sorti del Paese. Che non saranno miracolate per questo, ma, forse, vedranno un nuovo corso.

E sarà dura, è meglio dirselo chiaro. Fino al rischio che le istituzioni democratiche possano scricchiolare pericolosamente. Per la protervia della destra, l'insipienza della sinistra, l'esaltata inettitudine dei fan di Beppe Grillo.

Se al contrario il 30 di luglio saremo ancora una volta delusi ce ne faremo una ragione; abbiamo ormai spalle belle larghe. Chi ha sopportato per tanti anni D'Alema, Veltroni e Rosy Bindi può reggere tutto.

Ma se invece andrà come speriamo, il 30 luglio potrebbe anche essere dedicato a San Silvio martire, se proprio la Santanché e la Gelmini dovessero insistere. Senza offesa per San Pietro Crisologo e santa Donatella, io non mi opporrò, lo giuro. Purché ce lo tolgano dai piedi una volta per tutte sono certo che gli italiani siano disposti anche a tenersi un’icona sul comodino.

A futura, imperitura memoria.

 

Foto:J:Wort/Flickr

 

 

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