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Articolo 18, il governo intende offrire ai mercati lo scalpo della Cgil

Si sta discutendo molto delle modifiche che il governo Monti intende apportare all’articolo 18 dello statuto dei lavoratori. Peraltro l’attenzione rivolta alle modifiche dell’articolo 18 tende ad oscurare gli altri contenuti della riforma del lavoro proposta dal governo. Ma il fatto che si discute soprattutto dell’articolo 18 è più che giustificato. A mio giudizio con le modifiche ipotizzate per quanto riguarda quell’articolo si intendono cambiare radicalmente i rapporti tra lavoratori ed imprese, a svantaggio dei primi ovviamente.

E delle numerose analisi sin qui effettuate mi sembra particolarmente lucida e condivisibile quella dell’ex ministro Vincenzo Visco, contenuta in un’intervista comparsa su Linkiesta. Cosa sostiene Visco a proposito delle modifiche che il governo Monti intende realizzare per l’articolo 18?

“Sull’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori il governo si è distinto per una rigidità immotivata, come se volesse offrire ai mercati lo scalpo della Cgil proprio nel momento in cui tutte le confederazioni erano concordi su un’ipotesi di cambiamento secondo il modello tedesco. Mi è apparsa eccessiva e sbagliata anche la presentazione decisionista e ultimativa del progetto da parte di Monti, desideroso di rivendicare all’estero un pacchetto di misure prive dall’appoggio di un grande sindacato. Sarà decisivo giudicare le modalità di applicazione delle nuove norme sui licenziamenti per ragioni economiche e per difficoltà oggettive dell’impresa. Ritengo plausibile che il maggior numero di aziende tenderanno ad allargare al massimo simili motivazioni per giustificare lo scioglimento del contratto di lavoro. È compito della politica operare attentamente per una chiara disciplina della flessibilità in uscita: solo in tal modo potremo evitare abusi e arbitri delle imprese nei confronti dei dipendenti ultracinquantenni”.

E secondo Visco cosa dovrebbe fare il Partito Democratico?

“…E accanto a una robusta iniziativa per rendere effettive le garanzie dell’articolo 18, il Pd ha il dovere di evitare che si creino buchi pericolosi e gravi lacerazioni nella nuova rete di protezione del lavoratore, affinché venga assicurata una promozione permanente e attiva del lavoro, anche attraverso percorsi di formazione e aggiornamento mirati e puntuali. Voglio tuttavia sottolineare che commetterebbe un errore chi pensasse che dalla riforma in discussione possa scaturire un’impennata degli investimenti produttivi in Italia. Lo sviluppo economico non dipende certo dalle nuove regole sulla flessibilità in uscita, che è già eccessiva nel nostro paese ed è una delle cause degli scarsi investimenti da parte delle stesse aziende”.

E io vorrei continuare, riprendendo l’ultima parte dell’intervista a Visco, rilevando che per accrescere sensibilmente l’occupazione in Italia, obiettivo questo su cui ci dovrebbe essere l’unanime consenso, nel breve periodo e non solo nel lungo periodo, periodo quest’ultimo nel quale come ricordava il buon (e ormai dimenticato?) Keynes “saremo tutti morti…”, le modifiche all’articolo 18 e l’intera riforma del lavoro ipotizzata dal governo Monti, non servono a niente.

Non si può fare a meno invece della realizzazione di interventi volti ad aumentare considerevolmente la domanda, non solo quella estera, le esportazioni, ma anche e soprattutto quella interna, per consumi ed investimenti. Questo è il problema principale da affrontare. Certo non lo può affrontare da solo il governo italiano. E’ necessario che tale problema sia coerentemente affrontato anche da altri paesi europei, i più importanti soprattutto, Germania e Francia in primo luogo, e dalle istituzioni dell’Unione europea. Non sarà facile che i paesi europei di maggior peso e l’Unione europea adottino interventi utili per affrontare quel problema. Infatti sarebbe necessario che tali soggetti modificassero notevolmente le politiche fin qui seguite. Ma il problema principale è quello. E non affrontarlo con decisione significherebbe accettare di convivere per anni con una pesante recessione e quindi anche con aumento della disoccupazione. Lo possiamo e lo dobbiamo fare? Secondo me no, senza alcun dubbio.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.134) 23 marzo 2012 22:41

    stiamo tornando indietro di almeno 100 anni, è soltanto un inganno che colpirà esclusivamente un ceto sociale già povero da anni e di certo non alzerà il pil..è un regredire iniziato nel 2008 quando una legge anticostituzionale non garantisce al lavoratore malato la retribuzione (28 euro di decurtazione per ogni giorno di malattia) oltre alle spese mediche e visite che paghiamo salatamente....è arrivato il momento di dire basta non se ne può più. Siamo al servizio del cittadino con passione e costantemente per poco più di mille euro al mese per dover dire ai nostri figli questo no quest’altro non si può....E’ vergognoso!!!!!

  • Di (---.---.---.111) 25 marzo 2012 11:53

    Nessuno dice che per aumentare il lavoro in Italia bisogna impedire agli imprenditori di spostare le proprie imprese all’estero, sarebbe da considerare esportazione di capitali oltre che di capitale lavoro. Certo anche questo Governo di sicuro non difende la massa, ma sicuramente i poteri forti, ascolta certo di più la confindustria che non le forze lavoro. 

    Ma i Sindacati perchè non si battono per questo, penso che molti di noi sarebbero disponibili a fare manifestazioni e a bloccare anche le attività per un futuro di lavoro, per se e per i propri figli. 
    Inoltre è inutile che ci arrabbiamo con i lavoratori stranieri che vengono qui a lavorare, dobbiamo arrabbiarci con i governi di turno che non tutelano gli italiani nel lavoro, se viene permesso che chi assume stranieri paghi meno contributi è ovvio che gli conviene di più, tanto più se viene permesso che vengano sfruttati come irregolari(v. concerto Pausini 16 in nero su 24!!!!). 
    Quante realtà di questo genere ci sono in giro per l’Italia, specialmente nel settore delle cooperative, quasi tutte paragonabili ad associazioni per delinquere, o nelle campagne?
    La Liga stessa fa campagne contro gli extra comunitari, ma è stata al Governo 20 anni, ha fatto qualche riforma per impedire questo? E’ capace solo di predicare bene e razzolare male, strizzando l’occhiolino di nascosto ai propri imprenditori, soprattutto agricoli. 
    Forse qualcuno si sta già accorgendo, se non sono proprio c...i, ma mi sembra che molti lo siano ancora, che se la massa non ha soldi da spendere, perchè disoccupati o con stipendi insufficienti, i loro prodotti possono pure produrli all’estero a basso costo, ma gli resteranno nei magazzini e dovranno chiudere anche loro le loro attività, Purtroppo ora stanno chiudendo le imprese serie, quelle che investono in Italia, e dispiace ricordare che tanti imprenditori si sono suicidati per impossibilità di tirare avanti, non dovuto certo agli stipendi dei lavoratori, i più bassi in Europa, ma dovuto alla stretta delle banche, che da sempre si comportano come avvoltoi appena le aziende vanno in crisi, figurati ora.
    Perchè il governo(di banchieri!!!!) non favorisce il sorgere di istituti bancari con finalità di questo genere, di aiuto alle imprese e alle famiglie in crisi, con interessi giusti, non da strozzinaggio.
    Una volta esisteva l’Ufficio di Collocamento, poi qualcuno ha pensato di sostituirlo con le agenzie interinali, ovviamente private, permettendo dei guadagni enormi ai soliti potenti, anche qui perchè il sindacato ed i partiti che dovrebbero difendere i lavoratori non si sono opposti? la risposta penso sia intuibile.
    Scusate se mi sono dilungata, ma dovevo togliermi più di un sassolino dalle scarpe, auguri a tutti, ai giovani e agli over 50 o quasi che rimangono senza lavoro, dobbiamo batterci in prima persona perchè cambino le cose, lasciando andare come stiamo facendo ora andrà sempre peggio.
  • Di pv21 (---.---.---.137) 25 marzo 2012 20:12

    Regressione >
    Produzione e fatturato industriale registrano un netto calo e le prospettive occupazionali restano negative.
    Cosa fare?

    La revisione dell’art.18, “voluta” da Monti, consentirà di espellere la forza lavoro a fronte di una qualsiasi ragione “economica”.
    Non importa se le motivazioni sono “ingiustificate” e, quindi, il licenziamento “illegittimo”.
    L’importante è che l’imprenditore possa sempre “aggiustare” anche la componente lavoro pagando solo un indennizzo.
    Non si dirà più che in Italia “è difficile licenziare” e così, afferma Fornero, il paese diventerà più “appetibile”.
    Con buona pace dei “diritti” sanciti dalla Costituzione (articoli 3 e 4).

    Perché fermarsi qui?
    Con lo stesso criterio si può invertire, per esempio, la forte caduta del mercato dell’auto.
    Basta cancellare l’arresto e la confisca del veicolo per chi guida non avendo la patente e lasciare solo il pagamento di una multa.
    Questo “invoglierebbe” quei tanti potenziali acquirenti oggi “esclusi” dal Codice stradale. Con buona pace del “diritto” ad una circolazione “sicura”.
    Enunciati “convincenti” e verità “apparenti” sono un classico copione da teatrino di Pantomima e Rimpiattino

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