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Affari e politica in Sicilia: Che amministrazione “straordinaria”

A Torretta, Comune sciolto per mafia, si risolvono pratiche nel giro di poche ore.
Peccato che siano a favore di indagati per concorso esterno. E che si firmino documenti nell’ultimo giorno di mandato.

Che in Sicilia un Comune sia sciolto per mafia e conseguentemente sia commissariato non è, purtroppo, un caso isolato. Che lo stesso Comune durante la propria gestione straordinaria (che evidentemente dovrebbe rappresentare una garanzia) risolva in fretta e furia un contenzioso di anni con un’impresa indagata proprio in relazione alla vicenda che ha condotto allo scioglimento del Comune stesso, è in ogni caso, anche in Sicilia, un caso abbastanza particolare.

Ma le carte, gli atti degli ultimi giorni di “reggenza” del commissario prefettizio Marcello Forestiere del Comune di Torretta in provincia di Palermo raccontano una storia che, a distanza di qualche mese, solleva più di un dubbio. Qualcosa, nel giugno 2008, è successo durante le ultime convulse ore di gestione straordinaria del Comune di Torretta, come left aveva già in parte raccontato (“La pista che non piace alla mafia”, numero 36/2008).

Per capire di cosa stiamo parlando bisogna tornare al 28 novembre 2005 - data in cui viene sciolto il Comune per infiltrazione mafiosa - e al ruolo avuto da Calogero Guercia, imprenditore, attivista politico di riferimento di Forza Italia (in particolare di Enrico La Loggia) e tuttora indagato per concorso esterno in associazione mafiosa, nella crisi che, appunto, portò allo scioglimento del consiglio comunale di Torretta.

Un’accusa, quella dei pm Domenico Gozzo e Lia Sava, collegata all’inchiesta su Vincenzo Brusca, ritenuto a capo del mandamento locale, che vedeva Brusca stesso “coordinarsi” con Guercia per impedire lo scioglimento del Comune. In particolare, a fondamento delle accuse, i pm hanno disegnato il ruolo sostenuto da Guercia (imprenditore dell’acqua che aveva vinto un appalto di centinaia di migliaia di euro per interventi sulla rete fognaria del paese) come fondamentale: un incontro fra Brusca e Guercia, intercettato ambientalmente dagli investigatori della procura, si sarebbe tenuto, infatti, negli uffici dell’immobiliare Raffaello, riconducibile al boss Francesco Bonura - capo del mandamento di Boccadifalco e anche lui presente alla riunione - a presunta dimostrazione del tentativo dei due di evitare lo scioglimento del Comune.

Cercando, addirittura, di coinvolgere persone estranee al sodalizio politico-affaristico. «C’è troppa pressione - esclamò durante l’incontro Guercia, come riportato da giornali dell’epoca - dobbiamo mettere una persona che stia dall’altra parte che faccia da “puparo” per il bene del paese». Che Guercia, allora responsabile locale di Forza Italia, si interessasse della crisi in atto è normale, che discutesse del caso e ricercasse, come da ipotesi dei pm, strategie con un uomo dei clan e alla presenza, di garanzia, di un altro boss, è quantomeno bizzarro.

Addirittura i due individuano una soluzione, ovvero quella di far entrare in giunta un carabiniere, il maresciallo Vittorio Aloisi, che aveva militato nelle file di An. Lo stesso Aloisi confermò di essere stato contattato da Guercia, ma anche di aver dichiarato allo stesso che in caso di nomina non avrebbe «guardato in faccia a nessuno». Puntualmente la soluzione decade e il consiglio comunale viene sciolto, Brusca arrestato nell’operazione “Gotha” e Guercia indagato per associazione esterna. Di conseguenza a Torretta arriva la commissione guidata dal commissario prefettizio Forestiere.



Guercia, e suo cognato Mario D’Acquisto (anche lui indagato per le stesse ipotesi di reato) sono i titolari di un’impresa che nel corso degli ultimi anni ha acquisito via via, appalto dopo appalto, il monopolio della gestione dell’acqua nell’area di Torretta curando anche la realizzazione di importanti opere pubbliche. Nonostante fosse sotto inchiesta e in strettissimi rapporti con la precedente amministrazione sciolta per mafia, Guercia ha continuato tranquillamente a lavorare con il Comune posto sotto commissariamento. E, a quanto risulterebbe, trattato con un certo riguardo.

Trattamento di cortesia rivolto anche in altre occasioni: infatti con l’atto di indirizzo per l’affidamento in concessione dei beni confiscati alla mafia, approvato il primo febbraio 2007, nell’allegato prospetto di tutti i beni confiscati ai clan, misteriosamente non ne appare uno dei più prestigiosi, un terreno di 17.000 metri quadrati con rustico annesso. Pur essendo stato ufficialmente sequestrato a un clan, sarebbe invece di proprietà di altri che non avevano avuto il tempo di perfezionare l’atto di acquisto. Si potrebbe anche raccontarla così: intanto non mettiamolo a disposizione di una concessione (ovvero non mettiamolo nell’elenco dei beni disponibili) e poi si vedrà.

È la vicenda dell’appalto del sistema fognario di Torretta, però, a suscitare più interrogativi nelle modalità amministrative della gestione straordinaria. Soprattutto per la velocità e le anomalie con cui sarebbe stato risolto il contenzioso fra l’amministrazione e l’impresa di Guercia, che si era visto assegnare i lavori dopo un ricorso e dopo che per tre anni e mezzo non erano mai stati aperti i cantieri.

Il padre di Calogero, Girolamo Guercia, capofila dell’associazione di imprese, ha presentato un conto salato al Comune, oltre 200.000 euro. La richiesta è rimasta nei cassetti dell’amministrazione a lungo, per poi riemergere il 20 maggio 2008 quando la commissione straordinaria, guidata da Marcello Forestiere, ha rapidamente attuato una variazione al bilancio, recuperando 84.000 euro da destinare a questa nuova voce. Tre giorni dopo Guercia invia una raccomandata di sollecito al Comune (ipotizzando anche un eventuale ricorso al Tar siciliano).

Il 3 e il 13 giugno, in due sedute distinte, il capo dei tecnici comunali giustifica la variazione, già avvenuta, come necessaria a far fronte al bisogno di risolvere il contenzioso con l’Ati guidata dal padre dell’indagato per concorso esterno in associazione mafiosa. Questa delibera dell’ufficio tecnico, però, fa riferimento a una transazione successiva, datata 16 giugno. Come dire, in un documento ufficiale viene fatto riferimento ad atti non ancora avvenuti, a decisioni “ufficialmente” non ancora prese. Come è possibile? Il capo dei tecnici del Comune aveva capacità divinatorie? Oppure siamo di fronte a uno spiacevolissimo caso di refuso in un documento amministrativo? La cosa più incredibile è che il tutto è, nero su bianco, agli atti, con tanto di numero di protocollo. Comunque la pratica va avanti.

Il 3 giugno la commissione si impegna a pagare 84.000 euro ai Guercia entro il 30 dello stesso mese. L’accordo, stipulato il 16, definisce inoltre che i restanti 112.000 euro vengano versati entro il luglio del 2010. Tutto in pochi giorni. Appena sottoscritto l’accordo con l’Ati, Forestiere e i suoi collaboratori lasciano il Comune. E si insedia la nuova amministrazione appena eletta.

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