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Berlusconi, se in Italia il volontariato è sinonimo di condanna

Dell'affidamento ai servizi sociali di Berlusconi sappiamo già tutto: il come, il dove, il quando, per cui evito di dilungarmi. Non entro nemmeno nel merito della diatriba politica e giudiziaria che ha preceduto/seguito la decisione; in proposito mi limito a sottoscrivere le parole di Liana Milella su Repubblica:

Pena morbida? Morbidissima. Prevedibile? Io l’ho sempre data per scontata. Perché? Per almeno tre buone ragioni. La prima: pure i giudici di sorveglianza sanno che con Berlusconi non c’è niente da fare, è irredimibile. Potrebbe pure passare la vita tra i vecchietti, ma la sua anima resterebbe la stessa. La seconda: essere clementi era l’unico modo per incastrarlo, adesso non potrà più dire che i giudici ce l’hanno con lui e se parla contro i giudici succede che i giudici “buoni” diventano “cattivi” e gli tolgono l’affidamento. La terza ragione: come si fa ad avere la mano pesante contro uno che un giorno va da Napolitano e il giorno dopo va da Renzi?

In rete si è già ironizzato in tutti i modi possibili. Ci si è domandati se sia stato Berlusconi ad essere condannato ai servizi sociali, o piuttosto i servizi sociali condannati a Berlusconi. Mi spiego: a prima vista l'italiano medio immagina già gli anziani della Fondazione "Sacra Famiglia" in sovraeccitazione all'idea di essere serviti e riveriti da uno degli uomini più ricchi e potenti d'Italia. Signor Silvio mi porta un bicchier d’acqua? Signor Silvio mi aggiusta il cuscino? Signor Silvio ma quando mi restituirà l’Imu? E il cancro, lo abbiamo già sconfitto? Se lo immagina a raccontar aneddoti riguardo al letto di Putin, all'abbronzatura di Obama, alle gare di burlesque celebrate in quel di Arcore, o magari a rincorrere qualche infermiera carina nell'invidia generale dei suoi coetanei non altrettanto arzilli.

Niente di tutto ciò. Si trasformerà tutto in una farsa, in un reality show ad uso e consumo di elettori e telespettatori. Non sappiamo come sia la vita all'interno della Fondazione "Sacra Famiglia" di Cesano Boscone, possiamo solo immaginare che chi ci vive e ci lavora affronta problemi non molto diversi da quelli di qualunque altra struttura impegnata nel sociale. Strutture che hanno bisogno di fondi e di persone di buona volontà, e non riflettori puntati per quattro ore a settimana, giornalisti e forze dell’ordine dentro e fuori il recinto, telecamere che ruberanno primi piani sugli ospiti del centro sottoposti alle solite, stupide domande. La presenza dell'ex Cavaliere nel centro sarà insomma più un onere che un onore.

Paradossalmente, l'unico a beneficiare della situazione sarà proprio Berlusconi, sempre pronto a comprendere gli umori del popolo e ad azionarne le leve emotive, che non mancherà di trasformare questo affido ai servizi sociali in una bella - e dal punto di vista del consenso, redditizia - occasione di popolarità.

Sarebbe bello se questa vicenda aiutasse ad aprire un capitolo sul mondo del volontariato, fatto di pochi soldi e tanti problemi, di strutture fatiscenti e sofferenza quotidiana, di ore impiegate con entusiasmo e spirito di sacrificio per alleviare l'esistenza a chi se la passa male. Volendo lanciare una provocazione, diremmo che questi i servizi sociali dovrebbero esser obbligatori per chiunque voglia impegnarsi in politica. Assistere anziani, disabili, ed entrare in contatto con situazioni disagiate aiuta a comprendere i bisogni della popolazione, affrancandosi almeno in parte dall'Olimpo della casta per atterrare nel mondo reale, quello dove la gente (soprav)vive con un solo stipendio, paga un mutuo, ha un anziano da assistere e uno o due figli da mandare a scuola.

Berlusconi non ha la sensibilità per cogliere la portata di tale significato. La sua storia personale lo dimostra. Andrà ai servizi sociali perché unica alternativa agli arresti domiciliari, perché gli consente di fare campagna elettorale attiva, perché semplicemente è il "male minore". E ci speculerà sopra, magari sperando di incassare i dividendi già in occasione delle Europee di maggio. Il fatto che l'ex Cavaliere consideri l'occuparsi degli altri come una condanna, mentre ciò dovrebbe essere un gesto d'amore verso il prossimo, dice molto sulla sua natura personale, sulla sua visione della vita, sul suo reale interesse a farsi carico dei bisogni di chi lo circonda. A pensar male, non dimentichiamo che Berlusconi è lo stesso personaggio che, nelle prime ore dello scandalo Ruby - mesi prima che insultasse la sua e la nostra intelligenza sostenendo di aver creduto davvero che lei fosse la nipote di Mubarak - diceva di aver aiutato la ragazza in nome del suo "buon cuore"

Non si può biasimarlo. Sembra quasi che fare volontariato sia una punizione gravissima. Almeno qui in Italia, dove sempre più spesso viene comminato come sanzione, ad esempio, per i ragazzini che si comportano male a scuola, non rispettano compagni di classe e/o insegnanti o sono protagonisti di episodi di bullismo. Per qualcuno è un'occasione per riflettere sulla vita, sulla propria condizione e sul proprio comportamento; per qualcun altro è una perdita di tempo, oltre ad una gran rottura di scatole.

Il leader di Forza Italia piace all'italiano medio perché ne incarna virtù (poche) e vizi (tanti): è figlio del consumismo, dell’ignoranza e dell’egoismo, preferisce avere che essere, e non vuole dar nulla a qualcuno da cui non può ricevere. Poiché non viene incoraggiato a dare importanza all’integrità, alla trasparenza, all’onestà dei cittadini, prima che leader politici, non è neppure interessato al rinnovamento morale del Paese. Un tale modello di italiano vede l'attività di volontariato come una costrizione, o comunque gli riesce difficile immaginarla come una scelta. Quale miglior assist per il signor Berlusconi, sempre pronto a vestire i panni della vittima nei momenti di difficoltà?

 

Foto: PPE/Flickr e Kevin Dooley/Flickr

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