Basta un po' di pioggia in più per scatenare l'inferno tra le mura domestiche. E' questa l'ultima ipotesi della polizia della Cornovoglia per spiegare la violenza sulle donne per mano di mariti e fidanzati
Troppe poche 143 ore di sole durante un’intera estate, anche nel paese dove la pioggia è la regola più che l’eccezione. Ed è scattata così l’emergenza violenza domestica causa maltempo.
Siamo in Cornovaglia, estremità occidentale del Regno Unito, luogo del leggendario re Artù, lontano per tradizioni e stili di vita dalla City di Londra. Ed è in questo lembo di terra, abitato da chi ama la natura e la vita all’aria aperta, che la violenza domestica ha trovato terreno fertile soprattutto negli ultimi mesi. Ma ciò che più sorprende è che, a causare questi episodi, sarebbe stato un fattore a dir poco strano e incontrollabile, ovvero il brutto tempo.
L’estate appena finita è stata considerata la più umida dal 1912. Trenta centimetri di pioggia da giugno ad agosto, condizioni che hanno costretto in tanti a rimanere chiusi in casa, soprattutto in zone come la Cornovoglia note per il clima mite e le gite in spiaggia. Motivo che, secondo l’ispettore della polizia locale, spiegherebbe l’incremento degli episodi di violenza dietro le mura domestiche. I numeri darebbero ragione al sergente Andy Turner, che ha riportato i 75 casi di abuso in sole 24 ore nella zona di Devon e Cornwall, con un salto da 90 episodi in agosto 2011 a 124 un anno dopo.
Il fenomeno è stato ricondotto alla “Cabin fever”, quella sorta di reazione claustrofobica che colpisce una persona costretta a rimanere in un luogo piccolo senza far niente. E così, presi da crisi compulsive di inettitudine tra le pareti domestiche, gli uomini scatenerebbero la propria violenza contro mogli e fidanzate pur di far qualcosa.
L’ipotesi non ha convinto, tant'è che in molti stentano a credere nel maltempo come unica o comunque principale causa dei maltrattamenti domestici. Tanto più se la polizia locale è la stessa che, durante gli ultimi campionati europei, ha fatto sua un’altra ipotesi per spiegare gli abusi in casa. Infatti, in occasione delle partite della nazionale inglese la scorsa estate, le autorità locali lanciarono misure pesanti contro chiunque – colto da euforia o delusione post-game – avrebbe commesso degli atti di violenza contro moglie o fidanzata. Un vero e proprio monito, nato dopo aver preso alla lettera una ricerca dell’Università of East London che aveva raccolto i dati sulla violenza domestica durante la World Cup in Sud Africa nel 2010. Il trenta per cento in più di episodi venivano registrati dopo le partite della nazionale inglese. Poco importava se gli uomini di Capello perdevano o vincevano, ogni partita diventava occasione per esprimere il proprio stato d’animo. Secondo le statistiche raccolte dal professor Allan Brimicombe, la vittoria contro la Slovenia ha fatto scattare il 27.7% di abusi, mentre la sconfitta contro la Germania per 4-1 ha visto un’impennata fino al 31.1%. Neanche il pareggio ha evitato simili episodi. E così, nel caso dell’1 a 1 contro gli Stati Uniti, si è registrato un aumento del 1.9%, mentre dopo lo 0-0 con l’Algeria uno 0.1%.
Dal maltempo al calcio alla cabin fever, aumentano i campi di studio per capire e spiegare le origini della violenza tra le mura domestiche. I dati rimangono comunque piuttosto sconfortanti e che sia una partita di pallone piuttosto che un po’ di pioggia a scatenare la rabbia di uomini, poco cambia. La violenza in casa è diventata un’emergenza anche in Gran Bretagna e pare giunta l'ora di avanzare ipotesi concrete per punire chi usa qualsiasi pretesto per far male alle donne.