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Autori e attori di cinema e teatro in agitazione: "Il governo Berlusconi taglia i fondi per Cultura e Spettacolo".

 

Nello scorso week end si è conclusa con un po’ di amarezza la kermesse del Roma Fiction Fest. Sull’orange carpet all’Auditorium Conciliazione sono saliti numerosi attori e autori, alcuni (molti) però portavano addosso una maglietta che lanciava un messaggio al pubblico intriso di malcontento: nei prossimo mesi si vedranno meno film, meno spettacoli teatrali, meno concerti, meno artisti, meno idee, conseguenza dei massicci tagli alle risorse destinate alla cultura e allo spettacolo.

Queste parole hanno circolato per tutta la serata dell’evento, attraverso dei volantini distribuiti dalle stesse maestranze che lavorano per l’industria culturale in Italia.
 
Pubblichiamo il testo integrale dell’intervento dei rappresentanti degli autori di cinema e teatro, degli attori e delle attrici e dei lavoratori dello spettacolo.

"Durante i giorni del G8 in occasione del summit dell’Aquila il nostro Presidente del Consiglio ha raccontato hai suoi illustri ospiti di un Paese che ha a cuore la cultura e l’arte, ha mostrato chiese salvate e capolavori strappati alla polvere, ha narrato di una terra in cui la cultura è un valore etico e una ricchezza. Eppure in questi stessi giorni, proprio il governo del presidente Berlusconi ha deciso una riduzione violenta dei finanziamenti pubblici alla cutura e all’intero mondo dello spettacolo - composto da 200.000 lavoratori in larga parte precari, intermittenti, non tutelati in materia di diritti e garanzie sociali. In Europa non ci sono più frontiere, siamo un’unica grande comunità. Ma se gli altri paesi a noi vicini investono in media l’1,5 per cento del PIL (Prodotto Interno Lordo) per la cultura e lo spettacolo, l’Italia ha un record negativo con lo 0,1 per cento. Un esempio per tutti. Mentre il finanziamento complessivo dello Stato italiano Unico dello Spettacolo è di 394 milioni di euro, in Francia lo Stato investe 543 milioni di euro solo per il settore dell’audiovisivo, di cui circa la metà per il cinema.

Ad aggravare il quadro c’è il taglio alle produzioni di fiction, annunciato e già in parte messo in atto da parte di RAI e Mediaset, di circa il 30% rispetto all’anno scorso.

Dai prossimi mesi si vedranno meno film, meno spettacoli teatrali, meno concerti, meno serie televisive, meno artisti, meno idee - in un panorama di pretesi risparmi che finiranno per rendere il paese più povero di emozioni, di pensieri, di profondità, di energia creativa, di allegria.

Questo severo taglio di risorse, che mette a rischio tutte le realtà produttive, e soprattutto le più piccole che spesso rappresentano l’eccellenza artistica italiana, non rappresenta un semplice ridimensionamento, ma si configura come un pressocché totale annientamento della produzione artistica.

L’arte e la cultura italiana rappresentano non solo un nostro patrimonio ma qualcosa che appartiene alla comunità internazionale: meno cultura in Italia equivale a dire meno cultura nel mondo. Noi non consentiremo che questo accada, consapevoli che gli artisti degli altri paesi - a partire dalle grandi manifestazioni artistiche internazionali dell’estate e dell’autunno - non ci lasceranno soli in questa battaglia

Gi autori di cinema e teatro, degli attori e delle attrici e dei lavoratori dello spettacolo"

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