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Anche i magistrati sbagliano

L’affermazione che anche i magistrati sbagliano sembrerebbe essere scontata. In realtà io credo che non lo sia, soprattutto perché nei confronti dei magistrati è stato generalmente espresso in questi ultimi anni, da parte della grande maggioranza dei cittadini italiani, un giudizio fortemente positivo.

Tale giudizio è dipeso, giustamente, dall’importante ruolo svolto dalla magistratura italiana che, di fatto, è diventato un potere sostitutivo rispetto ad altri poteri nell’affrontare problemi che non sempre erano di sua competenza o che, comunque, non lo erano completamente.

Tutto ciò ebbe inizio con “Tangentopoli”: fu la magistratura con le sue inchieste a contribuire a determinare la fine di alcuni partiti, in primo luogo la Dc e la Psi, che soprattutto negli anni ’80 non governarono bene il nostro Paese, anche perché fecero grande uso di finanziamenti illeciti. La stessa magistratura, poi, assestò colpi molto duri alle mafie, praticamente da sola, in quanto il potere politico non svolse un’attività di contrasto nei confronti delle mafie molto intensa, tutt’altro.

Più recentemente, poiché il fenomeno della corruzione nelle pubbliche amministrazioni è risultato essere ancora molto diffuso, anche se non più rivolto a finanziare i partiti, quanto a favorire arricchimenti personali di singoli esponenti politici o di funzionari pubblici, oltre che di organizzazioni malavitose, è stata sempre solo la magistratura ad intervenire, in quanto le autorità di governo non hanno portato avanti un’efficace lotta alla corruzione.

La stessa sconfitta di Berlusconi è addebitabile più alla magistratura che alle attività dei partiti che si contrapponevano al leader politico di Arcore. E anche secondo me la magistratura, nel complesso, ha svolto un ruolo positivo e se è divenuta un potere sostitutivo rispetto ad altri poteri, ciò è stato determinato soprattutto dal fatto che questi ultimi non hanno agito come dovevano.

Ma il giudizio positivo non può impedire di formulare critiche, anche di un certo rilievo, nei confronti di singoli magistrati o di gruppi di magistrati.

Una premessa, a questo punto, mi sembra inevitabile: il cattivo funzionamento del sistema giudiziario italiano che si manifesta, soprattutto ma non solo, nella lunghezza dei processi sia civili che penali, dipende molto dalla carenza di risorse umane e finanziarie che lo caratterizza da tempo.

Però ci sono anche comportamenti dei magistrati che devono essere censurati e contrastati. Non tutti i magistrati sono efficienti e molti, nelle singole realtà territoriali, si attribuiscono un ruolo eccessivo, spesso frutto di un eccesso di protagonismo, che li porta talvolta ad effettuare indagini che, successivamente, si rivelano viziate da gravi errori.

E anche quando compiono errori marchiani, i singoli magistrati difficilmente ne subiscono conseguenze, pur se ciò dipende anche dalla legislazione vigente.

Una parte dei magistrati diffondono poi informazioni sulle indagini che dovrebbero rimanere riservate, soprattutto nella loro fase iniziale. I magistrati che operano in magistrature quali la Corte di Cassazione, la stessa Corte dei Conti, o presso tribunali amministrativi, assumono spesso incarichi di consulenza, prevalentemente all’interno della pubblica amministrazione, anche ai vertici dei ministeri, per i quali ricevono remunerazioni di importo senza dubbio eccessivo.

Il Consiglio Superiore della Magistratura, il Csm, legittimo organo di autogoverno, che è indispensabile per garantire l’autonomia e l’indipendenza della magistratura rispetto ad altri poteri, soprattutto quello esecutivo, non sempre assume provvedimenti adeguati nei confronti di magistrati la cui azione è stata più che censurabile.

Quindi non ci devono essere remore a criticare i magistrati, quando, ovviamente, se lo meritano e soprattutto si devono promuovere interventi, anche legislativi ma non solo, volti a ridurre i loro errori e i loro comportamenti sbagliati.

 

Foto: T. Rector/Flickr

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