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Altro che spread l’Italia ora ha paura

Il mancato sviluppo, la recessione e la conseguente deflazione, sia pur con il corollario dei bassi tassi di interesse, atterrisce gli italiani.

Ancora allarmi sul rischio deflazione.

Il presidente della Bce Mario Draghi ha avvertito sul pericolo della bassa inflazione, o peggio della deflazione, per la stabilità delle economie europee.

A lanciare l’allarme, alcuni giorni fa, è stato il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco. “Se si hanno variazioni dei prezzi così basse o negative, le conseguenze possono essere gravissime per le economie con un debito pubblico molto alto, come l’Italia“, sono state le parole chiare e nette del governatore di Bankitalia, in occasione delle celebrazioni per il centenario della nascita dell’economista Federico Caffè. 

I tassi di interesse e lo spread calano ma non è un bene, è solo un'illusione monetaria, una conseguenza della crisi economica. Stiamo vivendo un periodo di stagnazione, di bassa domanda di beni di consumo, carenza di investimenti privati e blocco di quelli pubblici. Tutto ciò anche a causa delle restrizioni UE. I tassi di interesse e lo spread calano, ma è solo un'illusione monetaria, sono solo i tassi nominali a calare, i tassi reali restano costanti o crescono addirittura.

E’ il tasso reale che misura il "costo" del finanziamento effettivo, in particolare per i finanziamenti a lungo termine come i mutui: in periodi di inflazione il "peso" delle rate, sebbene il tasso sia alto, tende a diminuire perché la moneta si svaluta.

Quando l'inflazione è vicina allo zero, o peggio si cade in deflazione, il vantaggio di un interesse contenuto svanisce, la moneta non si svaluta (con la deflazione si rivaluta perfino) i prezzi calano così come i redditi e, nella migliore delle ipotesi, il peso della rata rimane costante. Se prezzi e salari calano il peso della rata, anche se il tasso di interesse è basso, diventa addirittura più pesante in termini reali. L’ultimo dato dell’Istat sull’inflazione in Italia ha registrato un lieve aumento, con un +0,2% a novembre su base annua, mentre l’inflazione in Eurozona è ancora in calo: a +0,3% a novembre dal +0,4% di ottobre.

E le prospettive? Non sono rosee né sul piano strettamente economico, né sul piano sociale. Significative le conclusioni del recente 48° rapporto CENSIS sulla situazione del paese. Oltre il 60 per cento degli italiani ritiene che in queste condizioni a chiunque può capitare di finire in povertà. A prevalere ora, spiega il Centro Studi Investimenti Sociali, è l’incertezza e questo certamente non favorisce la propensione alla spesa né la ripresa economica.

La fotografia dell’Italia conta quasi 8 milioni di individui “non utilizzati”, 3 milioni di disoccupati, 1,8 milioni di inattivi e 3 milioni di persone che, pur non cercando attivamente un impiego, sarebbero disponibili a lavorare.

I giovani poi, che hanno enormi difficoltà a trovare lavoro, hanno una «fragilità patrimoniale e di reddito» che trasforma le spese impreviste, come affitto, condominio, bollette, in «una sorta di incubo», La maggioranza dei giovani che vivono al di fuori della famiglia di provenienza non è in grado di far fronte alle spese con le proprie forze, dipende comunque dagli aiuti che sistematicamente riceve dalla famiglia.

Come se non bastasse la sfiducia nel futuro trova conferme nelle notizie di cronaca, la recente inchiesta romana su Mafia Capitale, gli arresti di politici, il malaffare che coinvolge lo Stato, il drammatico coinvolgimento di istituzioni e organizzazioni nate per scopi sociali ma naufragate nel marasma della corruzione e nelle ruberie sulla pelle degli immigrati, non contribuiscono ad alimentare la fiducia.

Foto: Wikimedia.

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