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Alluvione ligure: una tragedia in diretta

Cosa può accadere, in un qualunque momento, in un qualunque posto? Tutto, magari senza che noi si abbia neanche il tempo per capire, per porvi rimedio: anche veder perdere la vita a nostri concittadini durante un’alluvione, una straordinaria, torrenziale pioggia, per la conseguente tracimazione degli argini di un corso d’acqua. Tutto può succedere, turbinare in un attimo.

E quando a ciò consegue l’evento luttuoso, fondamentalmente ingiusto, innaturale, si sente dolore, un senso di impotenza e di rabbia commisto ad un impellente bisogno di inveire contro qualcosa o contro qualcuno: perché un colpevole bisogna trovarlo, è umano, troppo umano.

C’è stato un tempo in cui i fenomeni climatici erano un segno celeste, di favore o di sfavore. Un tempo in cui il cielo diventava da amico nemico, oggetto di culto, fautore, decisore del nostro destino, anche delle nostre più intense sofferenze. Oggi abbiamo abbassato il tiro: l’assurdità di ciò che è accaduto a Genova, come anche nelle Cinque Terre pochi giorni prima, è ingiustificabile, atroce. Il dolore della cittadinanza è presente, si tocca con mano, e ne ha motivo, ne abbiamo motivo tutti di essere affranti. Ma il dolore non giustifica, meglio non merita l’accanimento, la rabbiosa increspatura che contamina un sentimento vero, dinanzi ad una tragedia irrimediabile. Ogni evento, valutato ex post, può essere oggetto di severe critiche, rimodulazioni; in linea teorica, ogni cosa per questo potrebbe essere anticipata e prevenuta, al punto che potrebbe non accadere mai, se derivante dalla volontà umana, o resa inoffensiva, se derivante dalle forze della natura. Lo strascico delle polemiche, già nate e che si svilupperanno come erba negli orti, diviene fatto identicamente ineludibile, prevedibile quanto inarrestabile, ai quali non sappiamo reagire, né arginare.

Potevano essere evitate queste morti? Forse: se avessimo messo in sicurezza ogni punto dei corsi d’acqua, se avessimo costruito edifici stabili e solidi, se avessimo rallentato al momento opportuno in quella maledetta, pericolosa, mortale curva. Forse. Ma dobbiamo fare i conti con molte, troppe variabili, non tutte risolvibili nell’immediatezza, pur con tutta la buona volontà possibile. Nessuno pertanto si ritenga nel giusto considerando questa breve considerazione come difesa di una parte a scapito di un’altra: pensare che l’eccezionalità del fenomeno climatico sia stato fortemente incisivo sull’esito è un dato sensato ed ragionevole. Irragionevole esprimere atteggiamento inquisitorio, sempre e comunque fallimentare. Il triste ricordo di ciò che è accaduto non va contaminato da derive polemiche: il loro esito, lo abbiamo già visto molte volte, è accendersi con facilità pur senza far la minima luce. L’unica forma di rispetto civico possibile é riservare spazio nel nostro cuore per coloro che sono deceduti in un modo così assurdo e tremendo, da renderci, se vogliamo, tutti consapevoli che sentirsi parte di una comunità vuol dire, anche, condivisione e solidarietà, costantemente, non solo nei momenti drammatici.

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