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Archeomafie: ritrovato in Serbia il ragazzo col panciotto rosso di Cezanne

"Piangevisi entro l'arte per che, morta, Deidamìa
ancor si duol d'Achille, e del Palladio pena vi si porta".
(Dante, Inferno, canto XXVI)


 

Mercoledì scorso la polizia serba ha ritrovato il dipinto di Cezanne (nella foto) sottratto con violenza nel 2008 alla fondazione E.G. Buhrle Collection in Svizzera. 

Nel corso delle operazioni, che erano state preparate da mesi, gli agenti dello SBPOK (servizio per la lotta alla criminalità organizzata) hanno arrestato tre uomini a Belgrado e Cacak. Il successo è stato possibile grazie alla collaborazione con le polizie di mezza Europa.

Tre erano anche i rapinatori che la domenica del 10 febbraio 2008 fecero irruzione – armi in pugno e volto travisato – all’interno del museo di Zurigo, una mezzora prima della chiusura, sottraendo 4 dipinti di altrettanti autori: Gogh, Monet, Dogas e Cezanne appunto.

Il valore dei dipinti rapinati fu stimato in oltre 160 milioni di dollari.
I quadri “Ramo di castagno in fiore” di Van Gogh e “Campo di papaveri a Vétheuil” di Monet furono scoperti ad appena una settimana dalla rapina sul sedile posteriore di un’automobile parcheggiata davanti al un ospedale psichiatrico a qualche centinaio di metri dalla galleria teatro del crimine.
Dopo il ritrovamento di mercoledì scorso, l’ultima tela in ostaggio della criminalità rimane “Il conte Lepic con le sue figlie” di Dagas.

L’arresto dei tre uomini serbi che apparterrebbero alla criminalità organizzata, riaccende i riflettori sul fenomeno delle archeomafie, troppo spesso sottovalutato dalle varie istituzioni e praticamente sconosciuto all’opinione pubblica per la scarsa sensibilità su questi temi, generata anche da media disattenti.

Snoccioliamo qualche cifra su questo fenomeno criminale (organizzato) per farci un’idea sulla sua vastità (NB. Le statistiche sono quelle fornite dall’ARCA - Association for Research into Crimes against Art):

E’ stimato tra i 6 e gli 8 miliardi di dollari il giro d’affari annuo della criminalità per i reati contro i beni artistici e culturali. Questa cifra è calcolata al ribasso perché non si è tenuto conto di quello che in criminologia viene definito “numero oscuro” (i reati commessi ma non denunciati né rilevati ufficialmente).

Con una cifra così alta del volume d’affari, il conseguente traffico illegale di beni culturali si colloca al terzo posto degli ultimi 40 anni, dietro solo a quello degli stupefacenti e delle armi. Fonti UNESCO lo considerano addirittura al secondo posto, prima di quello delle armi.

Solo in Italia abbiamo 3.500 musei e 95.000 chiese, luoghi con importanti opere d’arte dove le misure di sicurezza, in molti casi, sono scarse o inesistenti.

Nel 2001 sono state recuperate 142.258 opere d’arte scomparse. 20.000 sono i furti d’arte denunciati ogni anno. 845.838 è il numero delle opere artistiche e oggetti di antichità che sono stati denunciati quali oggetto di furto negli ultimi 30 anni, e solo il 30% di essi è stato recuperato.

Gli economisti stimano che per la sua storia, la collocazione geografica ed altri parametri l’Italia sarebbe dovuta essere fra le prime nazioni al mondo a giovarsi della globalizzazione. Lo hanno capito le industrie che esportano all’estero i nostri prodotti d’eccellenza (nei settori agroalimentare, moda, design ecc.), e che in piena crisi economica fanno registrare utili e aumento di posti di lavoro. Lo hanno capito già da tempo le archeomafie che considerano il nostro paese una fonte di preziosi beni culturali da trafugare per i utilizzarli nei loro traffici illeciti. E noi cittadini, lo capiremo mai che puntare sui nostri beni culturali – in primis proteggendoli – potrebbe essere la mossa vincente per il rilancio dell'Italia?

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