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Berlusconi in ritirata brucia i pozzi come Saddam

L'ex premier Silvio Berlusconi annuncia (forse) di non ricandidarsi e comincia a disseminare di bombe il terreno politico.

Finalmente ha sciolto, si fa per dire, la riserva e proclama che per il bene del paese e per evitare che cada in mano alla sinistra, non si ricandiderà alle prossime elezioni. Questo in sostanza l'annuncio durante la trasmissione Mattino cinque, in diretta su Canale 5, nel corso di una intervista con Maurizio Belpietro. Naturalmente ha poi meglio articolato la sua decisione che trae spunto dalla necessità di ricostruire una proposta politica valida per un centro destra allo sbando e anche da un fatto anagrafico indiscutibile, alla sua età non insegue certo una poltrona. 

Quindi fine della storia? Ci possiamo credere? Secondo me, neanche per sogno. Quella di Silvio è la sua verità attuale che non è detto anzi è del tutto improbabile, che coincida con la prossima verità. Ma Silvio è tutto tranne che uno sprovveduto e se ha fatto una dichiarazione di questo genere, l'ha fatta in base ad un calcolo politico ben preciso che parte dal presupposto che il PDL, in forza degli scandali che lo stanno attanagliando e che ne hanno devastato l'immagine in vista delle prossime elezioni politiche, non avrebbe nessuna chance, non dico di vittoria, ma neanche di un piazzamento di conserva.

Tutte le proiezioni lo danno in caduta libera, forse dietro addirittura al M5S di Grillo. Se ciò fosse, visto che anche il tradizionale alleato Lega è nella medesima situazione, il centro destra si troverebbe confinato in un ghetto dal quale difficilmente potrebbe uscire. E allora? Allora proprio come Saddam Hussein che in ritirata dal Kuwait decise di bruciare i pozzi di petrolio, così Silvio cerca di creare i presupposti perché nessuna possa vincere o assumere la leadership politica del paese.

Lo ha fatto a sinistra battezzando Matteo Renzi come "omogeneo" alle sue posizioni e quindi avvelenando le primarie del PD, con ciò sperando nella vittoria di Bersani e quindi nel poter mantenere intatta una proposta "anticomunista" da spendere magari in prima persona quando ridirà che la sua discesa in campo sarà inevitabile per il bene della democrazia. Lo ha fatto a destra chiamando ad una riunificazione di tutte le anime moderate, sotto l'eventuale guida di Mario Monti o di un Montezemolo qualsiasi. Offerta lanciata anche a Casini e, come conseguenza logica, anche a Fini. L'obiettivo chiaro è quello di non lasciare il PDL fuori da un centro destra che potrebbe aggregarsi attorno a figure istituzionali come Mario Monti o a chi proviene dalla società civile come Montezzemolo. Mettendoci sopra il suo cappello, Silvio ottiene i seguenti risultati: brucia le candidature dei sopracitati, impedisce le velleità di Casini di assumere una leadership nel centro destra e rimette, nella eventualità di una coalizione, il PDL, o il nuovo soggetto in via di configurazione, al centro di un'area politica in via di disfacimento, impedendo la possibile diaspora della componente che si richiama all'ex Alleanza Nazionale. Insomma tre piccioni con una fava .

Una furbata che ha fatto dire a Maurizio Belpietro su Libero, nel suo editoriale di ieri, sparato come solito a titoli cubitali: "Silvio frega tutti". Per una volta sono d'accordo con Belpietro, ma direi che la frase è di tale ovvietà, talmente scontata, che non mi suscita alcuna emozione, sono anni che Silvio frega tutti gli italiani.

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