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Accordo Fiat. I giudizi divergono

Per lo stabilimento di Mirafiori, “inizia una nuova fase della vita. E adesso faremo partire gli investimenti previsti nel minor tempo possibile”. Per Sergio Marchionne, amministratore delegato della Fiat, l'accordo firmato ieri sera dai sindacati (esclusa la Fiom) e dall'azienda, “è il miglior regalo di Natale che potessimo fare alle nostre persone. Ora - aggiunge - bisogna lavorare per realizzare il contratto collettivo specifico per la joint venture che consentirà il passaggio dei lavoratori alla nuova società Fiat-Chrysler”. La firma arriva dopo quasi sette ore di confronto all'Unione industriale di Torino, metà delle quali in “ristretta” (cioè con ogni sindacato rappresentato da due dirigenti) e riannoda il filo interrotto il 3 dicembre, quando la trattativa si ruppe. Nel rush finale sono state messe a punto le modifiche, dopo le osservazioni fatte dai sindacati, per quanto riguarda le pause, l'assenteismo, i turni di lavoro.

La Fiom, come aveva annunciato nei giorni scorsi, non ha sottoscritto l'intesa: il segretario nazionale Maurizio Landini parla di “accordo vergognoso. Per la prima volta - dice - si cancella di fatto l'esistenza del contratto nazionale e si ledono i diritti dei lavoratori, impedendo ad un'organizzazione, tra l'altro la più rappresentativa del comparto e non solo della Fiat, di avere uomini e rappresentanze”. Diametralmente opposto il giudizio di Roberto Di Maulo, segretario generale della Fismic - l’erede del sindacato “giallo”: per lui “l'accordo ha una portata storica perché dimostra la capacità di mantenere un'industria manifatturiera in grado di attrarre investimenti esteri”. In risposta alla Fiom, Di Maulo aggiunge: “Viene modernizzato il sistema di relazioni industriali, creando il presupposto del contratto specifico dell'auto, maggiormente vicino ai bisogni dei lavoratori”.

Il ministro del Welfare Maurizio Sacconi fa osservare il duplice valore dell'accordo, “da un lato - sottolinea - esprime la volontà di Fiat Chrysler di realizzare un importante investimento a Mirafiori e, dall'altro, la volontà dei sindacati riformisti di accompagnare quest'intesa con la piena utilizzazione degli impianti e una migliore remunerazione del lavoro attraverso un contratto più vantaggioso”. La Cisl considera l'accordo appena raggiunto per lo stabilimento Mirafiori della Fiat un'intesa “importante che garantisce un investimento fondamentale per Torino e l'Italia. Nessun diritto è stato toccato o tagliato - puntualizza il leader Cisl - ma ci sono anzi soldi in più in busta paga per i lavoratori e la riqualificazione del sito di Mirafiori. Sono certo - aggiunge - che i lavoratori apprezzeranno l'accordo e la posizione responsabile dei sindacati che l'hanno firmato”. Per Bruno Vitali, responsabile auto della Fim, i sindacati “hanno fatto il massimo. E Marchionne è stato “incastrato”: a questo punto deve fare gli investimenti annunciati”.

Chi si augurava una diversa soluzione è il segretario confederale della Cgil, Vincenzo Scudiere, che parla di “ennesimo accordo separato. Si consuma oggi - commenta - una vicenda che determina una maggiore preoccupazione da parte nostra perchè‚ avremmo preferito il prevalere del dialogo alla scelta pregiudiziale di escludere la Fiom dal futuro delle relazioni sindacali in Fiat”. “È un risultato importantissimo per tutta l'industria italiana”, commenta Gianfranco Carbonato, presidente dell'Unione industriale di Torino”. “Mi sembra un accordo positivo, una Pomigliano migliore”, chiude Sergio Chiamparino, sindaco di Torino.

I toni trionfalistici di Marchionne mi sembrano del tutto fuori luogo. Che vi sia in Italia l’esigenza di introdurre modifiche nel sistema di relazioni industriali è fuor di dubbio. Ma occorre intenderci su come si vuole modificare quelle relazioni e sul percorso da intraprendere per arrivare alla modifica. Marchionne ha voluto mostrare i muscoli. Peraltro si tratterà di verificare se l’accordo supererà il referendum dei lavoratori. Ha imposto alla Condinfustria l’uscita della newco Fiat-Chrysler dall’associazione degli industriali italiani. Ciò di fatto ha indebolito la Confindustria, diversamente da quello che ha sostenuto la Marcegaglia e ha rappresentato un precedente che potrà essere seguito da diversi altre imprese industriali creando un clima di accesa conflittualità tra datori di lavoro e operai, di cui veramente non si avverte il bisogno. E’ poi non corrisponde a verità l’osservazione secondo la quale i diritti dei lavoratori non sarebbero stati toccati. Forse non ha inciso positivamente l’atteggiamento troppo “ostile” nella trattativa di alcune componenti della Fio. Comunque va aggiunto che anche la Cgil ha criticato fortemente l’accordo che, alla fine, quest è la mia impressione, si ritorcerà contro la stessa Fiat e soprattutto contro la Confindustria e molte imprese industriali.

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