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Accusata di aver ucciso l’anziana che accudiva. Era innocente con una sola colpa: era romena

Incredibile e stupefacente vicenda quella che è stata rievocata l’altro giorno in un’aula della Corte d’Assise di Roma: una donna di quarantun anni è stata reclusa in carcere da innocente per due anni ed otto mesi, accusata di essere l’assassina dell’anziana di cui era badante, solamente in ragione della sua nazionalità, la tanto vituperata nazionalità romena.

Vasilica Adriana Jacob, romena di Botosani, poco prima del Natale del 2007 fu assunta da Paola Iori, che di anni ne aveva quaranta in più ed il cui stato di salute era assai precario, in qualità di badante nella sua casa di Albano Laziale. Un mese prima un nomade romeno, accampato alla bell’e meglio nel quartiere romano di Tor di Quinto, aveva aggredito e brutalmente ucciso nei pressi della stazione della metropolitana del rione la moglie di un ammiraglio della Marina Militare italiana che rincasava. Sindaco della capitale era Walter Veltroni che tosto fece approvare dal governo Prodi un duro decreto-legge di contrasto alla criminalità comunitaria.

In tutta Roma ed in tutt’Italia si scatenò un feroce clima romenofobico che portò gli immigrati da Bucarest ad essere tutti indistintamente classificati come dediti abitualmente alla prostituzione, allo stupro, alla rapina ed all’omicidio. Fu così che quando la sera del 7Gennaio del 2008 Paola Iori, vittima di un infarto fulminante, morì procurandosi nella caduta a terra varie fratture al capo, i Carabinieri di Albano Laziale pensarono che l’anziana donna fosse stata uccisa dalla badante rumena. In realtà furono il figlio della deceduta, la sua convivente ed i vicini della vecchia ad indirizzare i sospetti degli inquirenti sulla Jacob e sulla morte della Iori come conseguenza tragica di una violenta lite. Tutt’Albano in quei giorni successivi all’Epifania di due anni fa fu implacabile contro la romena colpevole solamente di essere della nazionalità più disprezzata dagli italiani. Il giorno successivo, cioè l’otto Gennaio, il fermo fu tramutato in arresto e Vasilica Adriana fu tradotta a Rebibbia.

In nessun investigatore, né tra i magistrati che si sono occupati del caso né tra i Carabinieri, ha mai aleggiato il dubbio che la Iori potesse essere deceduta per cause naturali. In primo grado, il processo fu celebrato dinnanzi alla Corte d’Assise di Frosinone competente per territorio: la Jacob si dichiarò innocente ma nessuno credette alla badante romena. Per tutti era una bugiarda simulatrice, appunto a causa della sua provenienza. Vasilica fu condannata a quattordici anni di reclusione tra le proteste del suo avvocato, Giacomo Tanfo del foro di Roma, che interpose immediato appello. Sempre per merito del suo legale la Corte d'Assise d'Appello di Roma nel processo di secondo grado ammise la ripetizione della perizia autoptica sui resti della salma riesumata di Paola Iori. La Perizia fu affidata al professor Giulio Sacchetti dell'Università di Roma Tor Vergata. I risultati sono stati sconcertanti: l'anziana donna di Albano Laziale era morta non a causa di un'aggressione ma per un semplice infarto. Cadendo dopo l'attacco cardiaco si procurò le ferite alla testa, mentre le lesioni che presentava all'altezza della gabbia toracica furono causate dalle manovre d'emergenza messe in atto dai soccorritori del 118 chiamati dalla badante.

Vasilica è stata dunque assolta con formula piena ed al momento della lettura della sentenza è scoppiata in un pianto a dirotto abbracciando il suo avvocato. Vasilica per quasi tre anni in Italia, dove era arrivata da appena quindici giorni prima da cittadina comunitaria piena di speranze, è stata rinchiusa in un penitenziario solamente perché era romena e quindi, secondo gli stereotipi molto cari al populismo nazionale, non poteva essere altro che una bieca e feroce assassina. Un dato su cui riflettere

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