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Albania Vs. Europa: "Presenteremo domanda di ammissione all’UE"

Nonostante il Commissario europeo all’allargamento avesse scongiurato il governo Albanese di non compiere mosse affrettate, il premier Berisha ha deciso unilateralmente.

Inattesa mossa del governo albanese che nei giorni scorsi ha deciso di sfidare apertamente l’Unione europea e presenterà, in occasione del prossimo vertice di Praga, la domanda ufficiale per ottenere immediatamente lo status di candidato a far parte del consesso degli attuali ventisette stati confederati d’Europa.

Tutto ciò avviene nonostante alcuni giorni fa il commissario Europeo all’allargamento, Oli Rehn, avesse scongiurato il governo di Tirana a non compiere passi affrettati e ad aspettare piuttosto la conclusione delle elezioni legislative, che nella nazione d’oltre-Adriatico si terranno il prossimo Giugno, e la formazione del nuovo governo.

A Tirana infatti il ministro per l’integrazione europea, la decisa signora Majlinda Bregu fidatissima di Berisha, ha confermato che tra pochi giorni il premier del suo paese sarà nella capitale boema per avanzare propio la candidatura albanese.



Due sono i motivi che hanno spinto Sali Berisha a compiere questa avventata mossa: il primo risiede nella convinzione che l’Albania abbia titoli e meriti maggiori rispetto a Bulgaria e, soprattutto, Romania nell’essere chiamata a far parte dell’Unione, mentre il secondo consiste in una questione di principio che vede il governo albanese, ma sarebbe meglio dire lo Stato tutto, impegnato ad essere integrato nell’Unione prima dei vicini (da sempre non molto amati) serbi, croati e macedoni.

In realtà Berisha intende a tutti i costi rimanere al potere a Tirana e dintorni e quindi mira ad ottenere, in vista dell prossime legislative, alcuni risultati storici da spendere in campagna elettorale. Il primo di essi è stato l’integrazione del paese nell’Alleanza atlantica, risultato centrato in occasione del recente vertice di Strasburgo, ma ciò all’ex medico del dittatore comunista Enver Hoxa, rapidamente convertitosi al liberismo non è bastato. “Con la Nato non si mangia” è infatti il ripetuto ritornello che la gente a Tirana come a Saranda o Scutari continua ad esprimere. Tradotto in parole povere vuol dire che gli abitanti di questo paese povero, in gran parte emigrati in Grecia ed Italia, desiderano potersi muovere a loro piacimento nell’Unione europea in cerca di lavoro senza aver bisogno di visti e permessi di soggiorno. Gli emigranti in Italia infatti soffrono molto l’essere considerati extra-comunitari mentre i sempre più numerosi romeni non lo sono da due anni e mezzo. “I romeni, ed in misura minore i bulgari, ci hanno rubato il lavoro sia in Grecia che in Italia” affermano gli emigranti che addossano alla debolezza del loro governo il fatto che l’Albania non sia mai stata presa finora in seria considerazione ai fini di una rapida integrazione europea.

Argomenti in gran parte risibili giacchè i motivi della prudenza nei confronti dell’Albania sono ben altri, ma tanto è bastato a Berisha per sfidare apertamente quella che lui definisce “l’ingiustificata quarantena dell’Unione verso l’Albania”. "L’Italia, il suo premier Berlusconi ed il suo Ministro degli Esteri Frattini ci hanno assicurato il loro appoggio” ha continuato come un fiume in piena il premier albanese mentre l’opposizione socialista, guidata da Edi Rama attuale sindaco di Tirana, mette in guardia gli albanesi dalla spregiudicatezza di Berisha affermando che la sfida di Praga si risolverà "in un clamoroso insuccesso", dato che il sostegno paventato dal Presidente di turno del’Unione Mirek Topolanek, premier ceko sfiduciato in patria e perciò poco considerato all’estero anche a causa dell’euroscetticismo espresso dalla sua Nazione, non conta nulla.

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