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Basket americano in sciopero, Obama: "Società e giocatori trovino un accordo"

Il Presidente degli Usa, intervistato da Jay Leno, si scaglia contro il 'lockout' del campionato di basket: "Si dovrebbe pensare di più ai tifosi".

Mentre i mercati di tutto il mondo traballano e non si sa se l'Europa ce la farà a vedere la fatale "alba del giorno dopo", negli Stati Uniti, il clima è sempre più rovente. Non per i ragazzi di "Occupy Wall Street", però, né per la paura di un liberismo che negli ultimi mesi ha lasciato morti e feriti sulla strada che ha percorso.

La grande paura degli americani è per il 'lockout' del Nba, lo sciopero del campionato di basket. Alla base del conflitto tra società e giocatori c'è la stipula del nuovo accordo economico su stipendi e spese. Uno scontro tra ricchi sfondati su aumenti o diminuzioni di stipandio da qualche centinaio di migliaio di dollari, spiccioli per loro, una fortuna per chi li segue e, col passare delle settimane, si indigna sempre di più.

Una situazione tanto pesante e"sentita"da far intervenire addirittura Barack Obama. In un'intervista condotta da Jay Leno, il Presidente ha usato i toni accesi del tifoso sincero per chiedere la fine dello sciopero e il ritorno alla normalità, tra canestri, numeri di alta scuola e tutto quello che ha reso l'Nba uno degli spettacoli sportivi più famosi del pianeta Terra. "È ora che i giocatori e i proprietari delle squadre Nba pensino di più ai tifosi e si ricordino che è a loro che devono il proprio successo", ha detto.

Poi l'affondo da liberal navigato che non rinuncia a mollare ceffoni ai miliardari capricciosi: "Giocatori e proprietari - ha aggiunto Obama - hanno incassato in questi anni milioni di dollari e adesso dovrebbero essere capaci di spartirsi la torta di 9 miliardi di dollari. Gli uni e gli altri dovrebbero riflettere sul fatto che se sono riusciti ad accumulare soldi e successo lo devono all'amore di tantissimi fan per questo sport".

Il valore (anche elettorale) di un gioco tanto popolare, Obama lo conosce bene, forse memore del Milan di Berlusconi, autentico traino di popolarità e immagine ai tempi della discesa in campo (tanto per dire, nel 1994, mentre il Cavaliere si insediava, il rossoneri di Capello stavano sbriciolando il Barcellona ad Atene).

Le Presidenziali, ormai, sono alle porte, con i repubblicani che cominciano a credere sul serio nella rimonta e i democratici che sperano di riuscire a trasformare in voti sonanti i manifestanti che protestano un giorno sì e l'altro pure davanti a Wall Street. L'esito delle consultazioni dell'anno prossimo è incerto più che mai.

"In qualche modo - la conclusione del Presidente Usa - giocatori e proprietari dovrebbero allineare i propri pensieri. Se hanno raggiunto un simile successo, anche economico, è perché fuori c' è una massa di gente che ama il basket. Finora è andato tutto bene, ma spesso, dopo una serrata, poi serve molto tempo a risolvere i problemi e far tornare tutto alla normalità".

Così si è mosso anche l'uomo più potente del mondo, il 'lockout' dell'Nba si è fatto un nemico in più, che non è un tifoso qualsiasi.

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