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Ad Albenga un clandestino si sposa in Cattedrale ed aggira il Decreto Maroni sulla sicurezza

Il matrimonio incriminato è stato celebrato dal Parroco della Cattedrale Don Umberto Busso

I fatti si sono svolti ad Albenga, città che dalla scorsa primavera è amministrata dal centrodestra ed il cui Sindaco è la leghista Rosy Guarnieri, siciliana verace, immigrata da Villalba nel nisseno. Da più di un anno, come è ormai ben noto soprattutto negli ambienti frequentati dagli immigrati, con il Decreto sicurezza fortemente voluto dal Ministro leghista degli Interni Roberto Maroni, della cui amicizia tra l’altro la Guarnieri si fregia, è vietato ad un clandestino sposarsi in Italia e regolarizzare così la sua permanenza nel nostro paese.

Ora invece ad Albenga si è scoperto un escamotage cui il legislatore del 2008, ai tempi della conversione in legge del provvedimento fortemente desiderato dal ministro Maroni, non aveva pensato. A fare da battistrada una coppia mista: lei ingauna di lontane origini siciliane come la Guarnieri, lui marocchino e, per giunta, clandestino. Amine Makhlou, questo il suo nome, di professione è cuoco ma nel cassetto conserva pure una laurea in economia e commercio conseguita al suo paese. Tempo addietro, proprio nei giorni della calda estate del 2008 mentre a Roma il governo formato dal Pdl e dalla Lega Nord su impulso del Ministro degli Interni Maroni confezionava il pacchetto sicurezza che conteneva l’introduzione del reato di clandestinità, conosceva in ospedale ad Albenga, dove entrambi erano ricoverati, Milena Lo Manto, la siculo- ingauna che lo avrebbe impalmato sull’altare.

Dopo poco tempo infatti, colpiti entrambi dai sacri furori dell’amore, i due decidevano di sposarsi ma non come succede di solito di fronte all’Ufficiale di Stato Civile: Amine e Milena volevano convolare a giuste nozze proprio in Chiesa. Contattato, il Vescovo della città Monsignor Oliveri, una fama di buon uomo molto aperto alle problematiche dell’immigrazione, dopo un certo periodo di osservazione concedeva il benestare al matrimonio religioso. Veniva dal Vescovo medesimo incaricato il Parroco della Cattedrale cittadina, Don Umberto Busso, della celebrazione delle nozze secondo il rito canonico- concordatario. Concordato alla mano, cioè, il matrimonio avrebbe avuto pieno valore anche di fronte alla legge civile italiana e, quindi, l’extra comunitario clandestino avrebbe acquistato il diritto a risiedere legalmente nel nostro paese, nonostante il decreto Maroni preveda, in capo al clandestino, l’assoluto divieto a contrarre matrimonio valido ai fini civili in Italia. Il fatto è che, come già nel duemilaotto ebbe argutamente ad osservare il Cardinal Bertone, il Concordato è un Trattato internazionale intercorrente tra due Stati sovrani, Italia e Città del Vaticano, che non può essere modificato per mezzo di un Decreto- legge.

Mons. Oliveri, dunque, ha fatto applicare una norma di Diritto internazionale che ha trasformato un clandestino in un soggetto regolarmente residente nel nostro paese. Makhlou con il certificato di matrimonio concordatario ha infatti richiesto il Permesso di soggiorno e la residenza ad Albenga. La Guarnieri, che comunque ha sottolineato che “... quei due hanno approfittato del fatto che mi ero appena insediata, altrimenti avrei cercato di bloccare le nozze”, sta schiumando rabbia, gabbata, in quanto leghista, da quel Sant’uomo che è il Vescovo della città da lei amministrata. Il Comune ha segnalato la cosa al Ministero degli Interni e lo stesso probabilmente sta facendo al Questura di Savona ma l’impressione è che, senza la revisione del Concordato su quello specifico punto, la norma tanto trionfalmente sbandierata ai quattro venti dalla propaganda leghista potrebbe avere vita non facile. Ormai il precedente è stato creato. 

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