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A Palermo la rinascita passa per la riconquista degli spazi pubblici

A Palermo dei progetti di rigenerazione urbana e sociale stanno sottraendo gli spazi cittadini all'incuria e all'abbandono, in un grande tentativo di trasformazione culturale.

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Borgo Vecchio
Un’opera di street art a Borgo Vecchio.

In un quartiere in cui la strada è la vita, cosa c’è di meglio di riempire di disegni i muri delle case in un gesto non solo estetico, ma di riappropriazione sociale? È questa l’idea alla base del progetto Borgo Vecchio Factory, ideato da PUSH e Per Esempio Onlus, che coinvolge i ragazzini del quartiere di Borgo Vecchio in attività di street art portate avanti insieme a street artist di tutta Italia. Situato a poche centinaia di metri dal Politeama, il maestoso teatro del centro di Palermo, “il Borgo” conduce una vita a sé: isolato ed etnicamente omogeneo rispetto a quartieri che accolgono grandi comunità di migranti come Ballarò; interessato da una scarsa presenza associativa, contrariamente ad altri quartieri in cui gli interventi degli operatori sono più assidui, come lo Zen. A queste caratteristiche si aggiunge la disgregazione sociale, prodotta da un alto tasso di dispersione scolastica e dalle frequenti situazioni in cui alcuni componenti familiari sono in carcere.

A Borgo Vecchio l’abitudine siciliana a considerare l’uscio di casa, il marciapiede, la strada come un’estensione della propria abitazione si manifesta con forza. Camminando per la strada si ha l’impressione di invadere le case degli abitanti, che osservano i visitatori con un misto di diffidenza e curiosità. Si stanno gradualmente abituando a questo piccolo flusso di turisti che viene al Borgo per ammirare le opere sui muri, e si stabilisce così un tipo di contatto cauto, mirato, poco invasivo; le ricadute positive sono anche economiche, per i bar, le botteghe, le bancarelle di frutta che vendono prodotti ai visitatori.

La critica che alcuni muovono al progetto è che il significato politico e sociale che gli street artist attribuiscono alle opere – in sintesi, consentire alla comunità di riappropriarsi dello spazio urbano – non sia un messaggio condivisibile dalla popolazione del Borgo. Ma anche se questi critici avessero ragione, poco importa: la street art impegna i ragazzini di Borgo Vecchio in un’attività alternativa rispetto ad altri modi di vivere il quartiere, li mette in relazione con persone differenti da loro, è un'operazione di riconquista delle strade inedita, partecipata e creativa.

Questa è solo una delle belle storie di rinascita di spazi pubblici in cui ci si imbatte a Palermo. Si può continuare parlando di Moltivolti, lo spazio multiculturale nel cuore di Ballarò che lavora per l’integrazione dei migranti all'interno delle varie anime del quartiere. O di Mediterraneo Antirazzista, l’iniziativa che ha salvato un’area di piazza Magione, nel quartiere della Kalsa, da altri utilizzi e ora la usa come campetto di calcio e d’incontro tra ragazzi di etnie diverse. O del progetto Zisa creativa, con cui l’associazione CLAC sta creando un grande spazio di innovazione sociale e culturale per scambiare saperi e creare lavoro negli ex abbandonati Cantieri della Zisa.

Certo, queste esperienze non sono irreversibili e devono scontrarsi con l’esistenza di interessi di opposta natura, egoistici e talvolta criminali. Ma una contesa dello spazio pubblico è iniziata. Come ha scritto recentemente Giuseppe Rizzo, il secondo tempo nella vita dei siciliani è cominciato da un po’, ed è tempo di raccontarlo.

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