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Alla Fenice di Venezia "Les concerts de Nations"

E’ sempre un grande piacere ascoltare il suono della viola da gamba di Jordi Savall, spesso ospite del cartellone cameristico della Società Veneziana di Concerti. Questa volta, invece, lo si è potuto apprezzare, in un teatro la Fenice pressoché al completo, nel ruolo di direttore dell’orchestra ‘Le Concert Des Nations’, sorta nel 1989 per volontà sua e della moglie, la cantante Montserrat Figueras, scomparsa pochi anni or sono, ma sempre presente nell’animo del musicista.

L’orchestra, specializzatasi in un repertorio che va dal Barocco fino al Romanticismo (1600-1850), utilizzante come sempre strumenti d’epoca, originali o ricostruiti, ha eseguito con dedizione, affetto ed eleganza, i sei concerti ‘Brandeburghesi’, composti da Bach durante il periodo trascorso a Kothen, ducato della Sassonia, dal 1717 al 1723, così chiamati, perché dedicati al margravio Carlo Ludovico di Brandeburgo-Scwedt il 24 marzo 1721.

Concepiti sul modello italiano di Corelli e Vivaldi, i concerti denotano un’approfondita elaborazione tematica e contrappuntistica, assai più ricca e anticipatrice di quanto non fosse mai avvenuto nelle opere degli italiani e di Georg-Friedrich Handel. Secondo il modello del concerto grosso, sono caratterizzati dal gioco concertante di alcuni strumenti “concertino”, in contrapposizione con il blocco orchestrale. Bach li scrisse per i principali strumenti del suo tempo : il V^ e il IV^ per, rispettivamente, il flauto traverso e due flauti dolce, il II^ e il I^ per, rispettivamente, la tromba barocca e due corni da caccia, il III^ e il VI^ per archi e cembalo continuo. L’ordine di esecuzione scelto da Savall – 3,5,2, 4, 6, 1- proviene da quello del tempo, basato sulla successione delle intonazioni per concludersi con il concerto n°1 in Fa maggiore nel clamore degli ottoni inseriti in un organico di 17 strumenti, il più ampio dei 6.

Particolarmente toccante e in un arrangiamento mai ascoltato prima, il n°6 in Si bemolle maggiore, l’unico nel quale Savall ha anche suonato la viola da gamba, concluso da un Allegro in un vigoroso tempo di 12/8 e nel quale ha recitato la parte principale la viola, spesso in secondo piano nella scrittura per gli archi. Tra i musicisti impegnati nei diversi organici, a seconda del concerto, hanno favorevolmente impressionato il primo violino Manfredo Kraemer, il flauto traverso Marc Hantai e il cembalista Pierre Hantai.

Quest’ultimo, solista nel n°5, ha dato sfoggio di bravura tecnica, quasi virtuosa, in una cadenza solistica finale di ben 65 battute. Savall ha diretto, dando indicazioni con le mani e con il corpo, in maniera rilassata, non utilizzato alcun tipo di bacchetta. Peccato non averlo potuto apprezzare alla viola da gamba in parti solistiche, magari in una formazione più ridotta. Sarà per la prossima occasione, dato che il prestigioso artista catalano è ormai un affezionato ospite nelle stagioni della Società Veneziana di Concerti.

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