• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tribuna Libera > Anche questa è Venezia

Anche questa è Venezia

E’ incredibile come in Venezia il tempo sfugga alle ordinarie e relative regole della società, ma anche metereologiche. In una giornata di pieno agosto, ti rechi a Venezia in tenuta selvaggiamente estiva e ti accoglie l’acqua piovana autunnale, mentre in una giornata di settembre ti rechi in tale mistica città in tenuta post-estiva e ti accoglie un gran sole di piena estate.
 
Anche questa è Venezia.

Per non parlare del tempo in quanto tale. Minuti, ore, sembrano fermarsi come d’incanto ed imprigionate tra le vie lagunari e le fondamenta di questa misteriosa città.

Anche questa è Venezia.

Giungi alla stazione di Santa Lucia ed una folla impressionante ti trascina via innanzi al piazzale che costeggia il ponte del "bacio". Cerchi di fuggire da quel caos. Basta percorrere qualche traversa , giungi in una calle laterale , ti rifugi in un sottoportego ed ecco all’improvviso il silenzio.
Ti chiedi ma come è possibile ciò?
Andare oltre le vie convenzionali, andare oltre le vie tipiche e tipizzate dal consumismo commerciale veneziano e scopri la vera Venezia.

Ecco ponti in legno,che congiungono vie collegate , apparentemente senza alcun senso logico, dal desiderio di cercar un piccolo angolo di quiete circondato dalle finestre colorate veneziane, dall’odore tipico dei canali, e dal canto sublime degli uccellini.

Silenzio.

Sei nell’essenza del labirinto veneziano alla ricerca del filo d’arianna che condurrà il tuo animus vivendi nella profondità delle radici di madre natura.

Ecco l’albero con le sue foglie verdi dominanti i gradini in pietra d’Istria che scivolano lentamente in acqua, per favorire l’attracco delle barche dell’amore, sulla terra divenuta ferma e solida grazie alla foresta sottomarina che sorregge Venezia.

Anche questa è Venezia.

Vedi scorrere lentamente un ramoscello sulle acque ora verdi, ora trasparenti , della città lagunare che coccolato dalla brezza del vento che sfiora ed accarezza con dolcezza il sorriso della vita , si addormenta nel grande letto del cuore del "pesce" per essere raccolto dal messaggero viaggiatore.


Messaggero che condurrà sulla riva dei partigiani, nella quiete della borghesia veneziana,il credo passionale della vita rivoluzionaria, nel tempo della lotta mai giunto al termine.

Ecco sorgere dal nulla il monumento alla Partigiana veneta opera di Carlo Scarpa con statua di Augusto Murer, che con la sua fragilità elargisce l’emozione del senso rivoluzionario del desiderio di essere liberi.

E come d’incanto riscopri una delle tante storie affascinanti ma vive che hanno caratterizzato la storia presente di Venezia.

La beffa del Teatro Goldoni.

"La sera del 12 marzo 1945 vi fu un’operazione di guerra da parte di uomini provenienti dalle formazioni di montagna e di pianura e del Fronte della Gioventù, al Teatro Goldoni: alle 21,16 precise, mentre andava in scena una rappresentazione di Luigi Pirandello Vestire gli Ignudi, un gruppo di partigiani mascherati e con armi in pugno, entrarono in scena e uno di loro incitò:
«Veneziani, l’ultimo quarto d’ora per Hitler e i traditori fascisti sta per scoccare. Lottate con noi per la causa della Liberazione nazionale e per lo schiacciamento definitivo del nazifascismo. La Liberazione è vicina! Stringetevi intorno al Comitato di Liberazione Nazionale e alle bandiere degli eroici partigiani che combattono per la libertà d’Italia dal giogo nazifascista. Noi lottiamo per poter garantire, attraverso la democrazia progressiva e l’unità di tutti i partiti antifascisti, l’avvenire e la ricostruzione della nostra Patria. A morte il fascismo! Libertà ai popoli! Viva il Fronte della Gioventù!»

In seguito fecero distribuire dei volantini di propaganda antifascista. Questa operazione è conosciuta come la "Beffa del Teatro Goldoni" (fonte)

Anche questa è Venezia.

Vita, emozione, tempo smarrito nella sensazione di essere immortali, tempo catturato dall’emozione del bacio sospirato dalla musa amata, tempo imprigionato dalle catene del desiderio di non voler partire.

Eppure giunge il momento di dover partire.

Ecco il caos. Ecco il silenzio celato dal velo del mistero del senso della vita volar via per i canali veneziani, ecco le vetrine colorate che circondano la frenesia del tuo cammino, ecco il treno che lentamente ti condurrà verso la solita ordinarietà.
Ma non è più solita ordinarietà. Perché Venezia ha elargito il sogno di coltivar l’amore.

L’amor rivoluzionario.
 

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares