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Applausi a Bagnasco, fischi a Babini e perplessità del vecchio Cavour

Chissà che avrebbe detto Cavour, 160 dopo l'approvazione delle leggi Siccardi, la sua prima grande battaglia per la laicità dello stato, se, lunedì sera, avesse potuto leggere le prime pagine delle edizioni elettroniche dei principali giornali italiani.

Per tutti, e in particolare per quello che dovrebbe rappresentare le opinioni della sinistra laica e riformista, le parole di due prelati erano tra le notizie più importanti della giornata.

Le dichiarazioni del Cardinal Bagnasco, presidente della Cei, che ha tuonato, si fa per dire, “c’è da purificare l’aria”, si sono addirittura meritate i titoloni; nel mondo, per i nostri quotidiani ed in particolare secondo la Repubblica, non era accaduto nulla di più importante.

Poco più sotto, sulla stessa prima pagina, un articolo era dedicato alle esternazioni omofobe di un ottantunenne prete in pensione, Monsignor Babini, già vescovo di Grosseto, che, secondo il suo stesso successore in quella diocesi , Monsignor Agostinelli, è “una persona anziana che parla per sé” oltre ad avere “qualche problema di salute”.

Da laico quale sono mi sono cadute le braccia e poco importa che mi trovi d’accordissimo, e ci mancherebbe, con quel che dice Bagnasco; penso che una simile attenzione nei suoi confronti (per non parlare di quella riservata al pensionato Babini) sia l’ennesima dimostrazione del profondo bigottismo della società italiana.

Un bigottismo che coinvolge anche ampi settori della sinistra; gli stessi che si mettono a strillare contro le ingerenze vaticane nella politica italiana quando le gerarchie cattoliche esprimono opinioni diverse dalle loro.

Dei laici che puzzano d’incenso lontano chilometri, questi miei connazionali; si dicono lontani dalla Chiesa, ma vorrebbero che la Chiesa dicesse sempre quel che piace loro.

Se lo fa, si esaltano, quasi che aver il Cardinale dalla propria parte fosse una garanzia della giustezza della propria causa; se succede il contrario, mi ricordo le polemiche sulla pillola del giorno dopo o quelle sul crocefisso nelle scuole, si lasciano andare alle più livide reazioni, quasi che a vescovi e cardinali non avessero il diritto, come qualunque altro italiano, di dire quel che meglio credono.

Io non sono cattolico e reputo che quel che vescovi e cardinali dicono dall'alto dei loro pulpiti non mi riguardi; che siano parole destinate al loro gregge, ma che non cambiano di una virgola, solo perchè pronunciate da delle autorità ecclesiastiche, la mia valutazione delle cose.

Mi aspetterei un atteggiamento simile da parte di chi fa del laicismo la propria bandiera.

Sogno.

L’influenza dei cattolici, mai stati così pochi, nella nostra vita pubblica non è mai stata così grande; qualunque dichiarazione vaticana viene riportata, commentata, chiosata. Pare che da quel che dicono i vescovi dipenda la tenuta dei governi; che senza la loro benedizione non si possa far politica.

Era già così quando c’era la Democrazia Cristiana? Sì, ma dentro la DC, appunto.

A dimostrazione dell’enorme errore che fu, per la Chiesa, il sostegno dato al partito confessionale, da quando la DC non c’è più, i suoi frammenti si sono dispersi in tutte le direzioni facendosi paladini delle istanze cattoliche dentro ogni partito.

Si diceva che la Chiesa nominasse presidenti del Consiglio e ministri.

Ora al suo consenso paiono legate le carriere politiche anche nei partiti dell’opposizione. 

Nessuno pensa che il prossimo candidato alla Presidenza del Consiglio delle sinistre possa essere inviso alle autorità vaticane; chiunque sia dovrà, anzi, ottenere la benedizione di vescovi e cardinali o, perlomeno, la loro benevola neutralità.

Applausi dunque al Cardinale che dice quel che ci piace e fischi al vecchio Monsignore che dice quel che non ci va. Tifiamo pure, ma, per certo, la laicità dello stato non farà nel prossimo futuro, chiunque sia al governo, il minimo passo avanti.

Per quanto malconcio possa essere il bilancio dello stato, i denari per pagare gli insegnati di religione, magari lasciando a casa quelli di matematica o d’inglese, si troveranno e nessuno si sognerà di far pagare alla Chiesa le tasse sugli immobili.

Il vecchio Cavour, che fece introdurre una tassa di manomorta dello 0.90% sui beni ecclesiastici, sono certo che non immaginasse niente del genere, quando parlava di libera Chiesa in libero Stato.

Ma lui era un cattolico, non un bigotto.

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