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Afghanistan: "Utilizza il denaro come un’arma". Sulle rivelazioni del Times

Al di là delle prime reazioni di pancia, della difesa integralista del nostro onore nazionale, dal gridare come una pulcella all’infamia e di rinviare al mittente l’informazione pubblicata con la qualifica oramai consueta di ’spazzatura’ e brandire alto con le parole la scure del processo per diffamazione contro il giornale britannico oggetto dello scandalo - processo che comunque fuori d’Italia non ci sarà - i nostri ministri della Difesa e degli Esteri farebbero meglio di spiegare agli italiani come stanno veramente le cose in Afghanistan e con quale tattiche si combatte il ’mantenimento della pace’ (peace keepping) sul terreno.

Se il nostro ministro della Difesa Ignazio La Russa, avvocato ex-aennino siciliano trasferito a Milano, smettesse di imitare Fiorello che lo imita e parafrasare il suo datore di lavoro Silvio Berlusconi. Se il nostro ministro degli Esteri Franco Frattini mettesse un freno all’ambizione che lo rode e la smettesse di fare da bavetta al suo padrino in politica Silvio Berlusconi. L’Italia smetterebbe di essere il fenomeno di fiera che sprofonda nel ridicolo ogni volta che i suoi dirigenti politici aprono bocca. E ci eviterebbero a noi italiani di essere assimilati a costoro: dilettanti provinciali arroganti.

"Truppe francesi uccise dopo che l’Italia a dissimulato le ’bustarelle’ date ai talebani" [1]

Il primo articolo del 15 ottobre del giornale britannico The Times imputa la morte il 18 agosto 2008 di 10 militari francesi e il ferimento di 21 altri, vittime in un agguato nella zona di Surobi a 65 chilometri a est di Kabul, alla non comunicazione da parte dei servizi segreti italiani di pagamenti avvenuti per ’comprare’ la pacificazione della zona. Di tali metodi, secondo l’articolo, l’Intelligence americana ne era venuto a conoscenza intercettando delle comu­nicazioni telefoniche che rivelavano che gli italiani compravano militanti e notabili della provincia di Herat a l’ovest del paese di competenza del comando italiano. A seguito a questa informazione l’ambasciatore statunitense indirizzò al governo di Silvio Berlusconi, all’inizio nel mese di giugno 2008, un un formale reclamo.

La capitale Kabul ed a est il distretto di Surobi sono sotto il commando congiunto della Francia, Italia e Turchia che periodicamente si assumono di controllare il territorio. Quando gli italiani presero il posto dei Turchi, subirono numerosi attacchi e il 13 febbraio 2008, nel corso di uno di questi rimase ucciso il sottotenente Francesco Pezzulo. Dopo questo evento le truppe italiane si cantonarono all’interno della loro base e un patto fu stabilito con gli aggressori: non vi attacchiamo, non ci attaccate. Inoltre gli italiani s’impegnarono a supplire le carenze dello stato centrale con "la costruzione di ponti, pozzi, scuole ed aiuti all’agricoltura" [2]. Nonché al pagamento, come affermato dal Times, in contanti a miliziani e notabili locali. Effettivamente dopo il 13 febbraio e fino al 18 agosto 2008 non ci furono incidenti.

Il 6 agosto i militari italiani lasciano il controllo del distretto di Surobi ai francesi. L’imboscata in cui morirono i 10 militari francesi e altri 21 furono feriti avvenne 12 giorni dopo nella Valle di Uzbin dove gli italiani non misero mai piede durante il loro soggiorno nella zona. I francesi riprendendo il commando avevano costatato il basso livello di tensioni e una popolazione apparentemente non ostile. Due plotoni, circa 60 uomini, leggermente armati, senza copertura aerea né di artiglieria e con comunicazioni radio insufficienti si ritrovarono sotto il fuoco di circa 170 ribelli. Il massacro dei due plotoni fu evitato grazie all’intervento di forze speziali americane presenti nelle vicinanze che furono in grado di chiamare in supporto aereo.

Durante il loro soggiorno in zona, i soldati del contingente italiano, evitando le operazioni militari, intrapresero una intensa cooperazione civile-militare iniziando numerosi lavori che per alcuni di loro rimasero incompiute quando ad agosto lasciarono la zona (lavori in corso vuol dire denari per i capi locali). Lasciarono anche la promessa che i francesi avrebbero continuato le ’opere’. Ma questo non avvenne. Non solo i francesi non finanziano le promesse lasciate dagli italiani, ma pattugliano lì dove dagli italiani si erano ben guardato di azzardarsi.

L’accordo stabilito tra Italiani e potentati locali, il non intervento nei affari locali, non pattugliamento del territorio e generoso finanziamento dei bisogni stabiliti dai capi tribali, non fu ripreso dai Francesi. Perché? Il Times sostiene che gli italiani non informarono i francesi dei accordi passati con i notabili locali e indusse questi a formarsi un apprezzamento sbagliato della situazione con il risultato che la popolazione locale pacifica con gli italiani si mutò in feroci militanti ribelli (presentati con il vocabolo generico di ’talebani’ quando a raccontare i fatti sono i media ufficiali, cosi che il lettore o telespettatore sappia subito chi sono i cattivi della storia e si evita di dare una spiegazione; spiegazione che neanche il giornalista che riporta i fatti saprebbe spiegare e chiarire).

"Use money as a weapon" [3]

Utilizza il denaro come un’arma. Questa frase è contenuta nel ufficialissimo manuale dell’esercito americano (US Army),"Tactics in counter insurgency" pubblicato nel marzo 2009 sotto la responsabilità del generale David Petraeus. Questa utilizazione dei soldi come arma viene dall’esperienza del ’surge’ in Irak, dove gli Americani sono pervenuti a rovesciare l’attitudine dei sunniti utilizzando questo argomento messo in pratica appunto dal generale David Petraeus.



La tattica di comprare la pacificazione del territorio non spetta solo agli Italiani ma, anche se tutti i governi implicati in Afghanistan negano, è cosa diffusissima tra tutte le forze dell’Isaf. L’articolo del Times ha scoperto la pentola su pratiche che gli stati e le opinioni possono considerare come non degne, in contrasto con l’immagine del virile combattente in uniforme per la pace e la democrazia.

L’europeo (la Nato) civilizzatore. Ma la realtà è molto più prosaica e meno eroica. Avviene in Afghanistan quello che avviene in Italia: la pace sociale, il consenso si compera (vedi partito del Sud e i milioni alla Sicilia, vedi il ponte sullo stretto, vedi lo scudo fiscale, ecc.).

Di queste ore le due seguente notizie: il governo canadese nega aver versato soldi per pacificare la provincia di Kandahar; le elezioni presidenziali afghane si avviano a un secondo turno dopo l’accertamento di frode avvenute da parte dell’attuale presidente Hamid Karzai comprando i voti e facendo il miracolo di moltiplicare i votanti.


[1] French troops were killed after Italy hushed up ‘bribes’ to Taleban, The Times, 15/10/09
Italians bribed the Taleban all over Afghanistan, say officials, The Times, 16/10/09
Taleban fighter tells of deal struck with Italian soldiers in Afghanistan, The Times, 16/10/09

[2]Palazzo Chigi querela il Times, «L’Italia non ha dato soldi ai talebani», Corriere della Sera,15/10/09
Accuse agli 007 italiani «Mazzette ai talebani per evitare gli attacchi», Corriere della Sera, 15/10/09
Il Times rincara la dose: gli italiani pagarono i talebani anche ad Herat, Corriere della Sera,16/10/09

[3] "Se servir de l’argent comme une arme", conseillent les américains, Jean-Dominique Merchet, journaliste à Libération, 16/10/09
Comment l’Italie contrôlait la vallée d’Uzbin en Afghanistan, L’Express, 15/10/09
 
Canada denies paying off the Taliban, Toronto Star, 16/10/09

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