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Bossi: la carta non si cambia

Il presidente della Repubblica è una figura di garanzia, la Carta non va cambiata”. Lo sostiene il numero uno del Carroccio che si inserisce nella schermaglia tra il capo del Governo e il Colle, facendo fischiare le orecchie a Berlusconi che “ha creato tensioni” ma affrettandosi a precisare che il Premier “non ha mai parlato di modifica della Costituzione”. Come al solito lo scaltro inventore della Padania si muove con abilità per non rischiare di mettere a rischio il suo obiettivo più urgente che è il federalismo fiscale.

Un Bossi così sembra irriconoscibile, un vero ministro della Repubblica, un baldo difensore della Costituzione. Niente a che vedere con la sua dichiarazione dell’indipendenza della Padania del settembre 1996 o l’incitamento alla lotta contro l’Italia colonizzatrice di un anno dopo. Né possiamo tralasciare il gestaccio del dito medio sull’inno dell’Italia e contro la Bandiera italiana al congresso della Liga Veneta dello scorso luglio. Ma queste sono bischerate, da non prendere troppo sul serio. “ A Bossi piacciono le battute, non bisogna dargli molto peso. Sono vent’anni che va avanti questa storia, ancora ci credete?” per raccontarla col sindaco della Capitale Gianni Alemanno.

 

Lo scontro di questi giorni tra le due massime cariche dello Stato e, più in generale, tra centro destra e centro sinistra, o tra pro e contro il decreto che doveva salvare la vita a Eluana Englaro, ha sicuramente allarmato il Senatur che teme che ciò possa portare al naufragio del dialogo con l’opposizione per quel che riguarda il federalismo fiscale. Dialogo che già in dicembre aveva rischiato di arenarsi per la minaccia di ostruzionismo dell’opposizione in seguito alla dichiarazione di Berlusconi di cambiare la Costituzione dopo aver definito impraticabile la discussione con coloro che lo ritengono un dittatore alla stregua di Hitler o Videla.

 

Anche allora Bossi aveva dimostrato le sue capacità di politico che non molla sull’obiettivo e aveva bacchettato Berlusconi invitandolo ad “abbassare i toni” per favorire il dialogo, perché il federalismo deve andare avanti. Ed ancora una volta il Premier ha sentito le ragioni di Bossi dichiarandosi disponibile a sedersi intorno a un tavolo con l’opposizione per rendere più facile la via delle riforme. Magari, come dice l’Umberto, “imparando a mandar giù, perché non vince che attacca di più, a volte il migliore attacco è la difesa”. Razza padana!

 

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