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Alì Hamad: asilo politico in Serbia in cambio di rivelazioni

Le accuse serbe all’Occidente sono gravissime: davvero Al- Qaida lavorava in Europa al fianco dell’Uck in Kossovo e dei musulmani in Bosnia? 

La notizia è tra le più inquietanti che si possano immaginare: davvero Al Qaida ha avuto una presenza fondamentale in Europa nei cupi anni novanta del secolo scorso, quando avrebbe combattuto al fianco dell’esercito bosniaco prima e dell’Uck albanese in Kosovo poi? Il sospetto è forte, come è forte il sospetto che nella penisola balcanica si siano poste le basi delle immani stragi dell’undici settembre negli Stati Uniti d’America oltretutto grazie alla complicità involontaria della stessa superpotenza americana, amministrazione Clinton, che per anni ha foraggiato con denaro ed armi gli stessi gruppi combattenti islamici in funzione anti- serba.

L’altroieri a Sarajevo il console serbo Dragisa Pantelic si è incontrata con Alì Hamad, terrorista islamico autoaccusatosi di innumerevoli stragi compiute in danno di cittadini croati o serbi durante la guerra in Bosnia. Alì Hamad ha affermato, dinanzi al diplomatico di Belgrado, di essere stato uno dei maggiori responsabili dell’organizzazione terroristica Al Qaida in Europa. Il suo compito era quello di addestrare i mudzahedin islamici che componevano il nerbo dell’esercito bosniaco combattente contro le milizie serbe e croate. Condannato a 12 anni di reclusione per un attentato terroristico compiuto nella città di Mostar, al termine della pena il governo di Sarajevo ha deciso di espellerlo nel suo stato d’origine, il Barheim.


Deciso a non tornare nello stato della penisola saudita, Alì Hamad ha chiesto asilo politico in Serbia, promettendo alle autorità giudiziarie di Belgrado clamorose dichiarazioni in ordine alle stragi perpetrate in danno di cittadini serbi sia in Bosnia, nella zona di Zavidovici, che in Kossovo. Dette stragi sarebbero state compiute, con la decisiva partecipazione dei terroristi islamici, nel silenzio dell’opinione pubblica occidentale ed americana. In Bosnia addirittura le brigate islamiche erano appoggiate dall’esercito regolare di Sarajevo, guidato dal generale Rasim Delic. Se fossero vere le indiscrezioni circa le rivelazioni fatte da Alì Hamad al console serbo Pantelic ben si comprende la fretta con cui Sarajevo e quindi la comunità degli stati occidentali, che in Bosnia mantiene una forte presenza politico - militare, cerca di mettere il silenziatore alla vicenda.

La Serbia, la cui opinione pubblica si considera non solo carnefice ma anche vittima del pregiudizio occidentale, invece è del tutto interessata a far emergere i collegamenti tra le armate ribelli della Bosnia e del Kossovo ed i terroristi filo- islamici al fine di dimostrare quanto sia fallace l’esemplificazione occidentale che identifica nella Serbia il Male e nella Bosnia e nel Kossovo gli agnelli sacrificali di Milosevic. La rabbia di Belgrado pare destinata ad aumentare ora che il nuovo Segretario di Stato dell’amministrazione Obama, cioè quell’Hillary Clinton che spinse il marito presidente degli Stati Uniti alla decisione di bombardare Belgrado in difesa del Kosovo, non fa mistero della sua diffidenza nei confronti della Serbia.

Le rivelazioni di Alì Hamad sono fondate o frutto della fantasia di un terrorista che teme di tornare in Barheim ove potrebbe andare alla forca? Dalla loro seria verifica dipende la verità circa un decennio di guerre fratricide nei Balcani che tanti problemi continuano a creare all’Europa di oggi.

 

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