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Augusto Monterroso. L’amore, la Morte e le Mosche

Augusto Monterroso. L'amore, la Morte e le Mosche

Conoscere e leggere le opere di Augusto Monterroso in italiano è una fortuna di pochi. Ma chi avuto questo privilegio si è sentito ampiamente ricompensato degli sforzi fatti per procurarsi le edizioni in lingua patria dei suoi scritti. Eppure questo scrittore guatemalteco, deceduto nel 2003, non si può dire che non avesse avuto rapporti con la nostra letteratura.
 
Lo stesso Calvino, attento estimatore della letteratura sudamericana, dedicò proprio a lui uno dei suoi ultimi scritti. Di Monterroso amava la capacità di condurre la forma letteraria in epigrammi. La brevità e la sintesi, ci ha fatto notare Calvino, come antidoto alla congestione di testi del nostro tempo. A fare particolarmente apprezzare Monterroso fu certamente il granitico e sintetico testo del Dinosauro:
 
"Quando si svegliò, il dinosauro stava ancora lì".
 
Dinosauri, ma anche aquile, pecore e, non ultimo, mosche.
 
A loro, in effetti, Monterroso ha dedicato un intero libro, tra i più conosciuti, come Movimiento Perpetuo. Non siamo certamente i primi a notare la frequente presenza degli insetti in letteratura, ma, occorre dire, che con Monterroso, questa presenza finalmente si manifesta e diviene fondamentale:
 
"Hay tres temas: el amor, la muerte y las moscas. Desde que el hombre existe, ese sentimiento, ese temor, esas presencias lo han acompañado siempre. Traten otros los dos primeros. Yo me ocupo de las moscas, que son mejores que los hombres, pero no que las mujeres".
 
La mosca viene assunta ad uno dei massimi temi della letteratura, insieme all’amore ed alla morte. Un modo per questo autore per denunciare el idiotismo del mundo intelectual. Monterroso ci confessa, qui, di essere interessato principalmente al primo tema, un tema apparentemente futile e marginale. Ma non troppo.
 
Scorrendo la sua opera la sinteticità non sembra mai cedere alla brevità e le parole riprendono un significato che, nella prolissità di molti autori, appare cedere al compiacimento della descrizione fin troppo analitica. Monterroso sembra scolpire più che scrivere, ciononostante la sua scrittura è, e rimane, ciò che è stata definita “una brevità in costante espansione”.
 
Per Maria Teresa Marzilla, Monterroso riafferma, anche sul piano teorico, il dinamismo infinito del suo narrare, aperto a nuove e molteplici possibilità, che il lettore potrà inventare e scoprire. Ogni senso è qui volutamente provvisorio, ogni segno può essere smarrito e recuperato in un altro contesto.
 
Quel che succede agli animali, agli uomini e alle cose di queste favole non è molto importante: quel che è importante è la loro possibilità di giocare con i propri ruoli, di scambiarli, di capovolgerli o di rifiutarli.
 
Il gioco narrativo di Monterroso tiene legato il lettore che presto scopre che, in fondo allo scritto, trova quello che non immagina di trovare. Questo autore ci abitua presto a continui cambiamenti di fronte, fino a quasi annullare la materia dell’oggetto della scrittura.
 
"Ma non è solo la materia, è la parola stessa che corre in Monterroso il rischio di annullarsi (…).
 
(…) E a proposito di Borges, scrittore verso il quale nutre una grande ammirazione, egli scrive in Movimento perpetuo che uno degli influssi benefici che la letteratura dell’argentino può emanare è quello d’indurre a smettere di scrivere.
 
Ma è soprattutto Calvino a individuare queste sconfinate possibilità introdotte nella letteratura di Borges, a cui Monterroso fa riferimento.
 
Questa idea d’infinti universi (in Borges – nda) contemporanei in cui tutte le possibilità vengono realizzate in tutte le combinazioni possibili non è una digressione del racconto ma la condizione stessa perché il protagonista (…) si senta autorizzato a compiere la sua missione".
 
Si tratta in Borges di "un tempo plurimo e ramificato in cui ogni presente si biforca in due futuri, in modo da formare (…) una rete crescente e vertiginosa di tempi divergenti, convergenti e paralleli”.
 
Allora in questa letteratura mobile, fluida di Monterroso cosa c’è di più normale di una mosca. Non una ma tante, tante quante Monterroso ne avrebbe voluto censire in un’antologia, senza mai riuscirci.
 
"Hace años tuve la idea de reunir una antología universal de la mosca. La sigo teniendo. Sin embargo, pronto me di cuenta de que era una empresa prácticamente infinita. La mosca invade todas las literaturas y, claro, donde uno pone el ojo encuentra la mosca".
 
Egli riporta in primo piano la questione dell’insetto trasmigratore, giudice delle nostre esistenze e della nostra cultura occidentale. La mosca, in questo caso come in altri per citare Calvino, non è mai una digressione nel narrato.
 
"Cuando finalmente mueras es probable, y triste, que baste una mosca para llevar quién puede decir a dónde tu pobre alma distraída. Las moscas transportan, heredándose infinitamente la carga, las almas de nuestros muertos, de nuestros antepasados, que así continúan cerca de nosotros, acompañándonos, empeñados en protegernos. Nuestras pequeñas almas transmigan a través de ellas y ellas acumulan sabiduría y conocen todo lo que nosotros no nos atrevemos a conocer.
 
Quizá el último transmisor de nuestra torpe cultura occidental sea el cuerpo de esa mosca, que ha venido reproduciéndose sin enriquerecerse a lo largo de los siglos".
 
E la presenza, man mano, si fa sempre più evidente e quasi ossessiva fino a riproporre, nel gioco letterario, formule evangeliche:
 
"A nadie se le ha ocurrido preguntarse si la mosca fue antes o después. En el principio fue la mosca".
 
In questa fluidità l’unico momento di autentica riflessione, resta e resterà solo legato a questo piccolo insetto. Egli, a differenza del caotico ed incomprensibile mondo dell’amore e della morte, sembra l’unico dotato di intelligenza speculativa.

"Tú mira la mosca. Observa. Piensa".
 
Bibliografia minima
 
Augusto Monterroso, Movimiento Perpetuo, Joaquín Mortiz, México
 
Maria Teresa Marzilla, raccontando un’altra storia, in Augusto Monterroso, La pecora nera ed altre favole, Sellerio
 
Italo Calvino, Lezioni Americane, Mondadori
 
Juan Villoro, El sueño de las moscas, El Pais, 30 ottobre 2003
 
Gianfranco Brevetto, Mosche! Letteratura, Metamorfosi e Presentimento, Aracne.

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