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Antonello Venditti in Sardegna: l’artista supera la musica

Antonello Venditti in Sardegna: l'artista supera la musica. Il cantautore romano ha entusiasmato i duemila di Alghero, nonostante afa e amplificazione insostenibili. Centocinquanta minuti di emozioni, ventiquattro brani in scaletta, stralciati fra i più belli, di un repertorio immenso, oltre quattromila mani che battono all'unisono con il sogno proibito di un caloroso abbraccio ad personam. Il riverbero delle strofe più note accompagna il carico emotivo che trabocca nei passi ebbri delle frotte allegre, venti minuti dopo la mezzanotte.

Alghero, domenica diciannove agosto.Tutti gli spettatori (tre generazioni riunite in percentuali amalgamate fra le poltroncine colorate e le tribune dell'impianto dedicato ad Ivan Graziani) hanno goduto appieno della serata con Antonello Venditti, presentatosi sull'imponente palco algherese a due piani con una buona mezz'ora di ritardo rispetto all'orario previsto. Problemi tecnici all'impianto voci, gravano di un handicap non desiderato il cantante romano. Che gestirà con mestiere e maestria più di una mina durante lo spettacolo. La serata è degna del titolo. Unica, il nome del suo ventiquattresimo ultimo album, datato novembre 2011, lo stesso titolo per il tour, partito lo scorso otto marzo al PalaLottomatica di Roma.

Un giorno non casuale, quello del suo sessantreesimo compleanno che coincide, anche con la festa dedicata alle donne. Sempre centrali nelle sue canzoni, nonostante l’età non piu’ verde: tornano di un’attualità sconcertante. “E’ come fossimo tornati indietro negli anni Settanta ed il futuro che ci immaginavamo, siamo ancora qui a volerlo. Solo il passato è una certezza e non è stato bello”. La precarietà e l’incertezza del futuro anche per i legami affettivi, trovano pianta stabile nei brani piu recenti inclusi nell’ultimo lavoro di Venditti: “Unica”, da il via al concerto, mentre “Oltre il confine” rappresenta l’incognita della vita nel terzo millennio. Protesa in un viaggio senza mete precostituite. “Si può morire all’improvviso, anche e soprattutto di lavoro” – E’ quasi uno sfogo la riflessione del cantante che in piu momenti approfondisce dialoghi e ragionamenti con il pubblico, solidale nei lunghi applausi.

Così l’omaggio all’amico perduto (Lucio Dalla), ripetuto in tutte le repliche dei suoi concerti, rimarca quel senso di disagio e provvisorio, che il tempo aumenta quotidianamente. Il lavoro come l’amore è l’atro portale forte che non può prescindere dalla nostra vita. Insieme alle vittime delle morti bianche, Venditti ricorda i tecnici di palco di Jovanotti e Laura Pausini, tragicamente mancati nel loro lavoro. Sul dramma del lavoro tornerà ancora nel finale, durante i bis, quando ricorderà la genesi del suo ultimo disco con il brano "Allora canta". Scritto in occasione delle manifestazioni attivate dai giovani ricercatori italiani dell'Università capitolina, saliti sui tetti d'amianto dei loro uffici per difendere stenuamente i mille euro di stipendio in via d'estinzione.

E' fluviale Antonello: così rimedia ad un paio di scivoloni vocali ("Ogni volta" e "Alta Marea" soffrono nei toni alti che perdono quota bruscamente), quando parla dell'Italia attuale. Che arranca e mostra il sorriso delle nuove generazioni dai colori diversi: Sandy e Giulia, le due giovani madri soliste sul palco sono omaggiate di una cittadinanza forte e voluta. La serata prevede una affettuosa e prolungata presentazione della straordinaria band, guidata dai senatori storici: Derek Wilson (batteria) e Sandro Centofanti (tastiere) su tutti, insieme con Amedeo Bianchi al sax. La formazione comprende il meglio di musicisti internazionali di lunga data: Toti Panzenelli e Maurizio Perfetto alle chitarre, Danilo Cherni al piano. Si sofferma a lungo per Antonio Giampaoli, "un grande cantautore di Primavalle", gobbista d'eccezione nel team. Che nonostante i grandi esperti piazzati a governare luci e decibel, costringe Venditti a svicolare in romanesco, quando solo al piano, rischia di rimanere inerme con la sola voce. "Sembra di ritornare ai tempi del Folk Studio.." (lo storico studio romano nato nel 1960 da una cantina di Tastevere ndr) chiosa Venditti, mentre sul maxi shermo si illumina d'incanto la gigantografia del suo panama, indivisibile accessorio, compagno nell'abbigliamento dei primi Ottanta al pari delle immancabili lenti a goccia.

"Le cose della vita" - "Ci vorrebe un amico" - "Notte prima degli esami": una trilogia melodica che scioglie anche i giovanissimi che non ricordano a memoria queste perle. La parte finale assiepa in piedi tutti i fan "partiti" che non si fermeranno più nel battito a tempo. "Benvenuti in Paradiso" e "In questo mondo di ladri" volgono all'epilogo. C'è il tempo per rientrare al presente con "Allora canta". Nulla di nuovo dal fronte della retorica, se non fosse che la novità è nel tempo che passa. Decenni di corse e rivoluzioni per ricordare e cantare insieme ancora: "Ricordati di me".

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