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Berlusconi e Fini: scontro finale

La fine di un sodalizio

Berlusconi e Fini: scontro finale

Il sodalizio Berlusconi/Fini, durato quindici anni è ormai alla fine e finalmente il PDL può tirare un sospiro di sollievo.
 
Il Presidente della Camera Fini, si sa, è sempre stato un personaggio imprevedibile, un personaggio che, nel corso della sua esistenza politica, ha voltato le spalle, più di una volta, ad un suo ideale, ad un suo credo o semplicemente ad un impegno preso con gli elettori.
 
La svolta di Fiuggi, in cui Gianfranco Fini ha rinnegato il fascismo, l’adesione al Movimento Sociale Italiano prima e la nascita di Alleanza Nazionale poi, con le sue dichiarazioni che mai sarebbe entrato nel nascituro Popolo delle Libertà ("Siamo alle comiche finali..."), i suoi continui dissensi e contrasti con i programmi del PDL e con lo stesso Berlusconi, che, invece, per assecondare le sue ambizioni politiche, ha consentito la sua elezione a Presidente della Camera, sono solo alcuni esempi della sua incoerenza politica.
 
La sua intolleranza per Berlusconi e per il berlusconismo è sempre stata evidente e più volte ha cercato di svincolarsi dalla linea politica del partito di cui è pur stato il coofondatore. Gli sta stretto il PDL come gli stava stretta AN, e ora si sente quasi più vicino a D’Alema o a Casini.
 
La sua minaccia di voler fare un gruppo parlamentare autonomo (si è parlato di un nuovo PDL Italia) col pretesto che altrimenti non sarebbe stato ascoltato dalla maggioranza, la quale, secondo lui, ascoltava solo Bossi e la Lega Nord, ed è miserevolmente rientrata. Si è visto infatti il risultato nella riunione della Direzione nazionale del PDL tenutasi nei giorni scorsi.
 
In tale riunione l’opinione pubblica si attendeva da Fini un discorso di alta levatura e si è trovato, invece, di fronte ad argomenti fragili nei contenuti, di poco conto e quasi confusi, che non hanno saputo reggere all’incalzare delle puntualizzazioni di Berlusconi che, senza mezzi termini, gli ha intimato che se voleva fare politica doveva dimettersi dalla carica "super partes" di Presidente della Camera. E’ stato un violento litigio in diretta TV, veramente chiarificatore e salutare per la democrazia. Sul documento finale della Direzione votato dai presenti risulta che su 171 voti solo 11 sono favorevoli a Fini. Si tratta naturalmente di una piccola minoranza dei fedelissimi ex AN.
 
Una netta vittoria quindi per Berlusconi, ancora una volta padrone della situazione.
 
Ma Fini, come lui stesso ha dichiarato, non lascierà comunque il PDL, né la Presidenza della Camera nonostante la richiesta di dimissioni. Convinto che Berlusconi dovrà, volente o nolente, accettare il dissenso all’interno del PDL, è significativa la minaccia da lui proferita al termine della riunione: "Faremo scintille in Parlamento...".
 
Ora vedremo se questa sparuta minoranza potrà condizionare l’operato del Governo o ritardare le riforme di cui il Paese ha bisogno. Non è da escludere comunque, anche se le forze politiche sembrano contrarie, che si vada incontro alle elezioni anticipate.
 
Intanto la voce del leader della Lega, Bossi, si è fatta sentire. Etichettando il Presidente della Camera "un vecchio gattopardo democristiano che lavora per la sinistra e che è chiaramente contro il Nord e il federalismo", invita il Presidente del Consiglio a mettere mano immediatamente alle riforme in programma. Pena l’uscita della Lega dalla coalizione di centro destra.
 
E anche questa minaccia è, per l’opinione pubblica, un’altra grande preoccupazione. 

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